Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Grecia: la mortalità infantile aumenta del 43% secondo Lancet

lancet

Se uno Stato va in bancarotta come sarà la salute dei suoi cittadini? E se rifiuta i diktat dei creditori internazionali sui tagli del servizio sanitario cambierà qualcosa? La risposta ci arriva da uno studio pubblicato a febbraio sulla forse più prestigiosa al mondo rivista medico-scientifica “Lancet” compilato da ricercatori delle università inglesi di Cambridge ed Oxford. Mentre la risposta alla prima domanda appare più prevedibile, la seconda è tutt’altro che scontata. Ma andiamo per ordine.

I ricercatori hanno preso in considerazione i dati provenienti dalla Grecia di cui tutti conosciamo la parabola economica recente e che certamente non può pensarsi come culturalmente diversa dalla Francia o dalla Germania. I risultati sono stati davvero al di là delle attese: la mortalità infantile è raddoppiata con un aumento dei bambini sottopeso alla nascita di quasi il 20%, cifra pari a quella dei bambini nati morti. La situazione è così grave  per le persone affette da malattie croniche gravi come ad esempio il diabete che spendono tutte le loro risorse solo per comprare cibo oppure l’insulina per sopravvivere. Il taglio delle forniture di siringhe monouso ha poi fatto impennare le infezioni da AIDS da 15 a quasi 500 in tre anni.

Ma se in Grecia questa è la situazione imposta dalla Troika europea che ha obbligato al dimezzamento del bilancio del Servizio Sanitario, i ricercatori britannici hanno scovato un vero e proprio caso “di scuola” dove le cose sono andate diversamente grazie alle decisioni politiche prese in controtendenza, o meglio in speculare contrasto rispetto alla Banca Centrale Europea o al Fondo Monetario. Infatti ci eravamo dimenticati della feroce crisi economico-finanziaria che qualche anno orsono aveva colpito l’Islanda, che invece aveva duramente respinto le misure dettate dai creditori internazionali e dal fondo monetario – pur ricordando che Rejkyavik non fa parte dell’Unione Europea. Gl islandesi,, così come i finlandesi, attraverso un durissimo ma solidaristico piano di sacrifici scelti attraverso la condivisione popolare ma soprattutto concentrando i tagli in altri settori , hanno compensato gli effetti nocivi della crisi sulla salute delle loro popolazioni, non  facendo registrare particolari scostamenti sulla mortalità infantile e altri parametri riferiti alle patologie più gravi.

Qui puoi scaricare l’articolo di Lancet

Sanità senz’anima a Progetto Democratico

Domani presenterò il libro di Gerardantonio Coppola alle ore 20.30 nella sede di Progetto Democratico in via Ormea 93 F. Una serata per parlare di salute, medici, medicina, servizio sanitario, ospedali, spesa sanitaria… Venite a parlarne con noi, senza peli sulla lingua.

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Chirurghi per la tua salute: il video

Incontro Sanità piemontese e ospedale di Carmagnola

Il 7 febbraio alle ore 21.00 presso la Biblioteca di Carmagnola parteciperò all’incontro su “Sanità piemontese e Ospedale di Carmagnola”

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Perché bisogna difendere il Servizio Pubblico Sanitario

epidemiologia e prevenzione

Paolo Vineis ci (ri)spiega perché sia necessario difendere il Servizio Pubblico. Non solo quello sanitario

Qui il collegamento con l’articolo pubblicato in Epidemiologia & Prevenzione

Crisi Piemonte: iniziamo dalla Sanità.

