Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

Sanità e Investimenti

medicine

In sanità è implicita la necessità di un progressivo ripensamento dei servizi in cui è articolato il sistema per due motivi principali: la trasformazione del quadro epidemiologico (età, capacità di cura delle malattie e via discorrendo) e i problemi economici con fasi ormai cicliche di recessione e espansione. Questa riorganizzazione deve agire con modifiche strutturali, rimodulazione degli spazi in cui opera la diagnosi e la cura, investimenti di riqualificazione. Se questo ripensamento viene meno cosa succede? Si verifica un paradosso: l’abbattimento degli investimenti nelle tecnologie e nelle infrastrutture si risolverà in una vera e propria ipoteca sul futuro, perché verrà contratto un debito sommerso che emergerà nel tempo. In sostanza risulterà sempre più chiaro l’invecchiamento e la non usabilità sia delle strutture che delle tecnologie usate dal Sistema Sanitario Nazionale. Non ripensare ed investire oggi nel sistema di diagnosi e cura vuol dire rompere la sostenibilità futura, oltre al fatto che non è possibile sviluppare nuove modalità di servizio lasciando invariate le attuali strutture

Crisi Piemonte: iniziamo dalla Sanità.

chiamparino

Il tramonto dell’attuale classe amministrativa del Piemonte è nei fatti. Ricorsi o non ricorsi, la sensazione della chiusura di un ciclo è palpabile nel comune sentire, anche se ciò non significhi automaticamente il passaggio di colore nelle bandierine del Consiglio Regionale. Ma è necessario dare una solida base ai ragionamenti che in tutti questi anni sono stati al centro di una crisi non solo politico-economica ma soprattutto sociale. Presentarsi di fronte alle speranze delle persone cercandone il consenso necessita un momento di ragionamento profondo e salutare dove si raccolgono tutte le battaglie fatte e si proiettano in un’idea di società, di volontà politica chiara e senza ambiguità. La proposta è quella di ripartire da un’idea di salute e di organizzazione dei servizi sanitari importante non solamente perché questa rappresenta circa l’80% del bilancio dell’attività di ogni regione, ma soprattutto perché i motivi ed i modi delle risposte sanitarie danno il senso e la forma di quale società vogliamo costruire. Tenendo conto che anche il centrosinistra dovrà operare scelte davvero dolorose per rimettere all’onore del mondo quanto di più sensibile tocca ogni cittadino: le cure e l’assistenza alla propria persona. Da qui dobbiamo ripartire, chiamando a raccolta le nostre intelligenze e la nostra esperienza per poter formulare proposte concrete ed efficaci sulla competenza principe dell’azione amministrativa regionale: l’organizzazione della risposta ai bisogni di salute. Che, è ormai ampiamente riconosciuto, non può limitarsi ad una risposta di tipo economicistico o semplicemente organizzativo. La proposta è quindi quella di iniziare a lavorare da subito trovando i modi e le sedi adeguate per iniziare a costruire una risposta forte e moderna che dovrà arrivare in tempi rapidi e certi. Una domanda che proponiamo prima di tutto a Sergio Chiamparino, il candidato certamente meglio “attrezzato” e che personalmente ritengo dotato di personalità e capacità politica tale da comprendere immediatamente quante chances si giochino su questo fronte anche in altri settori che devono essere rilanciati nella nostra Regione quali il lavoro, la ricerca, l’innovazione. Subito quindi una sorta di Stati Generali della Salute del centrosinistra. Per il nostro benessere e la nostra sicurezza di cittadini

