Una scoperta dei ricercatori francesi dell’Istituto Pasteur di Parigi apre uno scenario interessante sulle possibilità di cura delle malattie neurovegetative. Mediante flash luminosi, i ricercatori sono stati in grado di notare una stimolazione dei nuovi neuroni prodotti a livello del bulbo olfattivo del cervelllo adulto. Dopo aver introdotto delle proteine fotosensibili nelle cellule in via di sviluppo, questa stimolazione ha prodotto un aumento nel numero di contatti delle cellule più giovani con la creazione di sinapsi – contatti – anche nei mesi successivi. La possibilità futura sembrerebbe legata all’utilizzazione di cellule staminali per “riparare” tessuto cerebrale danneggiato.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Il car sharing con auto elettriche di Parigi ha diversi aspetti che sono e verranno analizzati in vari modi. La notizia in sintesi è che a Parigi circoleranno auto elettriche costruite a Torino da Pininfarina con batterie prodotte in Francia da Bolloré. L’operazione non è nuova e se ne parlava già diversi anni orsono. Un aspetto è comunque poco conosciuto ma interessante: l’operazione è stata resa possibile da una sorta di green procurement assicurato dalle amministrazioni francesi. Infatti, per rendere economicamente sostenibile il tutto, il progetto è stato preceduto dall’impegno appunto delle amministrazioni francesi – in primis la città di Parigi – di assorbire in qualche modo un numero di vetture sufficiente. L’amministrazione quindi è stata una sorta di start up che ha permesso di iniziare l’operazione spingendo non solamente la modalità del car sharing, ma la stessa circolazione delle auto elettriche, mettendo il proprio marchio come garanzia. Da qui il mercato dovrà successivamente dire se l’operazione funziona o meno. Senza questo iniziale disegno l’operazione non avrebbe potuto vedere la luce. Ma gli amministratori francesi in questo si dimostrano ancora una volta all’avanguardia e capaci di assumersi un rischio più o meno calcolato per la promozione di un altro tipo di mobilità. Cosa che dovrebbe essere nel dna di ogni vera amministrazione.
Le avvisaglie c’erano e le dichiarazioni dei maggiorenti leghisti sul voto quale “igiene del mondo” non devono stupire. Di fronte ad un consenso sostanzialmente bloccato – e forse in contrazione nei sondaggi – la Lega, che non è boccalona, preme per il voto. Lo stesso “federalismo” è zoppo e lento, la moralità dell’alleato lascia più di un dubbio nei padani doc – non tanto nelle gerarchie – ed allora perchè non frenare la caduta d’immagine, iniziare a declamare il tradimento di Roma e incassare alle prossime elezioni l’indebolimento dell’alleato per trattare il prossimo assetto, in caso di vittoria, da una posizione di maggior forza e dopo essersi scrollati di dosso il terzo socio? E giustamente per capire questa posizione dell’intellighenzia leghista bisogna tenere fermo un concetto che ricorre in molte esternazioni: passa il tempo e non succede nulla. Il tempo è la vera chiave per decrittare i motivi dell’agitazione leghista; e inizia effettivamente a scarseggiare nell’universo degli elettori in verde.
Se non lo capiamo con le buone ce lo faranno capire con il portafoglio. Chiunque di noi potrà essere o meno d’accordo con le politiche di riduzione dell’inquinamento, sulla green economy e altre cose del genere, ma i governi internazionali hanno deciso che chi inquina paga, poco rispetto ai guadagni che ne ricava, ma paga. Le imprese che sono sottoposte al cosiddetto “emission trading” non sono state graziate dalla recente Conferenza sul clima di Cancun e l’azione del governo italiano che ha tentato di cancellare questa normativa è fallita in maniera davvero misera. In sostanza sarebbe stato meglio che i governi succedutisi nel nostro Paese avessero impiegato le proprie energie tentando di orientare le stesse aziende a dotarsi di nuove tecnologie, aumentare la loro efficienza energetica, investire nell’economia verde, facendo in modo di acquisire un vatanggio competitivo che già ora le imprese di altri paesi hanno raggiunto e che permette loro di non spendere i guadagni per trasferire il proprio inquinamento da altre parti. E’ questa la critica più amara e cioè dover constatare che l’efficienza del nostro governo per rendere le nostre imprese competitive è stata davvero bassa e si è indirizzata verso politiche profondamente sbagliate.
