Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

Browsing the archives for the Ambiente category.

Le fonti rinnovabili salgono al 33% dei consumi elettrici: i dati del GSE

Occupati_rinnoavbili_temporanei_Crescita delle rinnovabili sui consumi elettrici, termici e dei trasporti, dipendenza dall’estero, numero di occupati, risultati ottenuti con Conto Termico e Certificati Bianchi e altro ancora: in un’audizione alla Commissione Attività Produttive della Camera il GSE fa il punto della situazione sulle energie pulite in Italia.

Qui le slides della presentazione del GSE (Gestore Servizi Energetici)

Qui un approfondimento di QualeEnergia.it

Fusione nucleare: risultato positivo al Livermore National Laboratory

fusione nucleare

La prestigiosa rivista scientifica Nature ha pubblicato i risultati ottenuti dal Livermore National Laboratory sull’ottenimento di energia da una reazione di fusione nucleare. In sostanza i ricercatori hanno ricreato le condizioni esistenti di combustione presenti nel sole e nelle stelle, appunto la fusione, che si differenzia falla reazione della bomba atomica in quanto non scinde l’atomo. Il risultato è stato quello di ottenere più energia rispetto a quella spesa per innescare il processo. Pur lontani da applicazioni “sul campo”, il risultato comunque spiana la strada alla continuazione della ricerca su questo tipo di reazione che otterrebbe certamente energia in quantità finora impensabili e con bassissimo impatto ambientale. Da continuare a seguire…

Zanonato ricaccia indietro la Green Economy

Ora sappiamo qual è il lato conservatore del Governo. Si chiama Flavio Zanonato e ha mostrato alla luce la sua pelle continuista con il passato agli Stati Generali della Green Economy tenutisi recentemente a Rimini presieduti da Edo Ronchi. In sostanza, in netta continuità con i predecessori Romani e Passera, ha sconcertato il parterre degli uditori accorsi e composto per lo più da consorzi, imprenditori, start up green, ritrovando argomenti poco convincenti, e sicuramente molto lontani da chi governa economie in crescita quali quella tedesca e statunitense, contro i tentativi di sviluppo delle energie “green”. L’energia verde, secondo Zanonato, pesa “solo” per un terzo (92 Tera Watt/ora contro 300) del fabbisogno nazionale ed esiste una preoccupazione sul costo elevato delle bollette elettriche, imputabile per molti versi proprio alle energie versi. Bisognerebbe davvero che qualche dirigente del suo Ministero fornisse una relazione esaustiva su questi punti, portando il Ministro ad un sano esercizio di studio dell’economia non solo ambientale, rivedendo diverse affermazioni. Il problema vero, a questo punto, non è certamente il rinsavimento dello stesso Zanonato, quanto porsi davvero il problema della rappresentanza politica all’interno prima di tutto del nostro Partito, della linea di sviluppo economica ambientale. Che non solo latita, ma viene anche platealmente attaccata malgrado il buon atteggiamento del Ministro dell’Ambiente Orlando, che tutt’altre speranze aveva acceso precedentemente nella stessa assise.