Pronto soccorso e vaccini. Sine ira et studio

sanità

Agli studenti di Medicina, che sostengono l’esame di Igiene, può capitare una domanda all’apparenza banale: quanti vaccini contro l’influenza si dovranno preparare quest’anno nella tua città? La domanda mi è tornata in mente leggendo i diversi articoli lanciati dai diversi media in questi giorni sulla situazione dei Pronto Soccorsi cittadini, dove impazzano le considerazioni più variegate con i dati più diversi da testata a testata. Pochi medici e infermieri, molti pazienti sopra i 65 anni, territori di competenza dei diversi punti di accesso con più di 300 mila abitanti e via discorrendo. Tutto vero, certamente, come ben sa chi in quegli ambienti lavora e cerca di tappare tutti i buchi dello scolapasta sanitario, non solo nostrano. In realtà il problema mi era già salito alle narici qualche mese fa, quando ci fu la buriana dei centri di emodinamica, dove alla fine il nodo di Gordio venne tranciato di netto da esperti della società scientifica deputata ad occuparsi di queste cose e che sanno calcolare quanti centri sono necessari così come un buon igienista sa suggerire quanti vaccini vadano preparati quest’anno. Ciò che non mi torna mai leggendo i vari articoli di cronaca cittadina è perchè nessuno si chieda mai di cosa effettivamente abbiamo bisogno per far fronte a queste situazioni. Gli stessi informatori o decisori – giornalisti e politici – tendono a suggerire risposte semplici a domande complesse, mentre un buon studente di medicina che vuole superare con successo l’esame di Igiene sa che le risposte possono essere complesse a domande che alla fin fine vengono formulate in modo semplice. A condizione, però, che prima si studino gli appunti e i libri giusti. Perché spesso, in queste materie, le risposte non sono così immediatamente scontate e intuitive. Bisognerebbe, a questo punto, fare un salto di qualità sia comunicativo che politico, dando per scontato che le persone che devono informare in realtà sappiano già che i propri lettori  hanno il quadro di cosa accade nei Pronto Soccorso e le persone che devono decidere non visitino semplicemente gli ospedali, ma chiedano a chi di dovere di calcolare il numero di dosi necessarie per superare le pandemie annuali che tornano, ogni anno, negli stessi tempi e con gli stessi sintomi. Usando il tempo a disposizione per preparare il futuro di una nuova risposta sanitaria, che dovrà dimenticarsi la sterile polemica politica fine a se stessa, e unire la volontà politica alla capacità di risolvere il problema del numero dei vaccini. Sine ira et studio.

P.S. Chiaramente, per chi non l’avesse capito, i Pronto Soccorso non sono pieni di persone influenzate, e le dosi di vaccino sono una metafora…

Mario Pirani: i 35 anni malportati del Servizio sanitario nazionale

Mario Pirani  invita Matteo Renzi a confrontarsi con un banco di prova del nuovo riformismo:

sappia mettersi all’ascolto di questa particolare specie di “rottamati”, all’ascolto dei paria della società che si accalcano nelle corsie, i poveri, gli anziani, i malati privi di cure, i rifugiati del pronto soccorso, i non autosufficienti dimenticati”.

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9 settembre: si decide sui piccoli ospedali

Mentre tutti gli occhi saranno puntati sulla Commissione del Senato che deciderà sulla decadenza di Berlusconi, lunedì 9 si giocherà una importantissima partita sulla sanità. Infatti riparte il tavolo tra Governo e Regioni per la definizione del nuovo patto della salute 2013-2015 che conterrà, tra le altre cose, la rideterminazione dei fabbisogni sanitari con la risistemazione delle strutture ospedaliere. Oltre quindi ai ticket, si discuterà, ad esempio, la riconversione delle strutture ospedaliere medie e piccole che potranno essere dedicate alle cosiddette cure di media e bassa intensità, riducendo lo standard dei posti letto ospedalieri ance al di sotto del 3,5 x mille abitanti e l’assegnazione dello 0,5 x mille abitanti alle cure riabilitative. In sostanza l’attesa che molte strutture ospedaliere nelle diverse regioni stanno vivendo – cioè la chiusura o meno – verranno sostanzialmente chiarite con l’indicazione del loro futuro, chiusura o mantenimento a seconda del numero magico che l’accordo conterrà. In sostanza si potranno comprendere gli interventi che le diverse Regioni dovranno mettere in atto con il calcolo dei fattori che saranno contenuti nel nuovo Patto per la Salute.

