mar 282012
 

In Italia ne parla indirettamente il Rapporto di Legambiente sui Comuni Rinnovabili, mentre il Francia (come ripresa daEcoblog) ci pensa il Commissariat Général au Développement Durable (CGDD) che pubblica i suoi dati sulla Green Economy: L’economia rinnovabile avanza e non sente le perturbazioni della crisi economica globale in atto. Settori come la cura della qualità dell’aria, il riciclo delle acque, i rifiuti, la bonifica dei suoli, trainano l’economia francese, producono posti di lavoro nuovi di zecca, rinforzano le esportazioni. Numeri interessanti che dovrebbero essere meglio analizzati da chi coordina politiche nel settore pubblico, dalle Università che devono preparare i giovani a risolvere future emergenze e dalle aziende che hanno deciso di riconvertire le proprie attività verso nuovi mercati. Uscire dal ‘900 e dai suo paradigmi economici significa anche questo.

lug 122011
 

Sta per iniziare un grande esperimento di economia ambientale: l’introduzione della carbon tax in Australia, una tassa sulle emissioni di anidride carbonica che andrà a colpire i 500 maggiori gruppi inquinanti di quel Paese. Dopo le esperienze parziali e poco convinte europee, questa può definirsi l’intervento più ambizioso a livello mondiale da osservare senza dubbio con molta attenzione. Si passa cioè per la prima volta dalla teoria alla pratica, e questo in un Paese che ha indici di inquinamento molto alti dovuti fondamentalmente alla dipendenza energetica dal carbone (soprattutto per la produzione di energia elettrica) e che è responsabile di circa l‘1,5% delle emissioni mondiali di gas serra. Continue reading »

mar 302011
 

Chi si aspettava una fuga di massa dalla nuova Germania verde probabilmente resterà deluso. Nella regione dove il prossimo capo del Governo regonale sarà un signore che è stato uno dei soci fondatori dei “grunen” tedeschi, non si assiste a dichiarazioni disperate da parte delle grandi industrie che lì risiedono, nè a smantellamenti repentini delle produzioni con traslochi balcanici o cinesi. Daimler e Bosch, per citarne due conosciute anche da noi, appaiono rilassate e per nulla intimorite dalla svolta ambientalista del prossimo governo regionale di Winfried Kretschmann. Perchè? Continue reading »

ott 192010
 

Sono sempre più chiare le elaborazioni economiche sull’impatto del commercio internazionale delle tecnologie per fonti di energia rinnovabile nei bilanci delle nazioni. Roberto Romano su Economia e Politica arriva perfino a candidare il settore delle clean energy technologies come motore della distruzione creativa schumpeteriana dove una fuoriuscita dalla depressione economica si prevede “solo quando un “grappolo” d’innovazioni riesce a formarsi e si traduce in nuove opportunità di crescita, investimento e profitto, con una crescita del sapere tecnologico”. In sostanza già ora il mercato delle tecnologie “verdi” sta condizionando le strategie di sviluppo internazionali con variazioni delle specializzazioni fin qui conosciute nelle diverse aree. Il nostro problema è che, tra i Paesi europei, l’Italia è quella che, mettiamola così, fa fatica a mantenere competitività  nella produzione e commercializzazione nelle tecnologie per fonti rinnovabili. Sempre Romano ci segnala che esiste circa un calo del 30% per l’Italia nella quota di esportazione di queste tecnologie e cresce la quota di importazione di queste tecnologie a causa, soprattutto, dei fallimentari livelli di investimento in ricerca & sviluppo nel settore. Il rischio per il futuro è paradossale sostituendo la “dipendenza” odierna dalle fonti fossili di cui il nostro Paese è sguarnito, a quella ben più pericolosa della dipendenza tecnologica legata alle fonti rinnovabili. Incentivare quindi il consumo di energie pulita, ma insieme sviluppare anche un sistema in grado di produrla non dipendente dall’estero. Eccola vera sfida del nostro sistema-paese.