Green New Deal in 10 proposte

Un pacchetto di misure innovative e di pronta attuazione in chiave green che, senza aumentare la pressione fiscale né il debito pubblico, siano in grado di attivare uno sviluppo durevole, una ripresa degli investimenti e dell’occupazione. Questo il “Pacchetto di misure per un Green New Deal per l’Italia”, presentato agli Stati Generali della Green Economy 2013, che si sono svolti a Rimini e promossi dal Consiglio Nazionale della Green Economy, composto da 66 organizzazioni di imprese, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dello Sviluppo Economico, con il supporto tecnico della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
Per i dieci settori strategici individuati (fisco; strumenti finanziari innovativi; investimenti in infrastrutture verdi, difesa del suolo e risorse idriche; rifiuti; efficienza e risparmio energetico; energie rinnovabili; filiere agricole di qualità ecologica; rigenerazione urbana e consumo del suolo; mobilità sostenibile; occupazione giovanile green) il “pacchetto” si muove lungo 4 direttrici: un fisco in chiave green, semplificazioni burocratiche, nuovi strumenti finanziari, ottimizzazione e razionalizzazione dell’uso delle risorse finanziarie esistenti. Ecco una sintesi il pacchetto di misure:
1 – Riforma fiscale in chiave eco: eliminare gli incentivi alle attività economiche che hanno impatti negativi sull’ambiente, orientare la riduzione della spesa pubblica verso quella con impatti negativi sull’ambiente, adottare misure di fiscalità ecologica (road pricing, carbon tax) e utilizzare le maggiori entrate per introdurre la deducibilità fiscale degli investimenti in eco-innovazione e per ridurre il cuneo fiscale nella attività della green economy.
2 – Migliore l’utilizzo delle risorse europee e strumenti finanziari innovativi: sperimentare i project bond, i social impact bond, i performance bond; aumentare gli appalti pubblici verdi; attivare un programma nazionale che punti a supportare un migliore utilizzo dei fondi europei e un maggior ricorso ai Fondi della Banca Europea degli investimenti.
3 – Investimenti per le infrastrutture verdi, difesa del suolo e acque: puntare su investimenti che si ripagano con la riduzione dei costi economici e ambientali: sulle infrastrutture verdi per ridurre i rischi della crisi climatica (reti di aree naturali o seminaturali, pareti e tetti verdi, cinture verdi urbane, ecc.) e per tutelare la biodiversità. Puntare su un’opera pubblica verde per eccellenza: la difesa del suolo per ridurre i costi di frane e alluvioni. Investire per la tutela della qualità dell’acqua e sul risparmio di risorse idriche.
4 – Programma nazionale di misure per l’efficienza e il risparmio energetico: rendere permanente l’incentivo al 65%; rendere praticabili piani di finanziamento per la riqualificazione energetica degli edifici; valorizzare l’esperienza del Patto dei Sindaci; attivare un fondo di garanzia per il teleriscaldamento; rafforzare l’uso ambizioso e rigoroso degli standard tecnologici (dagli elettrodomestici ai motori elettrici, dall’illuminazione agli edifici), mentre le Pmi vanno supportate per attuare l’efficienza energetica.
5 – Misure per sviluppare le attività di riciclo dei rifiuti: evitare una service tax che assorba i costi della gestione dei rifiuti, adottare, invece, una tariffazione “puntuale” per la gestione dei rifiuti urbani con un meccanismo che assicuri la copertura dei costi, premiando chi conferisce i rifiuti in modo differenziato; incoraggiare e misurare, oltre alle raccolte differenziate, l’effettivo riciclo e dare a questo priorità; coinvolgere economicamente i produttori di beni nelle attività di riciclo e recupero; promuovere l’uso di prodotti provenienti dal riciclo.
6 – Rilancio degli investimenti per lo sviluppo delle fonti rinnovabili: le fonti rinnovabili costituiscono l’1% del PIL europeo. In un quadro di progressivo superamento del sistema degli incentivi, alleggerendo il carico in bolletta, occorre fissare obiettivi di sviluppo delle rinnovabili al 2030 agendo su piani diversi, quali ridurre i costi di produzione semplificando norme e procedure; istituire un fondo di garanzia; introdurre un meccanismo di detrazioni fiscali che favorisca l’aumento degli investimenti, dell’occupazione e produca nuove entrate; integrare gli incentivi per l’efficienza energetica con quelli per le fonti rinnovabile; sviluppo di reti intelligenti e della ricerca.
7 – Programmi di rigenerazione urbana, di recupero di edifici, di bonifica, per limitare il consumo di suolo: per limitare il consumo del suolo che ormai marcia a ritmi insostenibili (ogni 5 mesi viene cementificata in Italia una superficie pari al Comune di Napoli) occorre puntare su programmi di rigenerazione urbana e sul recupero, la ristrutturazione, il rifacimento, il riuso e la riqualificazione energetica degli edifici esistenti; favorire le bonifiche dei siti contaminati e delle aree industriali; attivare processi partecipativi per lo sviluppo delle città intelligenti e sostenibili (Smart City); arrestare il consumo di suolo non urbanizzato con misure efficaci.
8 – Fondo Nazionale per la Mobilità sostenibile: il Fondo può essere alimentato con un sistema di pedaggio stradale, differenziato in base alle emissioni e alla congestione; con fondi del MIT e con una parte del gettito derivante dalle accise sui carburant. Esso potrà finanziare lo sviluppo di nuove reti e interventi soprattutto per la mobilità sostenibile urbana (piste ciclabili e pedonali; car sharing e bike sharing); reti dedicate al TPL, sostituzione di autobus con più di 15 anni, Telelavoro, diffusione veicoli a gas, elettrici, ibridi. 9 – Valorizzare le potenzialità di crescita dell’agricoltura di qualità: promuovere gli investimenti per produzioni biologiche di qualità, di filiera corta; promuovere il consumo di prodotti agro-alimentari di qualità, ottenuti con processi sostenibili, di filiera corta anche con azioni mirate per rafforzare la vendita diretta e il loro inserimento negli acquisti della p.a.; favorire con detrazioni fiscali le iniziative tese a integrare le attività tradizionalmente collegate alla produzione agricola, con azioni mirate a promuovere la manutenzione e la fruizione del territorio.
10 – Piano nazionale per l’occupazione giovanile per una green economy: il Piano deve prevedere una riduzione, per tre anni, del prelievo fiscale e contributivo per l’impiego di giovani; una riallocazione in chiave di eco-innovazione degli incentivi all’industria; un rafforzamento in chiave green delle principali filiere produttive; un programma di risanamento e riqualificazione ambientale degli impianti e delle produzioni ad elevato impatto; il lancio di iniziative di valorizzazione del Made “green” in Italy; il sostegno alle green start-up giovanili.

