ago 122010
 

Ognuno si rende ben conto inconsciamente che il rientro non sarà facile, per non dire altro. Basta prendere sul serio qualche notizia che  ha fatto l’attualità di questa settimana: in Francia il numero di posti di lavoro distrutti è stato il più elevato dagli anni ’30 e delle onde di violenza percorrono le banlieues; In Europa la recessione si consolida con i piani di rigore; negli Usa una annunciata ricaduta della crescita lascia intendere che la crisi è lontana dal termine; gli incendi in Russia e le inondazioni in Pakistan ci ricordano la forza della natura alla quale l’uomo aggiunge i propri squilibri.

D’altra parte quali le buone notizie? In Europa padroni trionfanti annunciano profitti record e versano nelle proprie tasche bonus mai visti; In Asia e in altre parti sfoggiano delle crescite insolenti.

Alcuni, tra i più potenti, come dire i più ricchi, comprendono le minacce risultati da tali disequilibri e agiscono: la decisione di qualche miliardario americano, tipo Bill Gates e Warren Buffet, di impiegare almeno la metà dei propri patrimoni ad azioni di sviluppo mostrano, meglio di tutti i G20, la presa di cosscienza della necessità di una sincera azione mondiale e il discredito nel quale sono caduti i governi; se un tale movimento si estenderà a macchia d’olio, avrà un impatto considerevole e farà nascere una sorta di plutocrazia planetaria, innesco di un governo mondiale a carattere censuario. Continue reading »

giu 022010
 

Se la sinistra vuole ridare a Nicolas Sarkozy tutte le chances per il 2012, non potrà fare migliore scelta che ridurre il proprio progetto di società, come proposto da Martine Aubry (Segretaria del Partito socialista Francese), al concetto di “cura” (care) (…). Questo concetto si inscrive nella tradizione della filosofia empatica inglese, che risale a Hume e Adam Smith e risorge negli Stati Uniti con Reagan, nel 1982, con un libro di Carol Gilligan facendo del “care” l’ideologia del femminismo, la “moralità delle donne”, prima di diventare, con un altro libro di Joan trento, nel 1993, una forma generale di società. Così definito, questo concetto trova a priori una risonanza nella crisi attuale: rinvia al bisogno di rispondere al sentimento di solitudine, d’abbandono, in cui soffrono coloro che sono in una situazione precaria, in una società che privilegia i vincitori.  Essa ha anche l’abilità di introdursi nascostamente nella rivendicazione sindacale di una generalizzazione della sicurezza sociale alla precarietà del lavoro, alla domanda di cura che esprime l’emozione attorno ad azioni caritatevoli e  di mordere sul terreno del cattolicesimo sociale che incarnano ad un tempo il centro e la seconda sinistra. Ma la Francia del 2010 non rassomiglia per nulla agli Stati Uniti del 1980 e questo concetto è infatti incompleto e pericoloso. E’ incompleto perchè non riprende che parzialmente al concetto inglese, che include infatti l’idea di “interessarsi a, prendere sul serio, dare importanza a” e rinvia alla dignità, all’esercizio partecipato del potere e non al paternalismo della cura. E’ pericoloso perchè trasforma i cittadini in malati e lo Stato in una sorta di Ospedale sociale generale. Come la sinistra fece già un tempo parlando della necessità di una “sicurezza sociale professionale”, assimilando la disoccupazione a una malattia, che lo Stato dovrà curare. E’ pericolosa perchè dimentica che i più deboli, quelli che dovrebbero essere curati, sono coloro i quali, oggi, non hanno diritto di voto. Di fatto, oggi, come domani, i Francesi non sono essenzialmente dei malati da curare, ma  dei cittadini da prendere in considerazione. Essi non hanno bisogno di essere ascoltati se piangono per guarirli; ma che si ascoltino le loro volontà, per agire, per essi stessi, per gli altri, per le generazioni a venire, per il Paese. I Francesi non hanno bisogno di cure; essi domandano rispetto. E il rispetto passa da subito attraverso un discorso di verità: lo Stato è stato rovinato da vent’anni di lassismo. I soldi pubblici sono stati mal spesi, a vantaggio di coloro che hanno meno bisogno. Il Paese non lavora abbastanza e va verso il declino. La nazione ha dunque bisogno di una autorità giusta, attenta ai più deboli, che si preoccupi dell’avvenire, che decida democraticamente delle priorità trasparenti. Nulla sarà peggio che ritornare ai valori del 19mo secolo per riuscire nel 21mo.

(qui l’articolo originale di Jacques Attali)

