Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

Il futuro del Sistema Sanitario Nazionale. Intervento di Amedeo Bianco

Bianco amedeo

Amedeo Bianco, Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO) e già nostro Presidente dell’Ordine della Provincia di Torino, interviene in questo articolo proponendo un disegno sul futuro del Sistema Sanitario Nazionale

I veri nodi da sciogliere attengono a profili istituzionali, economici, gestionali -organizzativi e tecnico-professionali. E sono nodi che stanno fortemente condizionando al ribasso l’Equità e l’universalismo del nostro SSN, erodendo in alcune aree del paese anche delicati aspetti di qualità, efficacia e sicurezza delle cure.
Sul piano istituzionale, il nostro servizio sanitario necessita di un ministero della Salute con funzioni e compiti di governo e di indirizzo più incisivi, che, in situazioni definite, sovraintenda ai poteri organizzativi e gestionali costituzionalmente affidati alle Regioni.
Si tratta infatti di garantire indistintamente a tutti i cittadini italiani un diritto protetto dalla Costituzione e, come tale, unico ed indivisibile, al netto di un federalismo gravato da non poche ombre.
Inoltre – sempre in coerenza con lo spirito ed il dettato della nostra Costituzione che, unico tra i diritti previsti, definisce come fondamentale quello alla Tutela della Salute – andrebbero diversamente bilanciati gli ambiti di autonomia e di potestà del ministero della Salute rispetto a quello dell’Economia.

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L’Italia precipita in basso nella classifica sanitaria

L’Italia è ancora al vertice nell’eccellenza sanitaria mondiale? Sembra davvero di no. Secondo i dati dell’Euro Health Consumer (Health Consumer Powerhouse 2012) – resi noti  da Quotidianosanità.it – sulla base di 42 indicatori di performance di 34 stati europei, il nostro sistema sanitario nazionale si è classificata:
10° nel sottogruppo “diritti del malato e informazione” (dopo Croazia, Estonia,Lituania ecc.) ,
11° per la voce “risultati” (dopo Islanda, Rep.Ceca, Slovenia ecc.);
21° per “accessibilità e tempi di attesa”(dopo Romania, Grecia, Cipro ecc.) ;
22° per l’area “farmaceutica”(dopo Slovenia, Irlanda, Rep.Ceca ecc.) ;
26° per “prevenzione, equità di Sistema”(dopo Portogallo, Malta, Slovacchia ecc.) .
Su tutte le voci globalmente esaminate risultiamo occupare il 21° posto.
Ancora peggiore, secondo il rapporto Ocse-UE “Health at a Glance Europe 2012“, la nostra posizione per ciò che riguarda le risorse impegnate a favore della prevenzione sanitaria: 0.5% della spesa sanitaria globale contro una media europea del 2.9%, toccando il fondo della classifica insieme a Cipro.
Critica anche la percentuale destinata al mantenimento del Sistema Sanitario. Secondo i dati della Organization for Economic Co-operation and Development- (Oecd Health Data 2012), il nostro Paese investe il 9,3 % del Pil (meno di Olanda 12%, Francia e Germania 11,6%,Gran Bretagna e Spagna 9,6%) di cui il 76,6% è “spesa pubblica”.
La spesa pro-capite italiana è di 2.964 $ (contro Olanda: 5.056, Germania :4.338, Francia: 3.974, Irlanda: 3.710, Gran Bretagna: 3.433, Spagna: 3.060).
Sono quindi davvero lontane le performances dei primi anni 2000, quando il Sistema Sanitario Nazionale italiano risultava al 2° posto al mondo per capacità di risposta assistenziale universale in rapporto alle risorse investite secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il tutto nel silenzio della campagna elettorale sui temi sanitari e sulle responsabilità di questa caduta che potrà essere ancora per poco ammortizzata dall’impegno e dalla competenza degli operatori sanitari italiani.

I ricchi fuori dal sistema Sanitario?

Sempre più spesso leggiamo infuocati articoli sulla necessità di ricorrere a regimi privati per ciò che attiene alla gestione della nostra Sanità. Ultimamente è di moda suggerire la fuoriuscita dal sistema di protezione sanitaria dei cittadini ad alto reddito, in modo tale da ottenere risparmi per le casse pubbliche e lasciare ad un sistema di sanità parallelo chi può permetterselo. Ma è davvero conveniente tutto ciò? Pare davvero di no, soprattutto comparando esperienze anche europee che in questi anni hanno tentato di giocare questa carta. In questo articolo di  Grazia Labate - già sottosegretario alla sanità -   per Quotidiano Sanità, vengono analizzati i risultati di chi, soprattutto  Germania ed Olanda, hanno permesso la fuoriuscita della popolazione benestante dal sistema sanitario senza ottenere benefici per le casse pubbliche e per i medesimi cittadini. Tutto ciò non significa che il sistema debba essere lasciato nelle condizioni odierne, ma scorciatoie populistiche di sapore liberistico non raggiungono, conti alla mano, traguardi utili per nessuno. Un po’ di serietà, quindi…

Link all’articolo di Grazia Labate

Quando il sistema sanitario fa classifica

Per Newsweek pare che l’Italia si classifichi al 23° posto tra diverse nazioni per la qualità di vita. Non granchè per l’orgoglio nazionale, soprattutto tenendo conto che siamo dietro anche al Belgio ed all’Irlanda, ma tant’è. La classifica è stilata tenendo conto di 5 indicatori. Il fatto da rimarcare è che l’indicatore che ci tira un po’ su è quello del sistema sanitario, mentre glialtri sono scarsetti. Non lamentiamoci quindi troppo sui nostri ospedali perchè, almeno da questo punto di vista gli altri stanno peggio. Un poco di orgoglio personale perchè, malgrado tutto, i medici e gli infermieri italiani continuano a fare miracoli malgrando i governi cerchino, pervicacemente, di distruggere il nostro sistema sanitario nazionale. Neanche questa volta ci sono riusciti. Sulla prossima non possiamo garantire nulla…