(via Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile)

Rapporto IPCC: siamo ancora in tempo contro il global warming

Circolano sulla rete ampi stralci del prossimo rapporto dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) che verrà pubblicato nel prossimo marzo e che descrive le pressioni sull’ambiente del global warming – o riscaldamento globale -. Le note presenti sono in linea rispetto alle diverse previsioni che da ormai decenni ci allertano su un aumento dei conflitti per le risorse, povertà, caldo, siccità e via discorrendo. In sostanza l’impatto del peggioramento delle condizioni ambientali riguarderà la crescita economica soprattutto nei paesi a basso e medio reddito pro-capite creando anche sacche più profonde di diseguaglianza nei paesi più ricchi. Da rimarcare è comunque l’atteggiamento dello studio che distingue le diverse cause dell’arretramento economico, rimarcando però come il global warming potrà rappresentare un fattore di peggioramento decisivo. Lo stesso Chris Field, primo autore dello studio, spiega che il peggiore degli scenari descritti si riferisce alle condizioni in cui l’umanità non agisca in nessun modo per contrastare queste tendenze: “Non sono disperato” – avverte Field – “perché vedo la differenza tra un mondo in cui non facciamo nulla e uno in cui ci rimbocchiamo le maniche e facciamo qualcosa”.  Se continuano a rimanere moltissimi dubbi sul fatto che i diversi paesi stiano procedendo con sufficiente forza nelle diverse azioni necessarie, rimane il fatto che siamo ancora in tempo per invertire in maniera virtuosa lo scenario previsto. Anche se bisognerebbe tornare a far correre la più importante delle risorse sostenibili e rinnovabili: la volontà politica.

Qui è disponibile la traduzione italiana a cura della Fondazione Sviluppo Sostenibile

La mappa dell’inquinamento

La consapevolezza di come sta evolvendo l’inquinamento nei nostri territori – e meglio ancora nell’intera Europa – necessita di dati. Magari facilmente leggibili, confrontabili, comprensibili. La Commissione Europea con l’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA: Environmental European Agency) ci ha pensato su e ha costruito 32 mappe sovrapponibili che mostrano in maniera semplice ed efficace le fonti di inquinamento atmosferico e i risultati della pressione ambientale originate da traffico automobilistico, riscaldamento, agricoltura, navigazione aerea e via discorrendo. La motivazione è semplice e viene dalla stessa direttrice dell’EEA: “Le mappe permetteranno ai cittadini di prendere l’iniziativa, sollecitando le autorità perché apportino i miglioramenti”. Un progetto importante e complesso, che utilizza i dati raccolti dal Registro Europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti. E che troverete QUI