Da gennaio circa 4 mila medici precari del SSN potrebbero ritrovarsi senza lavoro. Questo l’allarme lanciato dal Segretario della CGIL Medici Crozza nel momento in cui entra nell’operatività una norma contenuta nelle norme sul pubblico impiego varate l’estate scorsa che blocca tra l’altro i rinnovi contrattuali e congela per tre anni la retribuzione dei dipendenti pubblici. Il provvedimento impone alle amministrazioni di dimezzare nel 2011 la spesa per tutte le forme di lavoro flessibile, in cui rientra anche quella per i medici precari che prestano servizio nel SSN e che ammonterebbe ad un primo conteggio a circa 8 mila camici bianchi. Importante soprattutto la tipologia dei precari medici in sanità che svolgono attività soprattutto nel settore dell’emergenza (leggi Pronto Soccorso), di età per la maggior parte compresa tra i 35 ed i 45 anni e nel 60% donne. Inutile prevedere che ci potranno essere “disguidi” proprio in questi settori delicatissimi e il blocco di questi settori potrebbe riflettersi sulle garanzie di cura delle persone. Buon Anno
Il governo ha confermato che «le vigenti disposizioni limitative delle assunzioni non si applicano agli enti del servizio sanitario nazionale che non sono interessate dai piani di rientro». Pochi giorni orsono l’Assessorato Sanità della Regione Piemonte ha fattivamente bloccato la nomina di nuovi primari, capi dipartimento e via discorrendo, almeno fino a quando non sarà riorganizzato l’assetto territoriale delle ASL ecc. Insomma, mettetevi d’accordo…
Nel caso vi interessasse è in vendita la bara di Lee Harvey Oswald che ha assassinato John F. Kennedy il 22 novembre 1963 e che fu a sua volta assassinato due giorni dopo da Jack Ruby. (Via Le Monde web)
Fuori, nel mondo, esistono altre discussioni e altre idee stanno prendendo forma. Ad esempio negli Stati Uniti si dibatte sulla cosiddetta “new normal”. Cosa significa? Una risposta che, a mio avviso, ne coglie il senso vero viene data oggi da Gianni Riotta:«Gli americani hanno compreso, da Obama alla gente comune, che la crisi finirà, ma nulla tornerà come prima, il mondo sarà diverso. Negli europei questa consapevolezza ancora manca, e si spera, o ci si illude, che, con la ripresa, tutto tornerà indietro». Esistono chiaramente pro e contro questo tipo di nuovo “mantra” americano. Ad esempio Krugman non è d’accordo e altri osservatori pensano che non si modificheranno i normali cicli economici di espansione e contrazione. Ma l’idea corrente oggi negli Usa è che nulla sarà come prima e la crescita non sarà più quella di un tempo. Di conseguenza la stessa vita delle persone si modificherà e sarà necessario ricalibrare i nostri consumi, pensare al lavoro in maniera diversa, spingere sull’innovazione e non aver paura di un mondo che sarà radicalmente diverso. Una stagione di modi, pensieri, politica è comunque al tramonto – se non già morta – e bisognerà pensare alle prorpie cose in maniera diversa. il problema – se vogliamo – non è se aderire o meno a questa idea. Il problema è che, a iniziare dalla politica che questi giorni impazza, noi continuiamo a pensare che passata la buriana della crisi le cose torneranno più meno come un tempo e potremo fidarci degli stessi uomini e delle stesse idee di cui sono portatori. Il vantaggio lo potrà sfruttare chi di noi sarà intimamente convinto che tutto non potrà tormare come prima e si preparerà di conseguenza.
Per diminuire gli errori in sala operatoria esistono diverse possibilità. Una di queste che si potrebbe adottare a costo zero è la Check-List prodotta dal 2008 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità divisa in tre fasi: “Sign In” prima di effettuare l’anestesia, “Time Out” prima di incidere e “Sign Out” prima di terminare l’intervento. Nei Paesi in cui è stata adottata questa procedura si è assistito ad una contrazione dei decessi intorno al 50% mentre le complicazioni post-operatorie sono passate dall’11 al 7% (fonte ricavata da Il sole 24 Ore sanità). In Italia le Regioni che hanno adottato la versione italiana della check list presentata nel 2009 sarebbero 10 e comunque circa l’87% delle aziende Sanitarie adotterebbero un sistema simile. Potrebbe essere utile capire come anche nella nostra Regione, il Piemonte, siano state recepite queste indicazioni e quante aziende sanitarie e dipartimenti chirurgici seguano tali linee guida. L’Assessorato alla Sanità dovrebbe, in caso di inadempienza, promuoverne l’applicazione in maniera scrupolosa e capillare. Anche perchè in questo caso ha ragione il Ministro della Salute Fazio quando afferma che: “Bisogna imparare a individuare le cause dell’errore medico e imparare da questo per garantire la sicurezza del paziente, ma è necessario soprattutto mettere in atto azioni preventive e procedure adeguate per ridurre il rischio clinico e la cosiddetta “malasanità” – ha detto il minstro della Salute Ferurccio Fazio, alla presentazione dei risutlati – È inaccettabile qualsiasi atto medico svolto in modo improprio con dolo, perché si antepone il proprio interesse a quello della comunità. Diverso è l’errore umano compiuto in buona fede, dovuto però molto spesso a trascuratezza e mancanza di procedure di controllo».
La Regione Piemonte, nella persona del Direttore Generale Paolo Monferino, ha nella sostanza bloccato la possbilità per le Aziende sanitarie piemontesi, di coprire i primariati vacanti, nominare i capi di partimento e assumere personale infermieristico. Questo attraverso due circolari pubblicati nel sito del Sindacato Anaao-Assomed di cui l’ultima datata 9 dicembre. Il tutto almeno fino a quando non sarà a regime la nuova organizzazione sanitaria con i diversi assetti territoriali già precedentemente annunciata ma di cui non si hanno notizie più precise. L’Anaao-Assomed lancia un allarme concreto sulla insostenibilità di tale provvedimento che produrrà effetti disastrosi se non si provvederà allo sblocco del provvedimento entro un paio di mesi. Secondo la Cisl medici non sarebbe da escludere l’intenzione velata, più che di accorpare, di chiudere diverse strutture.