Cosa significa prendersi cura della propria vita e di quella degli altri? Perchè siamo quello che facciamo e quello di cui abbiamo cura? Esiste una “passione per il bene”? Da Levinas ad Heidegger, da S. Giovanni ad Hanna Arendt esiste un’interrogazione costante su cosa significhi “prendersi cura” della vita, propria e di quella degli altri. Ma soprattutto “se ci prendiamo cura delle persone quello che accade nello scambio relazionale con l’altro diverrà parte di noi. Della cura si può pertanto parlare nei termini di una fabbrica dell’essere”. Libro emozionante questo di Luigina Mortari, Direttrice del Dipartimento di Filosofia, Pedagogia e Psicologia dell’Università di Verona e dove insegna Epistemologia della ricerca qualitativa alla Scuola di Medicina e Chirurgia. Con un linguaggio preciso ma semplice e piano siamo immediatamente calati nella realtà del processo di cura che non significa parlare di Medicina o di Pedagogia, ma parlare della nostra vita di tutti i giorni, della passione per il bene che diventa un nuovo modo di interrogare se stessi e la propria vita.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
L’intervento di Walter Tocci al Senato sull’articolo 18, giusto per ricordarci chi siamo…
Tra le righe si legge una sfiducia nel futuro del paese. Si ritiene che l’Italia non possa essere diversa da come è oggi, non sia in grado di modificare la sua struttura economica tradizionale ormai messa fuori gioco dalla competizione internazionale. Si pretende di risolvere il problema eliminando i diritti e riducendo i salari, già oggi i più bassi in Europa, magari utilizzando gli 80 euro e il Tfr per pareggiare il conto.
Sembra una scelta di buon senso ma è una via senza uscita. I paesi emergenti saranno sempre nelle condizioni migliori di costo per vincere la concorrenza. L’unico modo per mantenere il rango di grande paese consiste invece nel migliorare il livello tecnologico, la specializzazione del tessuto produttivo, l’accesso nell’economia della conoscenza. Ma ci vorrebbe un’agenda di governo tutta diversa; bisognerebbe puntare sulla formazione permanente per migliorare le competenze, mentre qui si promuove per legge il demansionamento dei lavoratori; si dovrebbe puntare sulle politiche industriali della green economy mentre il decreto sblocca-Italia rilancia la rendita immobiliare; si dovrebbe puntare sulla ricerca scientifica e tecnologica, che invece subirà altri tagli con la legge di stabilità; si dovrebbe puntare sull’economia digitale non a parole ma con azioni concrete che ancora non si vedono.
Non si è mai cominciato a cambiare verso. Finora si sono visti i passi indietro. Con le riforme istituzionali gli elettori contano meno di prima. Con il Job Act si intaccano le garanzie per i lavoratori. Queste scelte non erano previste nel programma elettorale del 2013 che abbiamo sottoscritto come parlamentari del Pd. Non siamo stati eletti per indebolire i diritti.
La discussione sugli OGM è complessa ma non deve scadere nella semplice riproposizione di idee vaghe che non hanno nessun substrato scientifico. Per capire qualcosa di più segnalo una lucida analisi della Senatrice Cattaneo apparsa su Repubblica
Cinquant’anni fa moriva Ardengo Soffici. Caduto in un certo oblio, ma certamente da leggere anche oggi, al di fuori delle antologie che lo ricordano più per la fondazione del Lacerba che per ciò che ha scritto veramente. E poi come non ricordare la scazzottata alle Giubbe Rosse con Marinetti, Boccioni e Carrà che partirono da Milano per dargli una lezione, che restarono sorpresi dalle bastonate restituire da Ardengo il quale, il giorno dopo, andò con Slataper e Prezzolini a restituire la cortesia alla Stazione di Firenze ai partenti futuristi, con i quali si riconciliò tempo dopo. Ed anche se le sue idee non sono le mie, chapeau, Ardengo!