Movimento 5 Stelle: la Sanità torni nelle mani dello Stato. Il Disegno di legge al Senato

La sanità deve ritornare in mano allo Stato per superare la sperequazione dei servizi e i buchi di bilancio delle amministrazioni locali: questo il Disegno di Legge costituzionale proposto dai Senatori del Movimento 5 Stelle che propone “Modifiche all’articolo 117 della Costituzione concernenti l’attribuzione allo Stato della competenza legislativa esclusiva in materia di tutela della salute”. In sostanza attraverso semplici modifiche dell’art. 117 si allargherebbe della legislazione centrale restringendo la cosiddetta legislazione concorrente tra Stato e Regioni, riportando allo Stato centrale la funzione di stabilire la disciplina funzionale e non solo la già presente facoltà di stabilire i principi fondamentali. La proposta nasce dall’attuale forte frammentazione regionale che, secondo gli estensori della proposta, pone in grande affanno la stessa sopravvivenza dell’attuale sistema di  stato sociale recuperando una visione unitaria del Sistema Sanitario Nazionale. Secondo il  Vicepresidente del M5s della Commissione Sanità del Senato, il medico Maurizio Romani, non c’è contrarietà all’autonomia in materia di sanità ma, in condizioni di crisi come l’attuale, risulta evidente che alcune Regioni non riescono a garantire un’uniformità di cure a tutti i cittadini offrendo un servizio inesistente in alcune parti del Paese. Oltre al fatto che il fine è quello di “incrementare l’assistenza a livello distrettuale e alcune eccellenze come quelle di Emilia Romagna, Toscana e via discorrendo.  Il tutto riaffermando con forza la necessità di un’assistenza universalistica e pubblica. Da qui si apre una discussione davvero interessante che potrebbe davvero ridefinire le posizioni in campo e chiarire  quale tipo di sanità hanno in mente le diverse forze politiche, cosa non perfettamente scontata nell’attuale dibattito sulla salute.

Per capire meglio qui di seguito il testo del Disegno di Legge

SENATO DELLA REPUBBLICA XVII LEGISLATURA

DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE

d’iniziativa dei senatori Taverna, Crimi, Fattori, Simeoni, Romani Maurizio, Fucksia, Morra, Paglini, Cioffi, Donno, Pepe, Vacciano, Puglia, Gaetti, De Pin, Montevecchi, Nugnes, Moronese, Molinari, Bencini, Buccarella, Mangili, Cappelletti, Bertorotta, Battista, Bocchino, Serra, Lezzi, Lucidi, Catalfo, Scibona, Blundo, Endrizzi, Orellana, Casaletto, Petrocelli, Bulgarelli, Mussini, Gambaro, Martelli, Santangelo, Campanella, Airola, Marton, Giarrusso.

Modifiche all’articolo 117 della Costituzione, concernenti l’attribuzione allo Stato della competenza legislativa esclusiva in materia
di tutela della salute.

ONOREVOLI SENATORI. — L’articolo 32 della Costituzione sancisce il diritto alla tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività. Inteso come diritto sociale e in osservanza al principio di uguaglianza sostanziale, esso rappresenta un servizio pubblico obbligatorio e prevede la responsabilità dello Stato di intervenire per garantire la salute del cittadino e della collettività in condizioni di eguaglianza. Un Welfare State, dunque, il quale operando mediante organi e istituti presenti sul territorio nazionale permette l’effettivo esercizio di tale diritto costituzionalmente garantito.

La riforma del Titolo V, parte II, della Costituzione, avvenuta con la legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 ha delineato un sistema istituzionale caratterizzato da un pluralismo dei centri di potere al fine di dare attuazione al principio autonomistico, stabilito dall’articolo 5 della Costituzione, valorizzando e ampliando il ruolo e le competenze delle autonomie locali.

L’articolo 117 Cost., al comma 2, stabilisce che lo Stato ha la competenza legislativa esclusiva in una serie di materie specificamente elencate, mentre il comma 3 dello stesso articolo stabilisce che le Regioni possono legiferare nelle materie di competenza concorrente, nel rispetto dei principi fondamentali definiti dallo Stato.

