feb 132013
 

Un utile strumento per confrontare i dati in questi ultimi giorni prima delle elezioni: è online la Banca Dati Elettorale del CISE ( Centro Italiano Studi elettorali) che rende accessibili i dati delle elezioni di questi ultimi anni. Attraverso questo nuovo strumento –  ancora in versione sperimentale – è possibile un rapido raffronto e l’esame dei dati provenienti dal Ministero dell’Interno. Le elezioni coperte sono le seguenti:

  • Politiche: 2008, 2006, 2001, 1996 (livello di dettaglio comunale);
  • Europee: 2009, 2004, 1999 (livello di dettaglio provinciale);
  • Regionali: 2010, 2005, 2000, 1995 (solo le regioni a statuto ordinario; livello di dettaglio comunale, salvo alcuni casi a livello solo provinciale);
  • Comunali: dal 1989 al 2007 (solo per i comuni superiori ai 15.000 abitanti).

Sono possibili raffronti in serie temporali, geografiche e di coalizione, potendo comprendere anche scostamenti tra elezioni locali amministrative e generali in una stessa area geografica ristretta. Uno strumento ancora in versione, diciamo così, beta, ma sicuramente una base di dati affidabile e da cui partire per analisi ponderate prima e dopo i prossimi appuntamenti elettorali.

ott 302012
 

Il neo Presidente della Regione Sicilia tocca un punto vero e nodale della gestione della cosa pubblica. Al di là dell’impegno, ormai di prammatica, sulla diminuzione degli stipendi dei consiglieri, delle prebende dei rimborsi elettorali e via discorrendo, Rosario Crocetta tocca sul vivo uno dei problemi dell’amministrazione statale quando annuncia il taglio di molti Direttori Generali regionali e comunque dei loro emolumenti, spesso molto più alti di quelli degli stessi politici. Questo è uno dei veri problemi non solo dell’amministrazione pubblica, ma spesso anche delle stesse imprese che chiedono in continuazione aiuti allo Stato. Iniziare a guardare cosa succede nelle articolazioni della pubblica amministrazione a tutti i livelli e in tuti i settori, capire quanto lo Stato paga Dirigenti che non dirigono nulla – così come medici che non curano, magistrati che non giudicano, revisori dei conti che non revisionano nulla e via discorrendo – e cercare di porre rimedio a questo spreco è un punto centrale. Le imprese che non funzionano, gli uffici amministrativi che non producono sono uno dei veri mali del nostro Paese. Ma toccare questo cuore malato è difficile e pericoloso. Toccare il polso ai politici è fondamentale, ma non risolve il problema del bilancio. Guardare cosa succede nelle amministrazioni e nelle imprese che non funzionano, penso invece che farebbe fare un salto in avanti decisivo alle nostre comunità. Sì, è da seguire da vicino questo nuovo Presidente siciliano…

lug 262012
 

Se è pur vero che alcune delle facce politiche che appaiono in Tv possono essere tranquillamente accusate di aver portato alla deriva il nostro Paese, non mi sembra corretto invocare la discesa in campo di molti degli attuali “capitani d’industria” che possono essere, altrettanto tranquillamente, di aver portato alla bancarotta l’Italia, avendo perseguito le peggiori “politiche” industriali d’Europa. Se una manifattura o servizio non è in grado d’innovare (che non significa fare le cose velocemente, ma fare altre cose), di essere a posto con i bilanci, di vivere in maniera parassitaria sulla groppa dello Stato, di non essere in grado di competere nel mercato globale, non penso che tutta la colpa sia dei politici. Esistono anche Manager e capi d’impresa che semplicemente non sanno fare bene il proprio lavoro e che andrebbero censurati alla stessa maniera dei politici di cui sopra. E che quindi fioriscano nell’agone politico molti di questi “industriali” proponendosi come salvatori della Patria, mi lascia un “pochetto” interdetto. Ohibò!

dic 182010
 

Le avvisaglie c’erano e le dichiarazioni dei maggiorenti leghisti sul voto quale “igiene del mondo” non devono stupire. Di fronte ad un consenso sostanzialmente bloccato – e forse in contrazione nei sondaggi – la Lega, che non è boccalona, preme per il voto. Lo stesso “federalismo” è zoppo e lento, la moralità dell’alleato lascia più di un dubbio nei padani doc – non tanto nelle gerarchie – ed allora perchè non frenare la caduta d’immagine, iniziare a declamare il tradimento di Roma e incassare alle prossime elezioni l’indebolimento dell’alleato per trattare il prossimo assetto, in caso di vittoria, da una posizione di maggior forza e dopo essersi scrollati di dosso il terzo socio? E giustamente per capire questa posizione dell’intellighenzia leghista bisogna tenere fermo un concetto che ricorre in molte esternazioni: passa il tempo e non succede nulla. Il tempo è la vera chiave per decrittare i motivi dell’agitazione leghista; e inizia effettivamente a scarseggiare nell’universo degli elettori in verde.

