ott 082013
 

Fabrizio Barca coglie un punto nodale che passa inosservato nella nostra discussione congressuale. “L’idea della sinistra” – dice Barca in una recente intervista a Left - “è che lo Stato serva a garantire pari opportunità, a controbilanciare il ciclo economico e i fallimenti del mercato. Se lo Stato è inefficace, come in Italia, e tu non convinci la gente che le tasse servono a produrre giustizia, buona scuola, aria pulita e condizioni eguali, allora fallisci. La sinistra perde quando lo Stato è ingiusto, inefficace, lento. Siamo condannati a far funzionare lo Stato. Invece abbiamo avuto governi di sinistra hanno lasciato le cose immutate”. Per questo non si può avere un orizzonte diverso da quello di una Riforma dello Stato profonda e con nuove idee. Una riforma che deve partire contemporaneamente dai livelli più vicini ai cittadini, quali ad esempio i Comuni. E nella mia pur piccola e limitata esperienza di amministratore pubblico ho imparato che le riforme sono possibili già oggi, subito, tenendo fermo tutto ciò che anche la Comunità Europea ci mette a disposizione non solo in termini di risorse ma di idee ed elaborazioni di grande qualità. La risorsa per far tutto ciò è la volontà politica. Che tra l’altro è un bene completamente rinnovabile…

lug 032012
 

 Un agile pamphlet certamente da leggere e meditare. Non importa chi sia l’autore – anche se qualche idea sale immediatmaente alla coscienza – perchè potrebbe essere chiunque di coloro che hanno attraversato i campi della sinistra ed ora riflettono sul che fare senza più alcun paraocchi ideologico e con la libertà di potersi smarcare da etichette antiquate. L’Anonimo racconta cose che, effettivamente, molti di noi pensano ma che non hanno  ancora il coraggio di porre a base di un’aggregazione che sappia sfidare senza sciatte deferenze lo stato in cui versa il campo che, una volta, si saarebbe chiamato “progressista”.

 

ago 012011
 

Leggo dapprima (su Lo Spiffero) che Fassino si porterà dietro in Comune un addetto stampa che costerà quasi 1 milione di Euro in 5 anni. Poi su faccialibro (sarebbe Facebook, ma provo a fare a meno degli anglismi) commenti soddisfatti sull’accordo tra Comune e Regione per non aumentare il costo dell’abbonamento ai mezzi pubblici agli studenti. Ci mancherebbe altro! Il problema, lo ammetto molto personale, è che non capisco che diavolo ho votato alle ultime amministrative. O perlomeno sono sempre più convinto che mettere e riempire le caselline “destra – sinistra” non abbia più alcun senso. Continue reading »

giu 212011
 

Sergio Chiamparino, in un suo editoriale pubblicato su Lettera 43, sostiene che il Pd debba allearsi con Vendola e Di Pietro. Il ragionamento viene fuori dall’analisi dei risultati dell’ultima tornata elettorale che vedrebbe nei fatti fuori gioco il mai compiuto terzo polo, estremamente deludente nei numeri e ondivago nelle alleanze. Il tutto viene completato dal fatto che i referendum avrebbero dimostrato la volontà generale di “voler riaffidare alla spesa pubblica ed alla fiscalità generale il compito di trainare e governare il sistema”. Sergio Chiamparino è chiaramente un politico accorto ed intelligente e svolge il discorso con più eleganza di questa semplificazione, ma la somma del discorso è questa. Credo però che dovrebbe prestare maggiore attenzione a piccole insidie che si nascondono nelle pieghe del risultato, iniziando dall’analisi più puntuale dei numeri senza scorciatoie e approssimazioni. Continue reading »