« …centro d’attrazione di quanti erano spiriti indipendenti, ardenti, appassionati di pura bellezza e di verità ardite spietate, di enunciazioni magari scandalose (…) di energia giovanile che ci spinge al combattimento ideale, un bisogno di aria nuova, un’allegra volontà di spoltrire il mondo circostante, di spalancar le frontiere dell’intelligenza e dell’arte per un principio di nuova umana universalità. >>
(dal Programma di Lacerba)
Certamente un traguardo di cui andare fieri: raggiunti i 4000 trapianti di rene inPiemonte. Ma cosa ci può insegnare questo risultato? Se infatti da un lato si rimarcano i numeri raggiunti dalle tre sedi in cui fattivamente viene compiuto l’atto finale del trapianto, dall’altro si tende a dimenticare che questo è l’ultimo anello di una catena ben più ampia e misconosciuta. Gli organi infatti vengono prelevati nelle diverse sedi ospedaliere abilitate, che sono per la maggior parte diverse da quelle di “impianto” e che vedono la mobilizzazione di medici di diverse specialità (anestesisti-rianimatori, urologi, anatomo-patologi ecc.), infermieri di sala operatoria e non, tecnici laboratoristi, personale addetto al trasporto fino, a volte, alle stesse forze dell’ordine che garantiscono e agevolano il trasporto stesso. E che spesso avviene di notte e in giorni “festivi”, per lasciare a disposizione le sale operatorie per la “normale” attività diurna di interventistica. E che si avvale di una vera e propria rete ramificata composta di molte professionalità nelle diverse aree geografiche che vanno al di là delle stesse regioni, se non degli Stati stessi. Un lavoro davvero “oscuro” verrebbe da dire. E qui sta l’insegnamento della Medicina moderna, che raggiunge questi risultati quando agisce come una “rete”, “insieme”, sincronizzata, al di là molto spesso di ciò che persino è dovuto contrattualmente, con sacrificio personale. La Medicina moderma è questa, dove certamente esiste chi deve comandare ma che, a differenza del passato, non può più solo basarsi su capacità concentrate in poche “mani” di illustri professori di chiara fama. Esiste cioè una consapevolezza e capacità tecnica che è distribuita molto più estesamente rispetto al passato. Ecco perchè, soprattutto oggi, è particolarmente errato parlare solo di “eccellenze” che danno lustro alla nostra sanità pedemontana, dimenticandosi che l’eccellenza è un prodotto diffuso territorialmente. E che non può manifestarsi se tutto il resto del sistema territoriale non la sostiene, a volte anche solo per compiere tutto il lavoro che deve essere svolto per dare sollievo alle richieste del proprio ambito geografico. Perchè per fare buoni trapianti è necessario che qualcuno, oltre a rendere disponibile un organo, si prenda carico di svolgere tutta quell’attività chirurgica che non può essere svolta nei cosiddetti centri di eccellenza. Un diamante, quindi, davvero molto sfaccettato e di una complessità poco conosciuta anche da chi deve fare buona informazione. Oltre al grande centro dove si dona nuova vita, esistono medici che convincono e raccolgono il consenso a donare gli organi, persone che spendono la propria capacità morale e che si caricano del lato “triste” della successiva vittoria, che si siedono di fronte ai familiari di un donatore che quella sera torneranno a casa con un altro stato d’animo e che rappresentano, anch’essi degli eroi davvero positivi dei nostri tempi edonistici ed individualistici. La Medicina dei soliti ignoti che non finiscono certamente sui giornali, ma che costruiscono tutti insieme la moderna Medicina, di chi cura, di chi riceve la cura e di chi rinuncia alla vita dei propri cari per donare. I soliti ignoti, insomma…
Bene, adesso che abbiamo vinto iniziamo a parlare di cose serie. Iniziamo parlare di politica sanitaria, di persone che si rivolgono ai nostri servizi, all’innovazione sanitaria e non di chi sarà il nuovo Assessore alla sanità. Iniziamo a parlare di come mettere in ordine dal punto di vista ambientale il nostro – ormai quasi residuale – sistema industriale, di come l’economia ambientale possa portarci beneficio e buona crescita, di come sia possibile un nuovo sviluppo riducendo gli impatti ambientali ed anzi, facendo in modo che diventino un’opportunità e non un peso. Eccoci, dunque: con Sergio Chiamparino proprio perchè siamo convinti che sia possibile un nuovo modo di far politica. Anche se sarà difficile e non tutti la penseranno come noi. Noi ci siamo
16 anni utili per incidere positivamente sul cambiamento climatico: questo è il messaggio contenuto nella sintesi per i policymaker dell’ IPCC pubblicata oggi (mentre il rappoero completo sarà disponibile il 15 aprile). Chiarito il fallimento dell’obiettivo della riduzione delle emissioni da ottenersi nel 2020, il documento stima necessario un taglio di CO2 molto più rapida di quella ottenuta finora agendo soprattutto sui settori della produzione dell’energia elettrica, mentre appare più difficile alle attuali condizioni politiche incidere sui trasporti. Importante innovazione è l’attenzione anche ai comportamenti individuali con la capacità di combattere anche su questo fronte con risultati significativi. Da sottolineare anche come la lotta ai cambiamenti climatici sia un aspetto della più grande questione dell’equità: i paesi in via di sviluppo finirebbero, se continuasse questa tendenza, con il pagare in maniera molto più onerosa le politiche di mitigazione necessarie, creandosi un mercato delle emissioni con prezzi diversi a seconda dei Paesi. Insomma, la scienza internazionale sembra non dare messaggi discordanti sul fatto che il tempo è sempre meno.
