gen 072014
 

sanità

Agli studenti di Medicina, che sostengono l’esame di Igiene, può capitare una domanda all’apparenza banale: quanti vaccini contro l’influenza si dovranno preparare quest’anno nella tua città? La domanda mi è tornata in mente leggendo i diversi articoli lanciati dai diversi media in questi giorni sulla situazione dei Pronto Soccorsi cittadini, dove impazzano le considerazioni più variegate con i dati più diversi da testata a testata. Pochi medici e infermieri, molti pazienti sopra i 65 anni, territori di competenza dei diversi punti di accesso con più di 300 mila abitanti e via discorrendo. Tutto vero, certamente, come ben sa chi in quegli ambienti lavora e cerca di tappare tutti i buchi dello scolapasta sanitario, non solo nostrano. In realtà il problema mi era già salito alle narici qualche mese fa, quando ci fu la buriana dei centri di emodinamica, dove alla fine il nodo di Gordio venne tranciato di netto da esperti della società scientifica deputata ad occuparsi di queste cose e che sanno calcolare quanti centri sono necessari così come un buon igienista sa suggerire quanti vaccini vadano preparati quest’anno. Ciò che non mi torna mai leggendo i vari articoli di cronaca cittadina è perchè nessuno si chieda mai di cosa effettivamente abbiamo bisogno per far fronte a queste situazioni. Gli stessi informatori o decisori – giornalisti e politici – tendono a suggerire risposte semplici a domande complesse, mentre un buon studente di medicina che vuole superare con successo l’esame di Igiene sa che le risposte possono essere complesse a domande che alla fin fine vengono formulate in modo semplice. A condizione, però, che prima si studino gli appunti e i libri giusti. Perché spesso, in queste materie, le risposte non sono così immediatamente scontate e intuitive. Bisognerebbe, a questo punto, fare un salto di qualità sia comunicativo che politico, dando per scontato che le persone che devono informare in realtà sappiano già che i propri lettori  hanno il quadro di cosa accade nei Pronto Soccorso e le persone che devono decidere non visitino semplicemente gli ospedali, ma chiedano a chi di dovere di calcolare il numero di dosi necessarie per superare le pandemie annuali che tornano, ogni anno, negli stessi tempi e con gli stessi sintomi. Usando il tempo a disposizione per preparare il futuro di una nuova risposta sanitaria, che dovrà dimenticarsi la sterile polemica politica fine a se stessa, e unire la volontà politica alla capacità di risolvere il problema del numero dei vaccini. Sine ira et studio.

P.S. Chiaramente, per chi non l’avesse capito, i Pronto Soccorso non sono pieni di persone influenzate, e le dosi di vaccino sono una metafora…

ott 262010
 

Sapete di cosa si parla nei luoghi di lavoro? Se pensate che tutti i giorni nelle mense aziendali si parli dell’ultimo ricorso al Tar o delle terre dell’ex Presidente del Consiglio regionale Gariglio o del tapiro verde donato in Consiglio Regionale a Mercedes Bresso, beh, negli ospedali non sembra esserci traccia di queste campali battaglie o informazioni giornalistiche. Parlando almeno del mio luogo di lavoro, sembra che l’argomento più gettonato sia la prossima riorganizzazione dei presidi di cura. Come pure del blocco del turn over, delle pensioni, dell’impossibilità prossima ventura di ottenere nuovi strumenti di diagnosi e cura. Passando per alcune domande come ad esempio quali Pronto Soccorso verranno salvati nella nostra ASL. Non è un mistero che ad esempio in uno degli ospedali della mia Azienda ospedaliera stia facendosi strada l’idea che il Pronto Soccorso possa restare aperto fino alle 8 di sera per poi chiudere e riaprire la mattina dopo. E poi 3 pronto soccorso nel giro di 10 km sono effettivamente uno spreco, come chioserebbe il nostro Presidente della Regione! Ma quest potrebbero essere chiacchiere di quattro amici al bar: aspettiamo con fiducia che dopo più di 6 mesi di nuovo governo regionale qualcuno ci racconti finalmente cosa avverrà della nostra sanità.