Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

Referendum: l’acqua raffredda le centrali.

Se è vera è davvero ben congeniata. Secondo AgoraVox alla base del recente dietrofront italiano sul nucleare, esisterebbe un accordo tra Parigi e Roma secondo il quale la mancata costruzione delle centrali nucleari promesse ad Areva sarebbe compensata dall’affidamento di una buona fetta di gestione dell’acqua pubblica alla sempre francese Veolia. Effettivamente l’annullamento del precedente agrement nucleare con Parigi, sembrava essere troppo semplice data l’estrema debolezza del governo italiano sullo scenario europea e nei confronti della Francia. Un colpo ben assestato che permeterebbe da una parte di disinnescare argomenti elettorali antigovernativi, di mettere le mani sul legittimo impedimento – attraverso il non raggiungimento del quorum referendario – e la fetta da spartire anche per i privati italiani sul mercato dell’acqua.

L’Italia sospende il nucleare

Pur dettata dalla paura, la retromarcia del Governo sul nucleare segnala che sta cambiando il senso comune sull’energia nucleare e sull’ambiente in generale. La paura di perdere le elezioni e di far passare i referendum, certamente, sul cui altare l’energia nucleare vale meno delle beghe del Presidente del Consiglio in funzione giudiziaria e comunque con un emendamento abbastanza confuso, tale da poter essere modificato quando finirà la buriana. Ma il cambio di sensibilità esiste  ed è stato più forte delle paure, delle promesse sul governo del fare che aveva affascinato schiere di nuclearisti convinti. (altro…)

Energia nucleare. Il problema senza la soluzione

L’atomo è amico delle mafie?

Gianni Lannes è un giornalista e fotografo italiano investigativo, freelance, direttore dal giugno del 2009 del giornale online Italiaterranostra.it. In questo filmato del 2010, pubblicato su Lettera 24, denuncia: «Il governo Berlusconi ha affidato lo smaltimento delle centrali nucleari italiane alla ‘ndrangheta».

Qui il video pubblicato su lettera 24

La Germania pensa all’uscita verde dal nucleare

(via Lettera 43) Uscire dal nucleare. La moratoria adottata dal governo tedesco congela la decisione fino a metà giugno, ma la Germania ci sta pensando seriamente. Sarebbe una svolta epocale, nel Paese più industrializzato d’Europa, che potrebbe avere conseguenze anche sull’intera politica energetica del Vecchio continente.
Lo Spiegel ha pubblicato il resoconto di uno studio del Fraunhofer-Institut per l’energia eolica e la tecnica dei sistemi energetici, che fornisce rapporti periodici al governo federale e al ministero per l’Ambiente. «Gli scenari analizzati dagli scienziati», ha spiegato il settimanale, «presuppongono già la rinuncia del governo alla legge sul prolungamento e fissano nel 2025 lo spegnimento dell’ultimo reattore nucleare in funzione».
VIA DALL’ATOMO NEL 2020. Michael Sterner, responsabile del gruppo di lavoro, è stato categorico: «Se tali scenari verranno solo leggeremente adattati alle nuove condizioni, una fuoriuscita dall’energia nucleare è tecnicamente possibile senza grandi problemi già dal 2020». E senza neppure inventarsi rivoluzioni: basterebbe proseguire l’ampliamento dell’accesso alle energie rinnovabili al ritmo seguito finora. (l’articolo su Lettera 43)

Prestigiacomo e il nucleare all’italiana

Il nuovo discorso sull’ambiente in realtà si incentra sulla sicurezza. Tra diverse scelte, l’ecologia si pone come meta finale quella più sostenibile, equa e sicura: scegliere l’ambiente significa scegliere, in momenti di incertezza, la soluzione meno dannosa. La domanda è semplice: a chi dareste in mano la possibilità di decidere sul vostro futuro? Quali parametri vorreste che fossero presi in considerazione nelle difficili scelte su energia, rifiuti, inquinamento, difesa del suolo, economia? Quali scelte scientifiche devono essere prese in considerazione e quali esperti hanno effettivamente diritto di parola nell’indirizzare le scelte della politica?

Un esempio ci viene fornito dal nostro Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo che, colta in un “fuori onda” con Paolo Boaniuti e Giulio Tremonti, ci chiarificava la sua politica ambientale da perseguire all’interno del Governo italiano:

E’ finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate. Bisogna uscirne ma in maniera soft. Ora non dobbiamo fare nulla. Si decide tra un mese

A Torino. Come in Francia

Oggi, più che mai, sentiamo l’urgenza di non poter stare a guardare. Urgenza, non catastrofismo perchè le idee per superare i pericoli verificatisi in Giappone esistono. Urgenza di non poter seguire le stesse strade che ci hanno portato a questo modello di produzione che non possiamo riproporre ai nostri figli. Urgenza di superare la coltre di falsi impegni che vediamo tutti i giorni stampati su giornali e cartelloni elettorali. Noi vogliamo far succedere quello che è già successo in Francia dove la novità di Europe Ecologie ha pareggiato i conti con il Partito Socialista Francese (16% dei consensi), ha superato l’idea novecentesca di politica e sta costruendo una nuova speranza politica in Europa. Ecco: noi vogliamo fare come in Francia. (altro…)

Nucleare. Intanto in Germania si mobilitano

Il caso ha voluto che la manifestazione già precedentemente organizzata contro il nucleare, ricadesse nelle ore del triste terremoto/tsunami che ha colpito il Giappone. Intanto il Cancelliere Merkel ha disposto il controllo delle centrali nucleari tedesche di cui è stata allungata la possibilità di esercizio dal 2020 al 2050.

Bollette, rinnovabili, inceneritori e nucleare

Sentivo stamattina per radio un commento che rivelava come nella nostra bolletta esisterebbe una certa percentuale destinata allo sviluppo delle energie rinnovabili che graverebbe le tasche degli italiani. In realtà la notizia era presentata come una cifra multimilionaria che in questi anni sarebbe stata appunto drenata dalle bollette. Un successivo commento precisava che la percentuale destinata a questo sviluppo era intorno al 10% della quota totale ed era il famoso CIP6. (altro…)

Nucleare: come ti spiego il video