nov 162010
 

Pensate alle prossime elezioni. Di qualunque genere: comunali,nazionali, interplanetarie. Cos’è che alla fin fine fa la differenza nei partecipanti? Forse qualcosa legata alla visione d’insieme. Un comune o uno stato semplificando molto, rappresentano una serie di relazioni tra parti. Intanto sarebbe necessario che chi è chiamato a governare ne abbia una visione corretta, sappia cioè come è effettivamente fatto. Bene. Sapendo come è fatto, quali forze si muovono all’interno e con quali relazioni, si potrebbero comprendere quali siano, al momento, le modalità di cambiamento e del perchè cambiano. Capendo ciò, si potranno prendere le decisioni più opportune per orientarne lo stesso cambiamento nella direzione che, ognuno dei partecipanti, auspica. Cioè bisogna sapere su quali punti critici “fare leva”. Esisteranno leve più o meno giuste il cui movimento potrà portare a miglioramenti in maniera veloce e applicando forze minori, ed altre leve a cui potremo applicare tutte le nostre forze senza ottenere un risultato. Ma prima bisogna sempre capire tutto il sistema di relazioni e farsi un’idea delle leve a disposizione e dei traguarsi che si vogliono raggiungere. Non mi sembra ad oggi che tutta la discussione sulla scelta del prossimo candidato a sindaco abbia minimamente sfiorato questo tipo di impostazione, o meglio abbia parlato di una qualche impostazione.  Il manovratore della leva è sicuramente importante, ma forse capire le leve, i punti critici, le forze a disposizione non è questione di un singolo uomo, ma di diverse persone che riconoscono ad un candidato queste capacità di visione.

set 132010
 

Perchè l’apparente retromarcia del Presidente del Consiglio sulle elezioni? Le ragioni possono essere certamente diverse e possono andare dal ruolino delle udienze dei tribunali – Berlusconi deve almeno svalicare dicembre ricoperto dall’immunità -, alla paura dei parlamentari di non poter maturare uno straccio di buonuscita. Ma volendo essere meno malpensanti, un argomento veramente efficace sarebbe il fortissimo rischio di non raggiungere da parte della coalizione di Centro destra la maggioranza. Pur forte alla Camera con la quasi sicurezza di guadagnare il premio di maggioranza, al Senato il risultto cambia perchè il premio di maggioranza è su base regionale ed anche un successo intorno al 5 % delle liste di Fini metterebbe in seria difficoltà la conquista dello stesso Senato. I conti li hanno fatti in maniera scientifica qui

apr 032010
 

Una bella riflessione di Michele Mezza dopo le ultime elezioni

E’ davvero incredibile con quale atteggiamento grave e pensoso, si dicano banalità. Oggi su repubblica Giovanni Valentini, con il tono di rivelare tutti i segreti di Fatima contemporaneamente, ci spiega, all’alba del 2010, che internet non è un mezzo ma è un sistema relazionale che rende la politica più efficacie. E lo fa, richiamandosi all’incursione di Berlusconi su Facebook.

Il dato drammatico è che questa banalità non appare in nessun frammento delle discussioni nel PD. In quel profluvio di dischiarazioni e balletti retorici di dirigenti in cerca di luce accanto al cadavere,nessuno in queste ore ha avuto l’idea di richiamare questo dato: gli unici fenomeni che emergono dal voto sono-Lega e Grillo- i due soggetti che si modellano su un network: territoriale la Lega, virtuale Grillo.Non è un problema di stile o moda: si tratta di un’idea nuova del mondo, e sopratutto una lucidissima strategia rispetto alla propria base sociale. Network significa sistema relazionale orizzontale, e non organizzazione gerarchia verticale. Il primo è oggi l’unico linguaggio politica praticabile, il secondo è un retaggio del ’900 senza interlocutori vivi.

Ora il fatto che nel dibattito a sinistra ancora non sia presente questa riflessione mi convince che siamo ancora lontani dal fondo del pozzo.Oggi siamo a learning by doing, ossia all’imparare praticando. Se non si sta nel fieme non ci si bagna.E non si colgono i fenomeni innovativi.

La mancanza di una lettura dei processi sociali ci impedirà ancora di trasformarci e di essere adeguati al modernoi.
Senza rete non si coglie il senso comune. Senza senso comune non si capisce dove andare e sopratutto con chi andare.E’ esattamente quello che sta accadendo da anni: pigliamo schiaffi in una stanza buia e l’unica cosa che facciamo e cambiare la faccia che viene colpita.

Mi rendo conto che la crociata sul TG1 sia più elettrizzante. Peccato che ci porta esattamente in una direzione opposta: centralità della TV di massa, importanza simbolica dei volti e dei messaggi delle news televisive, pooliticizzazione di ruoli professionali.Nel merito è una battaglia tecnicamente sbagliata: dopo tre decenni forse un conduttore può anche cambiare. Non è la prima volta. Altri direttori, in maniera più accorta, hanno modificato gerarchie e valori redazionali e nessuno si è stracciato le vesti. E’ inoltre sbagliato politicamente: la Rai diventa sempre la sostituzione della politica: il TG1 è il governo da abbattere, l’audience di Santoro è il consenso conquistato. Poi ci svegliamo e scopriamo che siamo su scherzi a parte.

La comunciazione oggi è sistema di produzione, e dunque va interpretato come uno spazio dove figure professionali e linguaggi crewano bisogni e conflitti materiali. Non come un’edicola dove vendere il proprio messaggio.

La scelta della rete, Obama insegna, non è una scelta tecnica, è politica allo stato puro: vuoldire scegliere come interesse prioritario la competitività degli individui, e non la protezione di masse inesistenti.

Trovo illuminante anche la vicenda della pillola RU 486. I governatori leghisti sono partiti lancia in resta, mettendo sul tavolo la propria sovranità sul territorio. Poi, grazie ad una reale immersione nel territorio, hanno percepito che la propria base sociale non è sintonizzata sulla ruffianata fatta al Vaticano e ora si fa marcia indietro. Non è una battuta a vuoto, è una straordinaria capacità di rappresentare, in real time, il mondo che si organizza.