(AGI) Attesa per il 14 aprile quando a Milano verrà presentato BooksinItaly, il primo sito per la promozione dell’editoria, della lingua e della cultura italiana nel mondo. Disponibile in italiano e inglese, lo spazio sul web si rivolge agli editori, sia italiani che stranieri, ai traduttori, agli italianisti e agli Istituti italiani di cultura all’estero. L’iniziativa nasce per volontà della Farnesina, del ministero dei beni e della attività culturali e del centro per il libro e la lettura, in collaborazione con l’associazione italiana editori, con il patrocinio di Expo 2015 e il sostegno di regione Lombardia, comune di Milano e fondazione Cariplo. BooksinItaly si inserisce all’interno di un progetto più ampio coordinato da fondazione Mondadori. Alla presentazione nel capoluogo lombardo ci saranno Andrea Meloni, capo della direzione generale promozione sistema paese della Farnesina, Cristina Cappellini, Gian Arturo Ferrari, Luisa Finocchi, Luca Formenton, Stefano Parise e Marco Polillo, con il coordinamento di Oliviero Ponte di Pino
Martedì 8 aprile presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche di Piazzale Aldo Moro a Roma verrà presentato il “Manifesto per un’Europa di progresso”. Si tratta di un contributo che un folto gruppo di scienziati italiani, alcuni di loro con incarichi istituzionali rilevanti, hanno inteso dare per un concreto rilancio del sogno degli Stati Uniti d’Europa, proprio nel momento di maggior difficoltà della sua realizzazione. Il “Manifesto” origina dalle preoccupazioni che gli scienziati valutano nei riguardi di un processo d’integrazione delle nazioni europee in profonda crisi. Dalla consapevolezza che la piena estensione dei confini oltre i limiti nazionali rischi d’interrompersi bruscamente a causa delle inadeguatezze strategiche di chi fino ad ora ha condotto questo progetto. Dalla constatazione che le opportunità di reale progresso per i cittadini europei, in ambito di sviluppo civile, economico, democratico, culturale, pacifico, non possano prescindere dalla realizzazione di un’Europa dei popoli. Scienza, sapere e nuova conoscenza tendono a svilupparsi in modo naturale e hanno da sempre oltrepassato qualunque limite geografico, artificiale o mentale che si sia provato loro ad imporre. Gli scienziati intendono testimoniare la straordinarietà di questa “natura” che poi altro non è che la natura stessa dell’uomo, consapevoli che lo sviluppo e la diffusione del pensiero critico, che è proprio della scienza, possa contribuire ad ampliare l’esercizio effettivo dei diritti e della partecipazione democratica. Il riferimento esplicito va ad altri storici Manifesti, quali quello di Einstein e Nicolai; e quello di Spinelli, Colorni e Rossi. Ricordando che nella prima metà dell’Ottocento riunioni di scienziati italiani contribuirono alla realizzazione concreta dell’unità d’Italia, si propongono di dare un contributo per una realizzazione piena dell’unione politica dell’Europa, di un’Europa dei popoli. La stesura del Manifesto ha visto per ora coinvolti, a parte pochissime eccezioni, i soli scienziati italiani. L’obiettivo è di estendere rapidamente questa iniziativa in tutta Europa, provando ad avviare un movimento che possa sollecitare l’intera società continentale. (altro…)
Questi giorni il Big Ben ha una sfumatura d’altri tempi come non si vedeva dai tempi in cui fu coniata, proprio là, la parola smog: smoke + fog. Il Governo inglese ha persino allertato i cittadini londinesi chieddendo loro di restare a casa se non altrimenti costretti a causa degli alti valori di inquinamento atmosferico registrati nella capitale britannica. In breve si è verificato quanto già accaduto nell’ultimo periodo a Parigi e Bruxelles dove le autorità hanno comunicato la necessità di provvedimenti di vario genere. Oltre il danno, la beffa si è materializzata dopo che la Commissione Europea ha aperto una procedura contro Londra per non aver ridotto, come richiesto, le emissioni di diossido di azoto, prodotto in maggior parte da gas di scarico. Insomma, giusto per annotare qualche priorità politica continentale. E non solo…