Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

Rapporto IPCC: siamo ancora in tempo contro il global warming

Circolano sulla rete ampi stralci del prossimo rapporto dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) che verrà pubblicato nel prossimo marzo e che descrive le pressioni sull’ambiente del global warming – o riscaldamento globale -. Le note presenti sono in linea rispetto alle diverse previsioni che da ormai decenni ci allertano su un aumento dei conflitti per le risorse, povertà, caldo, siccità e via discorrendo. In sostanza l’impatto del peggioramento delle condizioni ambientali riguarderà la crescita economica soprattutto nei paesi a basso e medio reddito pro-capite creando anche sacche più profonde di diseguaglianza nei paesi più ricchi. Da rimarcare è comunque l’atteggiamento dello studio che distingue le diverse cause dell’arretramento economico, rimarcando però come il global warming potrà rappresentare un fattore di peggioramento decisivo. Lo stesso Chris Field, primo autore dello studio, spiega che il peggiore degli scenari descritti si riferisce alle condizioni in cui l’umanità non agisca in nessun modo per contrastare queste tendenze: “Non sono disperato” – avverte Field – “perché vedo la differenza tra un mondo in cui non facciamo nulla e uno in cui ci rimbocchiamo le maniche e facciamo qualcosa”.  Se continuano a rimanere moltissimi dubbi sul fatto che i diversi paesi stiano procedendo con sufficiente forza nelle diverse azioni necessarie, rimane il fatto che siamo ancora in tempo per invertire in maniera virtuosa lo scenario previsto. Anche se bisognerebbe tornare a far correre la più importante delle risorse sostenibili e rinnovabili: la volontà politica.

Qui è disponibile la traduzione italiana a cura della Fondazione Sviluppo Sostenibile

Tempi di decadenza climatica. Il rapporto 2013 dell’IPCC

In tempi di decadenza, il rapporto dell’IPCC ci consegna una annotazione di cui qualcuno non era ancora del tutto convinto: il riscaldamento climatico è una questione politica. Oltre 200 autori, 600 contributori e 1500 revisori ci consegnano prove documentali di come il global warming sia conseguenza delle attività dell’uomo. In termini si dice che è “estremamente probabile” mentre nei numeri si parla del 95-100% di probabilità, portando in maniera più dettagliata la conferma già emersa dal rapporto del 2007. Il tutto si potrà leggere nella versione presentata oggi denominata AR5, documento di una quarantina di pagine destinato principalmente proprio ai decisori politici che anticipa il raporto vero e proprio di più di 2000 pagine che sarà consultabile nei prossimi giorni anche in forma digitale sul ti dell’IPCC. In sostanza i dati fotografano un riscaldamento costante a livello di oceani e atmosfera con innalzamento del livello dei mari, aumento delle concentrazioni di gas serra e temperature medie. Cose già note, certamente, ma supportate da dati ormai che hanno la solidità dell’acciaio e che non possono essere più ignorate dalle agende politiche internazionali, ancora titubanti sulla responsabilità delle attività umane che hanno messo in scacco le ultime conferenze sul clima come l’ultima tenutasi a Doha. Nessun panico, a patto che finalmente le pagine che ci accingiamo a fare nostre porteranno ad un’altra consapevolezza. Politica.

Dove è sparito il global warming? Nell’oceano

Alcuni dati ambientali sembrerebbero indicare un rallentamento delle temperature registrate in atmosfera, tanto da spingere alcuni climatologi ad affermare una sorta di “pausa” nel riscaldamento globale. Il Met Office inglese, ha però analizzato un po’ più attentamente il problema giungendo a conclusioni diverse: il calore presente è comunque in aumento ma viene maggiormente assorbito dagli oceani. In sostanza non si sta scaldando l’atmosfera ma l’acqua dei mari. Tutto ciò non è senza conseguenze perché questo innalzamento della temperature delle acque provoca un aumento di volume degli oceani con un innalzamento del livello dei mari. Comunque tale rallentamento dell’aumento delle temperature atmosferiche potrebbe risolversi in una opportunità da cogliere quasi come ultima spiaggia: sul piano generale il raggiungimento della soglia critica di aumento di 2°C potrebbe essere posticipata di una decina d’anni, permettendo una migliore transizione dalle fonti fossili a quelle rinnovabili che bloccherebbe, appunto, l’aumento della temperatura.

Il riscaldamento globale espande i ghiacci. Del Sud

Il riscaldamento globale sta provocando un fenomeno paradossale come riportato da uno studio pubblicato da “Nature Geoscience” e segnalato da “Le Scienze“. Mentre al Polo Nord (artico) i ghiacci si stanno sciogliendo, nel Polo Sud (antartico) si sta espandendo l’area coperta dai ghiacci, con un’estensione record raggiunta nel 2010. Il fenomeno troverebbe spiegazione nel fatto che il ghiaccio che si scioglie in antartide è soprattutto composto da acqua dolce, più leggera, che rimane sullo strato superficiale e forma uno strato isolante e che riesce a congelae meglio. Considerando il fenomeno ci si aspetta che il fenomeno possa rallentare l’innalzamento del livello dei mari così come previsto dagli attuali modelli climatici

2010: record delle temperature?

Le Monde racconta come, a pochi giorni dall’apertura del summit di Cancun sul clima, la pubblicazione di un nuovo rapporto del servizio nazionale britannico di meteorologia metta un nuovo punto sull’argomento: le temperature mondiali sono le più elevate di sempre e la parte antropica, cioè quella legata alle attività umane, del riscaldamento climatico peggiora rispetto all’anno precedente. Il rapporto inizia con una constazione apparentemente contradditttoria: il ritmo del riscaldamento climatico sembra un poco rallentato nel periodo 2000-2009 in rapporto ai decenni precedenti. Ma gli ultimi dieci anni hanno conosciuto un aumento delle temperature mondiali comprese tra 0.05 e 0.13 °C a fronte di una media di 0.16°C nei decenni dal 1970. Malgrado il rallentamento dell’aumento delle temperature, l’ultimo decennio resta il più caldo della media dei decenni dal 1990. L’anno 2010 in particolare batterà i record di temperature dal 1850 e potrà superare il picco del 1998 e del 2005, anche in caso di leggere raffreddamento in novembre e dicembre. La temperatura del 2010 sarà rivelata dall’organizzaizone meteorologica mondiale giovedì 2 divcembre durante il summit di Cancun. Gli scienziati della NASA stimano che le temperature nel periodo gennario-ottobre sono state superiori all’anno record del 2005. “ Il 2010 è sulla buona via  per diventare l’anno più caldo” assicura James Hansen della NASA.