mag 232011
 

Un testo molto interessante di Marco Boato su cui riflettere.

(…) Ecco, oggi Daniel Cohn-Bendit, che non è un estremista, ma un riformatore, un innovatore, e che ha una cultura di governo, e la capacità di sondare il terremoto sociale che è in corso in Europa, è riuscito a mettere José Bovè – più volte finito anche in carcere, movimentista fondamentalista ma autentico, legato alle questioni dell’agricoltura, degli Ogm, dell’agricoltura biologica, della lotta contro i grandi padroni delle multinazionali – insieme con il fondatore di Greenpeace in Francia, con Eva Joly – ex magistrato e ora probabile candidata alle presidenziali del 2012 – e con le varie anime dell’ ecologismo francese, che soltanto in piccola parte avevano avuto finora uno sbocco nei Verdi francesi, i quali pure adesso hanno una leader con un certo carisma: Cécile Duflot , una donna molto giovane che ha saputo agganciare questo ponte che le gettava Cohn-Bendit. Il quale è lui stesso un verde, è stato per due legislature e ora è per la terza volta il co-presidente dei Verdi al Parlamento europeo. Quindi non è un leader che dall’esterno assume queste iniziative “di rottura”, è uno che dall’interno ha saputo mettere in discussione l’eccessivo minoritarismo, l’eccessiva chiusura dei Verdi francesi, dilaniati anche loro da diatribe interne come succede spesso nei piccoli partiti, ed è  riuscito  a costruire una rete orizzontale, “Europe Écologie” appunto, mettendo insieme tutti questi segmenti di una nuova ecologia politica vista in una chiave che supera il vecchio e tradizionale ambientalismo. Non lo nega, anzi ne fa propri tutti i contenuti, ma lo supera in una visione anche fortissimamente europeista, proprio in una Francia che è stata responsabile dell’affossamento della Costituzione europea (anche a causa delle divisioni interne ai socialisti) (…). Continue reading »

mar 212011
 

L’Ecologia Politica si basa su un semplice concetto: il valore del futuro. Diversamente dalle utopie tradizionali, non vuole sacrificare il presente per qualche domani luminoso, ma non vuole nemmeno perseguire questo modello assurdo che ci fa caricare sulle spalle dei nostri figli e dei nostri nipoti il peso dei nostri errori di gestione e impone loro di pagare i nostri debiti ecologici ed economici. La nuova ecologia politica ritiene che il futuro e il presente abbiano un valore identico e che sia pericoloso e immorale preferire l’uno all’altro. Tra oggi o domani, l’ecologia politica sceglie oggi e domani e si rifiuta di sacrificare i genitori per i figli o i figli per i genitori. Davanti al fortissimo aumento delle diseguaglianze nazionali ed internazionali, bisogna arrendersi all’evidenza: la soluzione del problema ecologico non è la fine della crescita dei livelli di vita, ma la decrescita delle diseguaglianze

set 222009
 
cohn bendit Se lei fosse un leader della sinistra italiana cosa farebbe per battere Berlusconi?
«Metterei da parte tutte le ideologie del secolo scorso. Berlusconi è un fenomeno strano ma appartiene al presente, mentre le risposte della sinistra italiana sono di ieri. Con questa crisi, che è economica, finanziaria, ma anche ecologica, non bastano le vecchie risposte socialdemocratiche, di classe. Bisogna immaginare una trasformazione del sistema di produzione e di consumo, che non è la vecchia rivoluzione, e neppure l’idea della redistribuzione».
Pensa che l’elettorato italiano sia così sensibile alla questione ecologica?
«Non lo so, ma il punto è che tu devi avere una posizione chiara, devi dire la verità alla gente sul riscaldamento globale, non puoi solo rincorrere gli elettori».
Come valuta questa nuova formazione, Sinistra e libertà?
«Non credo molto in un nuovo rassemblement a sinistra. Il nostro movimento, Europe ecologie, è più trasversale, arriva fino al centro, non mi pare che riunirsi a sinistra sia un tema dell’oggi».
E il Pd?
«Lo vedo dentro la crisi delle socialdemocrazie europee, nonostante la sua pretesa diversità. C’è un impianto tradizionale che è superato, e che in fondo è lo stesso delle sinistre radicali, con tutte le sfumature del caso. Se devi andare avanti con questo modello di produzione e di consumo, la destra è più forte. A noi tocca dire che così non si può più andare avanti: è difficile, perché la gente è spaventata, ma tocca a noi dimostrare che cambiando si può vivere meglio ».
(leggi l’intervista sul sito de l’Unità)

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