set 182010
 

Domani si voterà in Svezia ed è attesa una nuova vittoria del centrodestra e batosta dei socialdemocratici. Tra le prime analisi – ad urne in verità ancora chiuse – di questo arretramento, c’è un’idea che attraversa da diversi anni gli osservatori politici della sinistra. In sostanza l’elettorato non ha abbandonato gli ideali di eguaglianza e di giustizia sociale, nè la necessità di uno Stato autorevole che venga meno alle proprie prerogative, ma pensa che i cittadini debbano assumersi le proprie responsabilità con una nuova idea del rapporto tra i cittadini e lo Stato. In quest’ottica convergono sia l’esperienza svedese che quella del laburismo inglese come puntualizzato dallo stesso Blair nel suo ultimo libro. Il tutto si potrebbe riassumere nel fatto che la funzione dell’aiuto dello Stato debba avere come filosofia quella di aiutare ad avere le stesse opportunità per tutti per raggiungere gli obbiettivi che ognuno si prefigge, ma che successivamente il cittadino deve avere la libertà di camminare da solo senza uno Stato pervasivo che lo limiti successivamente: non vuole ulteriori aiuti dal welfare. Bisognerà ragionarci meglio

giu 022010
 

Se la sinistra vuole ridare a Nicolas Sarkozy tutte le chances per il 2012, non potrà fare migliore scelta che ridurre il proprio progetto di società, come proposto da Martine Aubry (Segretaria del Partito socialista Francese), al concetto di “cura” (care) (…). Questo concetto si inscrive nella tradizione della filosofia empatica inglese, che risale a Hume e Adam Smith e risorge negli Stati Uniti con Reagan, nel 1982, con un libro di Carol Gilligan facendo del “care” l’ideologia del femminismo, la “moralità delle donne”, prima di diventare, con un altro libro di Joan trento, nel 1993, una forma generale di società. Così definito, questo concetto trova a priori una risonanza nella crisi attuale: rinvia al bisogno di rispondere al sentimento di solitudine, d’abbandono, in cui soffrono coloro che sono in una situazione precaria, in una società che privilegia i vincitori.  Essa ha anche l’abilità di introdursi nascostamente nella rivendicazione sindacale di una generalizzazione della sicurezza sociale alla precarietà del lavoro, alla domanda di cura che esprime l’emozione attorno ad azioni caritatevoli e  di mordere sul terreno del cattolicesimo sociale che incarnano ad un tempo il centro e la seconda sinistra. Ma la Francia del 2010 non rassomiglia per nulla agli Stati Uniti del 1980 e questo concetto è infatti incompleto e pericoloso. E’ incompleto perchè non riprende che parzialmente al concetto inglese, che include infatti l’idea di “interessarsi a, prendere sul serio, dare importanza a” e rinvia alla dignità, all’esercizio partecipato del potere e non al paternalismo della cura. E’ pericoloso perchè trasforma i cittadini in malati e lo Stato in una sorta di Ospedale sociale generale. Come la sinistra fece già un tempo parlando della necessità di una “sicurezza sociale professionale”, assimilando la disoccupazione a una malattia, che lo Stato dovrà curare. E’ pericolosa perchè dimentica che i più deboli, quelli che dovrebbero essere curati, sono coloro i quali, oggi, non hanno diritto di voto. Di fatto, oggi, come domani, i Francesi non sono essenzialmente dei malati da curare, ma  dei cittadini da prendere in considerazione. Essi non hanno bisogno di essere ascoltati se piangono per guarirli; ma che si ascoltino le loro volontà, per agire, per essi stessi, per gli altri, per le generazioni a venire, per il Paese. I Francesi non hanno bisogno di cure; essi domandano rispetto. E il rispetto passa da subito attraverso un discorso di verità: lo Stato è stato rovinato da vent’anni di lassismo. I soldi pubblici sono stati mal spesi, a vantaggio di coloro che hanno meno bisogno. Il Paese non lavora abbastanza e va verso il declino. La nazione ha dunque bisogno di una autorità giusta, attenta ai più deboli, che si preoccupi dell’avvenire, che decida democraticamente delle priorità trasparenti. Nulla sarà peggio che ritornare ai valori del 19mo secolo per riuscire nel 21mo.

(qui l’articolo originale di Jacques Attali)