Gli inquinanti atmosferici sono classificati cancerogeni secondo lo Iarc

Solo pochi anni orsono, molti lo negavano. Ancora più sottilmente si accusava la “scienza” di non essere d’accordo con se stessa e di non arrivare a conclusioni certe. Ora il quadro è cambiato perchè lo Iarc (agenzia internazionale di ricerca sul cancro) ha annunciato l’inserimento degli inquinanti atmosferici nel gruppo dei sicuri cancerogeni. Un potente cancerogeno soprattutto per ciò che riguarda la sua produzione attraverso il trasporto su strada, le emissioni da riscaldamento, l’industria. A corredo la EEA (Agenzia Europea per l’ambiente) nel suo rapporto 2013 sulla qualità dell’aria in Europa, afferma che circa il 90% delle persone che vivono in Europa è esposto a livelli di inquinamento atmosferico che l’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) ritiene certamente nocivi. In sostanza l’analisi di circa un migliaio di studi effettuati in ogni parte del mondo, ha correlato 223 mila morti con l’inquinamento atmosferico. “Classificare l’inquinamento dell’aria esterna come cancerogena per l’uomo è un passo in avanti importante- ha sottolineato Christopher Selvaggio, direttore dello Iarc- Ci sono modi efficaci per ridurre l’inquinamento atmosferico e, data l’entità della esposizione che colpisce persone in tutto il mondo, questa relazione deve inviare un segnale forte alla comunità internazionale che deve agire senza ulteriori ritardi”. Questo è quanto dovevo a tutti coloro che hanno in questi anni messo in dubbio le ragioni del nostro impegno

Tempi di decadenza climatica. Il rapporto 2013 dell’IPCC

In tempi di decadenza, il rapporto dell’IPCC ci consegna una annotazione di cui qualcuno non era ancora del tutto convinto: il riscaldamento climatico è una questione politica. Oltre 200 autori, 600 contributori e 1500 revisori ci consegnano prove documentali di come il global warming sia conseguenza delle attività dell’uomo. In termini si dice che è “estremamente probabile” mentre nei numeri si parla del 95-100% di probabilità, portando in maniera più dettagliata la conferma già emersa dal rapporto del 2007. Il tutto si potrà leggere nella versione presentata oggi denominata AR5, documento di una quarantina di pagine destinato principalmente proprio ai decisori politici che anticipa il raporto vero e proprio di più di 2000 pagine che sarà consultabile nei prossimi giorni anche in forma digitale sul ti dell’IPCC. In sostanza i dati fotografano un riscaldamento costante a livello di oceani e atmosfera con innalzamento del livello dei mari, aumento delle concentrazioni di gas serra e temperature medie. Cose già note, certamente, ma supportate da dati ormai che hanno la solidità dell’acciaio e che non possono essere più ignorate dalle agende politiche internazionali, ancora titubanti sulla responsabilità delle attività umane che hanno messo in scacco le ultime conferenze sul clima come l’ultima tenutasi a Doha. Nessun panico, a patto che finalmente le pagine che ci accingiamo a fare nostre porteranno ad un’altra consapevolezza. Politica.

Ronald Coase è morto.

Ronald Coase è morte all’età di 102 anni. Chi si occupa di economia ambientale non può certamente dimenticare l’importanza dei suoi studi e soprattutto del suo teorema su cui si sono costruite molte delle basi dello stesso Protocollo di Kyoto, oltre alla comprensione dal lato economico di cosa comporti l’inquinamento e quindi tutte le cosiddette “esternalità” ambientali. Cosa dice il teorema di Coase? “Nella gestione dell’inquinamento e delle esternalità, le negoziazioni di mercato tra le parti fanno tendere verso un equilibrio socialmente ottimale a prescindere da chi possieda il diritto di proprietà”. Non sta a me, certamente, spiegare cosa stia dietro questa affermazione – che in realtà parla di diritti di assegnazione di diritti di proprietà, di equilibri ottimali, di forze di mercato e di interventi statali – ma mi è caro ricordare quando iniziai a interessarmi all’economia dell’ambiente e come questo semplice teorema mi fece entrare in un mondo diverso e più solido rispetto al semplice chiacchiericcio che anche oggi si fa sui temi ambientali, senza nessuna base veritiera e scientifica. Grazie Ronald e che ti sia lieve la terra…

Germania: via col vento dal nucleare

Nel nord della Germania è stato inaugurato lunedì scorso il più grande impianto eolico off-shore del Paese. Con 80 turbine e situato ad un centinaio di chilometri dall’isola di Borkum, ha iniziato a fornire una potenza di 400 megawatts che, tradotti in maniera comprensibile, potranno alimentare circa 400 mila famiglie. Molto semplicemente, nel momento in cui i tedeschi decidono di “uscire” dal nucleare, fanno ciò che è necessario e cioè costruiscono centrali a basso impatto ambientale per recuperare l’energia che nel tempo verrà a mancare con la dismissione della fissione nucleare. Tutto qui.