La tutela della salute trova il suo preciso riferimento nell’articolo 117 Cost., lettera m), con la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni previsti dall’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 (cosiddetta riforma bis). Tale decreto enuncia il principio secondo il quale il Servizio sanitario nazionale (SSN) deve assicurare, mediante risorse finanziare pubbliche individuate attraverso il comma 3 del medesimo articolo 1, i livelli essenziali di assistenza (LEA) fissati dal Piano sanitario nazionale, nell’assoluto rispetto dei principi della dignità della persona umana, del bisogno di salute, dell’equità nell’accesso all’assistenza, della qualità delle cure e della loro appropriatezza.

La Costituzione riconosce alla competenza esclusiva dello Stato la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale attraverso un complesso organizzativo, che sottolinei la logica del riparto di competenze tra Stato e Regioni nelle materie di potestà concorrente, tra le quali rientra la tutela della salute.

Il presente disegno di legge è volto ad apportare alcune modifiche all’articolo 117 della Costituzione con l’obiettivo di attribuire alla legge statale un ruolo più ampio restringendo l’area della legislazione concorrente. In particolare, per quanto riguarda la tutela della salute, si prevede che spetti alla legge dello Stato non più stabilire i «principi fondamentali», bensì porre la disciplina funzionale.

In alcune aree del Paese il diritto alla salute non è sempre garantito, ma spesso ci troviamo dinanzi a una forte frammentazione del SSN e una disparità di fruizione del servizio stesso.

E’ indispensabile l’intervento dello Stato in nome dell’interesse nazionale e, quindi, è imprescindibile che la tutela della salute diventi una competenza legislativa esclusiva dello Stato.

La disomogeneità delle politiche sanitarie regionali ha creato, in questi anni, una sensibile disomogeneità dell’offerta sanitaria nel Paese.
Bisogna restituire centralità e unitarietà al Sistema sanitario nazionale e, dunque, recuperare una visione di insieme, superando così l’attuale frammentazione in cui versano i servizi sanitari regionali.

In tal modo si potrà garantire una migliore equità nell’erogazione delle prestazioni delineando un servizio pubblico sanitario caratterizzato da principi di universalità, di uguaglianza e di globalità degli interventi.

DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE

Art. 1.

1. All’articolo 117 della Costituzione sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al secondo comma è aggiunta, in fine, la seguente lettera: «s-bis) tutela della salute;

b) al terzo comma, le parole: « tutela della salute» sono soppresse.

Il Piemonte non sa curare la Sanità

Il Ministero della Sanità ha pubblicato il 29 maggio le due audizioni (Massicci e Bevere) che descrivono la situazione delle Regioni che sono sottoposte al cosiddetto “Piano di rientro” del Sistema Sanitario Regionale tra cui figura il Piemonte insieme a Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Puglia e Sicilia. nella sostanza vengono illustrati gli andamenti dei Piani, la descrizione dell’erogazione dei Livelli di assistenza, lo stato degli adempimenti di competenza e un quadro riassuntivo degli aspetti positivi e dei punti di attenzione

Dalla lettura del prospetto si evidenzia come la maggior parte degli indicatori di assistenza ospedaliera, ivi comprese le misure di appropriatezza ed efficienza prese in considerazione, presenti valori compresi all’interno degli intervalli di riferimento. Costituisce eccezione la dotazione totale di posti letto, in modesta diminuzione a partire dal 2009, e pari a 4,2 posti letto per 1.000 residenti al 1° gennaio 2013, superiori ai valori di riferimento riportato dall’articolo 15, comma 13, lettera c) del D.L. 95-2012, sia per l’assistenza per acuzie che per post-acuzie.
Per quanto riguarda la situazione relativa all’erogazione di assistenza territoriale, l’ultimo aggiornamento disponibile degli indicatori evidenzia una quota di anziani assistiti a domicilio inferiore all’atteso, come da valore definito adeguato dal Comitato LEA, oltre ad una dotazione insufficiente di posti letto presso strutture di tipo hospice.
Cosa succede in Piemonte? In sostanza l’ultima puntata non vede ancora l’attuazione di tutto ciò che il Ministero continua a richiedere, tenendo ancora sulla corda l’Amministrazione regionale subalpina che non risulta ancora “virtuosa” nella sistemazione delle carenze segnalate da diverso tempo e tale da non permettere ancora la chiusura del Piano di rientro stesso. Il documento nello specifico segnala:

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La sanità privata degli onorevoli e i giusti principi

Un principio giusto può essere affermato con strumenti ingiusti? La domanda nasce da una notizia fresca fresca che ci informa della possibilità di estensione dell’assistenza sanitaria integrativa dei parlamentari a partner dello stesso sesso. Il diavolo è però nei dettagli: perchè chi legifera anche sul Sistema Sanitario Nazionale deve avere un’assistenza sanitaria integrativa pagata dai contribuenti? Perchè in sostanza chi decide quali ticket e quali prezzi deve pagare il cittadino medio viene di fatto esentato dagli stessi? Proprio a pochi giorni, poi, in cui uno studio presentato dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali conclude che il costo dei ticket sanitari incide sulle famiglie italiane più dell’Imu e provoca una diminuzione dannosa delle prestazioni specialistiche. Due pesi e due misure, insomma. Oltre al fatto che ciò che vale per i parlamentari, non vale ad esempio per il trattamento dei rapporti tra due conviventi dello stesso sesso quando uno è ospedalizzato e in pericolo di vita, essendo esclusa ogni possibilità di intervento e di informazione per il partner. Il problema è però che non si capisce perchè il trattamento sanitario del legislatore possa avere percorsi diversi rispetto ai normali cittadini. Un principio giusto (la parità di fronte alla legge dei cittadini omosessuali) applicato ad uno strumento sbagliato (la possibilità di una mutua integrativa privata) non porta certamente ad un miglioramento delle condizioni economiche e di cittadinanza delle persone che vivono nel nostro Paese; anzi possono rappresentare un momento di regressione attraverso cui giusti principi possono essere depotenziati se applicati a misure ingiuste.

Sanità Pubblica Ecologica

Un’apparente contraddizione affligge oggi la sanità pubblica, intesa come disciplina o campo d’azione: mentre si accumulano prove sulla dimensione “sociale” della salute, il suo ruolo diviene progressivamente marginale e non sempre compreso.
Lang e Rayner suggeriscono sul
BMJ[1] che questa incongruenza sussista in quanto la sanità pubblica ha a che fare con la struttura della società e può quindi minacciare interessi costituiti. Inoltre, si assiste anche in sanità a uno slittamento progressivo verso l’atomizzazione e le scelte individuali – verso quel fenomeno sociologico che si può definire, parafrasando Bauman, come la “solitudine del consumatore”.

Un interessante articolo di Enrico Materia e Giovanni Baglio su Saluteinternazionale.info

Cota non vuole presentare i conti a Balduzzi. Parola di Bresso

La giunta Cota diserterà l’incontro di domani con il Ministro della Salute sulla situazione dei conti in Piemonte. Parola di Mercedes Bresso ripresa da Facebook circa 3 ore orsono, con l’aggiunta del commento: “Io non temevo nessun confronto. Ribadisco: i numeri non mentono”. Se così sarà, certamente la notizia ha una sua gravità, soprattutto per il mancato confronto di dati e idee sul come uscire da una situazione pericolosa. Che ci fossero poche idee in campo, credo fosse chiaro da diversi giorni sfogliando la stampa quotidiana. Una certa difficoltà al confronto la si poteva anche presumere dal sottrarsi assessorile alla presentazione in Commissione regionale delle ipotesi per uscire da questa complicata situazione. La speranza è che la Giunta Regionale ed il suo Presidente ripensino all’eventualità di non confrontarsi con il Ministero della Salute perchè ciò costituirebbe una mancanza di rispetto grave non solo verso i pazienti ma anche verso tutti i lavoratori della sanità che continuano ad attendere parole davvero chiare sull’idea di sanità che il Piemonte ha scelto di offrire e come verrà impegnato in maniera precisa l’80% del bilancio regionale. Confrontarsi con il Ministero significa anche mettere le carte in tavole di fronte a tutti i cittadini italiani che hanno diritto di sapere cosa succede in una delle aree del Paese da cui ci si aspetta un contributo importante per la ripresa.  Attendiamo, se non buone, almeno le notizie.