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Il tramonto dell’attuale classe amministrativa del Piemonte è nei fatti. Ricorsi o non ricorsi, la sensazione della chiusura di un ciclo è palpabile nel comune sentire, anche se ciò non significhi automaticamente il passaggio di colore nelle bandierine del Consiglio Regionale. Ma è necessario dare una solida base ai ragionamenti che in tutti questi anni sono stati al centro di una crisi non solo politico-economica ma soprattutto sociale. Presentarsi di fronte alle speranze delle persone cercandone il consenso necessita un momento di ragionamento profondo e salutare dove si raccolgono tutte le battaglie fatte e si proiettano in un’idea di società, di volontà politica chiara e senza ambiguità. La proposta è quella di ripartire da un’idea di salute e di organizzazione dei servizi sanitari importante non solamente perché questa rappresenta circa l’80% del bilancio dell’attività di ogni regione, ma soprattutto perché i motivi ed i modi delle risposte sanitarie danno il senso e la forma di quale società vogliamo costruire. Tenendo conto che anche il centrosinistra dovrà operare scelte davvero dolorose per rimettere all’onore del mondo quanto di più sensibile tocca ogni cittadino: le cure e l’assistenza alla propria persona. Da qui dobbiamo ripartire, chiamando a raccolta le nostre intelligenze e la nostra esperienza per poter formulare proposte concrete ed efficaci sulla competenza principe dell’azione amministrativa regionale: l’organizzazione della risposta ai bisogni di salute. Che, è ormai ampiamente riconosciuto, non può limitarsi ad una risposta di tipo economicistico o semplicemente organizzativo. La proposta è quindi quella di iniziare a lavorare da subito trovando i modi e le sedi adeguate per iniziare a costruire una risposta forte e moderna che dovrà arrivare in tempi rapidi e certi. Una domanda che proponiamo prima di tutto a Sergio Chiamparino, il candidato certamente meglio “attrezzato” e che personalmente ritengo dotato di personalità e capacità politica tale da comprendere immediatamente quante chances si giochino su questo fronte anche in altri settori che devono essere rilanciati nella nostra Regione quali il lavoro, la ricerca, l’innovazione. Subito quindi una sorta di Stati Generali della Salute del centrosinistra. Per il nostro benessere e la nostra sicurezza di cittadini

Il futuro del Sistema Sanitario Nazionale. Intervento di Amedeo Bianco

Bianco amedeo

Amedeo Bianco, Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO) e già nostro Presidente dell’Ordine della Provincia di Torino, interviene in questo articolo proponendo un disegno sul futuro del Sistema Sanitario Nazionale

I veri nodi da sciogliere attengono a profili istituzionali, economici, gestionali -organizzativi e tecnico-professionali. E sono nodi che stanno fortemente condizionando al ribasso l’Equità e l’universalismo del nostro SSN, erodendo in alcune aree del paese anche delicati aspetti di qualità, efficacia e sicurezza delle cure.
Sul piano istituzionale, il nostro servizio sanitario necessita di un ministero della Salute con funzioni e compiti di governo e di indirizzo più incisivi, che, in situazioni definite, sovraintenda ai poteri organizzativi e gestionali costituzionalmente affidati alle Regioni.
Si tratta infatti di garantire indistintamente a tutti i cittadini italiani un diritto protetto dalla Costituzione e, come tale, unico ed indivisibile, al netto di un federalismo gravato da non poche ombre.
Inoltre – sempre in coerenza con lo spirito ed il dettato della nostra Costituzione che, unico tra i diritti previsti, definisce come fondamentale quello alla Tutela della Salute – andrebbero diversamente bilanciati gli ambiti di autonomia e di potestà del ministero della Salute rispetto a quello dell’Economia.

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Odissea in ambulanza: cuncta stricte discussurus