ago 192009
 
attaliI bonus, premi distribuiti in funzione dei risultati di un lavoratore dipendente, costituiscono una forma molto antica di incentivazione al lavoro, utilizzati in molti mestieri; la sua forma più comune fu la remunerazione al rendimento, come da lungo tempo avviene nel mondo operaio.
Oggi sono invece conosciuti per essere utilizzati come complemento della remunerazione di coloro che praticano i due mestieri meglio pagati al mondo; quello della finanza e quello dell’intrattenimento. E l’esperienza dimostra che non costituiscono un modo ideale di pagare le persone.
In primo luogo, essi sono spesso ottenuti senza una relazione reale con la performance dell’interessato: così il bonus del banchiere dipende dalla sua capacità di riuscire a compiere dei colpi eclatanti, più che dal numero dei clienti stabili che acquisiscono per la loro banca; e quello dello sportivo dipende dalla sua capacità di attirare pubblicità più che per il valore delle sue prestazioni: così il bonus dei velocisti, come ad esempio quello di Bolt, è molto inferiore rispetto a quello dei golfisti o dei calciatori.
Non è un modo ideale, inoltre, perché il bonus può danneggiare il risultato: un camionista sperando nel premio potrà far correre dei rischi a tutti quelli che incrocerà sulla strada; un operatore finanziario cercherà di prendere il massimo dei rischi, soprattutto se sa che la sua banca è troppo importante perchè  fallisca. Uno sportivo cercherà di adeguare il proprio risultato sulla base dei suoi premi; così Sergei Bubka, che ricevette un premio dalla federazione sovietica di atletica ogni volta che batteva un record mondiale , non lo superava che di un centimetro alla volta, durante più di 10 anni dal 1983 al 1994.
Infine perché il bonus non può essere attribuito che a delle persone che svolgono mestieri non essenziali alla vita sociale. Infatti, non si può immaginare che i medici siano remunerati in funzione del successo dei loro trattamenti ne che i professori siano remunerati secondo i risultati agli esami dei loro allievi. Detto altrimenti, un bonus non è accettabile se la società può tollerare che colui che lo possa ricevere non sia sempre al suo meglio, cioè se il suo mestiere non è socialmente vitale. E’ il caso di uno sportivo o di un banchiere. Non quello di un medico o di un professore. Ancora peggio, un medico o un professore che non facesse perfettamente il suo lavoro è punibile di un malus, sotto forma di un ammenda o della stessa interdizione all’esercizio. Considerando che nel caso di un banchiere il bonus è per se stesso, mentre se egli provoca delle perdite, il malus è per il contribuente.
La differenziazione delle contribuzioni secondo l’abilità è evidentemente necessaria, me essa non deve essere di stimolo a prendere dei rischi inutili. Bisogna dunque dapprima riconoscere che percepire un bonus significa ammettere che il suo mestiere è poco importante perchè la società possa tollerare che esso non sia svolto perfettamente. Bisogna poi interdirne l’uso quando possa pregiudicare i beneficiari in maniera nociva alla collettività.
Infine bisogna ccettare che colui che ne è escluso vada alla concorrenza: una banca (come il paese di origine) ha tutto da guadagnare a lasciar partire coloro che l’hanno trascinata nel delirio dei derivati dei derivati dei derivati.
Traduzione personale

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gen 072009
 

Il 2009 inizierà con due sole certezze: sarà l’anno mondiale dell’astronomia, e quello della più lunga eclisse solare del 21 secolo.
A parte ciò, tutto il resto è incerto e si organizza intorno a cinque temi essenziali, in ordine d’importanza: chi vincerà le elezioni europee di giugno? Chi sarà il vincitore delle elezioni tedesche di settembre? Quale sarà l’atteggiamento dei paesi produttori di petrolio di fronte alla dimunzione delle quotazioni del greggio? Quali saranno le prossime brutte sorprese della finanza mondiale? Qauli saranno le prossime manifestazioni del terrorismo?

A partire da ciò, si possono immaginare due scenari principali:
il più verosimile vedrà il nuovo presidente americano riuscire a finanziare grandi lavori pubblici attraverso il risparmio cinese e petrolifero. L’Europa dimostrerà attraverso una campagna elettorale caotica, la sua incapacità a parlare con una sola voce, non attirerà i capitali mondiali e si troverà in recessione, durante la quale i paesi emergenti, presi all’interno di innumerevoli manifestazioni di violenza (in Cina, In India, In Ucraina, in Pakistan, In Corea, nel Maghreb) vedranno fuggire i loro capitali e le loro elite.
Il meno verosimile vedrà i responsabili dei principali fondi sovrani comprendere che il deficit pubblico americano è insostenibile, che il sistema federale di riserva è in fallimento, che l’America non potrà pagare il suo debito, che investire capitali in buoni del tesoro americani è molto pericoloso, che nessuno a Washington controlla più nulla,trascinando un aumento del costo del debito, una caduta del dollaro ed un fallimento dello Stato federale, seguita da una iperinflazione planetaria.
Per misurare il modo attraverso cui si avvicinerà uno o l’altro di questi scenari principali, bisognerà sorvegliare la fiducia dei mercati e la capacità di prestito dello stato federale americano; si misurerà a breve termine attraverso i assi di interesse dei buoni del tesoro (T bills) e a lungo termine attraverso il prezzo delle opzioni di di vendita a termine degli stessi buoni. Più questo prezzo sale, più i secondo scenario diventa probabile.
Questi prezzi dicono tutto: gli investitori hanno così poca fiducia negli altri investimenti, che sono disposti ad investire oggi allo 0% nei buoni del tesoro americani. Al contrario, i prezzi delle opzioni di vendita a termine su questi buoni non cessano di aumentare. Detto in altro modo, l’America considerata come fallita, resta tuttavia l’ultima possibilità di investimento ancora accettabile. Così, gli stessi mercati non credono nel futuro dell’economia di mercato. E per una volta, potranno non sbagliarsi.

Traduzione personale dell’articolo:”L’anno T” dal sito di Jacques Attali

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