giu 242013
 

Da segnalare due interessanti articoli sulla costituenda formazione “Green Italia” – che si riunirà il prossimo 28 giugno a Roma – con i contributi di Della Seta- Ferrante e Beppe Gamba di cui riprendo un inciso significativo 

Quello che stiamo proponendo non è una nuova “formula” dei Verdi: io sono convinto che, purtroppo, in Italia, i Verdi Italiani e gli ambientalisti – a torto o a ragione – abbiano dato di sé l’idea di quelli che non fanno fare le cose. Noi ci proponiamo, al contrario, di “fare le cose” giuste, “fare le cose” dello sviluppo sostenibile. E fare le cose vuol dire anche che le ferrovie si debbano costruire, se necessarie, che gli impianti per il trattamento dei rifiuti sorgano sul territorio, se c’è bisogno, che gli impianti di produzione delle energie rinnovabili vadano realizzati. Certo, bisogna rispettare le regole, prima di procedere, occorre la valutazione di impatto ambientale: non è che ogni volta, un amministratore è costretto a correre dietro a un comitato Nimby locale! Perché altrimenti, torneremmo al passato. I Verdi italiani e una parte del nostro ambientalismo (a differenza di quanto accade in Europa) hanno finito con l’incarnare solo il “no”: al cambiamento e a un modello diverso di politica ambientale.

mag 262011
 

Venendo invece al merito delle ricette green per l’uscita dalla crisi del debito il tema è quello della “crescita”, di cui i Paesi indebitati hanno disperato bisogno. La sfida è quindi offrire ricette credibili di crescita sostenibile. Il filo conduttore non può che partire dalla filiera dell’energia. Produrre la propria energia vuol dire creare posti di lavoro che non si perdono a causa dalla concorrenza estera. Quindi produrre le macchine e i servizi che servono a fare energia, e i beni e i servizi che permettono il risparmio energetico. L’Italia produce macchine di qualità, ha una grande tradizione ingegneristica. Dagli infissi isolanti agli inverter, dalle pale eoliche alle auto elettriche, all’agricoltura di qualità, abbiamo le capacita tecnologiche per autoprodurre la nostra crescita (stavolta sostenibile) e con essa l’uscita dall’incubo del debito. Cosa produrre, come produrlo e come misurarlo. Lungi dal rappresentare la summa dei no, l’ecologismo politico oggi e’ chiamato alla sfida della concretezza, alla materializzazione della trasformazione. L’elaborazione di strategie proprie ci servirà a non trovarci davanti alla porta chiusa dell’austerità, nel decennio che viene (…)

Luca Bonaccorsi

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mar 212011
 

L’Ecologia Politica si basa su un semplice concetto: il valore del futuro. Diversamente dalle utopie tradizionali, non vuole sacrificare il presente per qualche domani luminoso, ma non vuole nemmeno perseguire questo modello assurdo che ci fa caricare sulle spalle dei nostri figli e dei nostri nipoti il peso dei nostri errori di gestione e impone loro di pagare i nostri debiti ecologici ed economici. La nuova ecologia politica ritiene che il futuro e il presente abbiano un valore identico e che sia pericoloso e immorale preferire l’uno all’altro. Tra oggi o domani, l’ecologia politica sceglie oggi e domani e si rifiuta di sacrificare i genitori per i figli o i figli per i genitori. Davanti al fortissimo aumento delle diseguaglianze nazionali ed internazionali, bisogna arrendersi all’evidenza: la soluzione del problema ecologico non è la fine della crescita dei livelli di vita, ma la decrescita delle diseguaglianze