sanità tunnel

Un piccolo sopravvento di nausea. Questa storia dell’ambulanza e del trasferimento di una gravida a 170 Km. di distanza mi lascia solo un senso di nausea. Perché tutti i giorni molti di noi vanno al di là dei limiti imposti dalle regole del proprio lavoro per non permettere che una tale disorganizzazione possa prendere il sopravvento sulla realtà delle cose. Perché quella corsa disperata ha annullato tutta l’opera di quanti ogni giorno vanno davvero “oltre” per evitare questi risultati. E quello che resta dovrebbe essere “diverso”. Perché un vero cambiamento politico dovrebbe passare da un maggiore ascolto. E se ci ponessimo in ascolto resteremmo spiazzati, perché sentiremmo parole diverse dall’accusa semplice rivolta ad un “chiunque” responsabile. Se raccogliessimo i commenti più numerosi, scopriremmo un cordoglio diverso, il cui comune denominatore diventa “è anche colpa mia”. Ecco: voler cambiare tutta la nostra politica significherebbe passare attraverso questa strettoia. E questo vorrei anche dalla mia parte politica. Perché, prima di tutto, anche chi è all’opposizione dovrebbe iniziare la propria valutazione partendo dal sentimento che è anche colpa nostra. Perché significa non essere stati in grado di essere davvero determinanti riguardo un aspetto essenziale. Non basta dire di averlo detto. E spero che la nausea non aumenti venendo a sapere che qualcuno possa farne momento di polemica politica. Ora capisco  le parole del requiem. Cuncta stricte discussurus

Pronto soccorso e vaccini. Sine ira et studio

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Agli studenti di Medicina, che sostengono l’esame di Igiene, può capitare una domanda all’apparenza banale: quanti vaccini contro l’influenza si dovranno preparare quest’anno nella tua città? La domanda mi è tornata in mente leggendo i diversi articoli lanciati dai diversi media in questi giorni sulla situazione dei Pronto Soccorsi cittadini, dove impazzano le considerazioni più variegate con i dati più diversi da testata a testata. Pochi medici e infermieri, molti pazienti sopra i 65 anni, territori di competenza dei diversi punti di accesso con più di 300 mila abitanti e via discorrendo. Tutto vero, certamente, come ben sa chi in quegli ambienti lavora e cerca di tappare tutti i buchi dello scolapasta sanitario, non solo nostrano. In realtà il problema mi era già salito alle narici qualche mese fa, quando ci fu la buriana dei centri di emodinamica, dove alla fine il nodo di Gordio venne tranciato di netto da esperti della società scientifica deputata ad occuparsi di queste cose e che sanno calcolare quanti centri sono necessari così come un buon igienista sa suggerire quanti vaccini vadano preparati quest’anno. Ciò che non mi torna mai leggendo i vari articoli di cronaca cittadina è perchè nessuno si chieda mai di cosa effettivamente abbiamo bisogno per far fronte a queste situazioni. Gli stessi informatori o decisori – giornalisti e politici – tendono a suggerire risposte semplici a domande complesse, mentre un buon studente di medicina che vuole superare con successo l’esame di Igiene sa che le risposte possono essere complesse a domande che alla fin fine vengono formulate in modo semplice. A condizione, però, che prima si studino gli appunti e i libri giusti. Perché spesso, in queste materie, le risposte non sono così immediatamente scontate e intuitive. Bisognerebbe, a questo punto, fare un salto di qualità sia comunicativo che politico, dando per scontato che le persone che devono informare in realtà sappiano già che i propri lettori  hanno il quadro di cosa accade nei Pronto Soccorso e le persone che devono decidere non visitino semplicemente gli ospedali, ma chiedano a chi di dovere di calcolare il numero di dosi necessarie per superare le pandemie annuali che tornano, ogni anno, negli stessi tempi e con gli stessi sintomi. Usando il tempo a disposizione per preparare il futuro di una nuova risposta sanitaria, che dovrà dimenticarsi la sterile polemica politica fine a se stessa, e unire la volontà politica alla capacità di risolvere il problema del numero dei vaccini. Sine ira et studio.

P.S. Chiaramente, per chi non l’avesse capito, i Pronto Soccorso non sono pieni di persone influenzate, e le dosi di vaccino sono una metafora…

L’uovo di Colombo ambientale di Cianciullo

Antonio Cianciullo di Repubblica rovescia sul tavolo il famoso uovo di Colombo sulla questione ambientale.

I dati oggettivi per la creazione di un mercato per la mobilità sostenibile (cioè che ci sostenga lungo la vita anziché interromperla) ci sono tutti. Quello che manca sono le regole del gioco: vantaggi fiscali per chi inquina meno invece che premi per chi inquina di più, capacità di programmazione dei servizi pubblici, sostegno alle imprese che lavorano nella direzione giusta.