feb 132014
 

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Esiste una certa distrazione sui temi delle politiche del Sistema Sanitario. Tutta la discussione sembra concentrarsi ad esempio sui cosiddetti “costi standard”, lasciando in un cono d’ombra i fatti e le trasformazioni che il sistema salute sta affrontando nel più profondo silenzio. In realtà chi si occupa di sanità ad ogni livello, sente come necessario concentrarsi su temi quali la geografia dei servizi (cosa fare e dove farlo), le priorità di intervento, il raggiungimento dell’equità nella distribuzione dei benefici sanitari e via discorrendo. Ad aggravare questa tendenza ci si mette una malattia endemicamente presente nel nostro Paese: si dibatte su dati non più attuali quando non clamorosamente errati. Se ad esempio l’invecchiamento della popolazione italiana è un trend di clamoroso impatto ciò non si è però tradotto in un aumento dell’ospedalizzazione; oppure il tasso di crescita della spesa sanitaria degli ultimi anni non registra aumenti preoccupanti. La discussione politica non sembra quindi davvero accorgersi di cosa stia effettivamente accadendo nei luoghi di diagnosi e cura. In questo modo problemi come la trasformazione delle risposte all’utenza legate all’accorpamento delle aziende, l’approssimazione nella capacità di governo pubblico dei problemi delle persone non autosufficienti, la stessa trasformazione della classe medica con una, peraltro positiva, femminilizzazione della dirigenza sanitaria cui non corrisponde un allineamento delle retribuzioni rispetto all’altro sesso, sono relegati a curiosità poco appetibili per i media nostrani e a poca consapevolezza del decisore politico. La mancanza di attenzione alle reali dinamiche presenti all’interno del sistema sanitario non potrà certo allinearsi con risposte moderne, efficienti e soprattutto efficaci che il normale cittadino richiede a fronte di un impegno finanziario diretto (tasse) o indiretto (pagamento in proprio di prestazioni non assicurate dal sistema) e come garanzia indicata dalla nostra stessa Costituzione

feb 102014
 

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Nell’attuale discussione sui modelli di organizzazione dei servizi sanitari, l’ultimo rapporto OASI fornisce alcuni dati che sembrano in contraddizione con alcune semplificazioni presenti nel dibattito politico. Una di queste riguarda i rapporti tra sanità privata e pubblica.  In sostanza spesso si è portati a pensare che lo sviluppo della sanità privata sia legata al malfunzionamento della sanità pubblica: “si tratta dell’idea che i differenziali tra regioni nella spesa privata siano essenzialmente il risultato dei gap nel funzionamento dei sistemi pubblici, in termini di quantità e qualità dei servizi offerti”, come rileva il rapporto. In realtà i dati ci dicono che alla diminuzione dei tassi di crescita della sanità pubblica non è corrisposto un aumento della spesa privata, sia pagata direttamente dal portafoglio del cittadino, sia intermediata dallo Stato. I privati, quindi, non hanno aumentato la produzione di beni e servizi a fronte della diminuzione del pubblico. La conclusione è che la spesa di consumo di sanità privata è in realtà strettamente legata all’andamento del reddito generale. Da ciò discende un rischio che viene sempre più sottolineato dagli economisti sanitari: quello dell’”under treatment” o più comunemente del mancato o insufficiente trattamento di determinati problemi sanitari della popolazione. Soprattutto nelle regioni sottoposte a piani di rientro imposti dall’amministrazione centrale statale – come ad esempio il Piemonte -, si verifica un mancato trattamento di problemi che storicamente non trovare risposte sufficienti nella struttura pubblica, come ad esempio le cure odontoiatriche, la riabilitazione fisica, la non autosufficienza. Per essere più chiari la mancata cura dei denti nel pubblico non sta aumentando le cure a livello privato, assistendosi quindi all’under treatment, sotto-trattamento o mancato trattamento delle malattie odontoiatriche con peggioramenti nella salute delle persone (si pensi a cosa porta la mancata capacità negli anziani di assumere determinati alimenti). Pensare ad una diversa organizzazione sanitaria significa quindi porre anche la dovuta attenzione a questi fenomeni, stando attenti a considerare la crescente fascia di famiglie che elimina o allunga i tempi di risposte sanitarie con un successivo aggravio delle condizioni di salute ed un maggior costo sociale successivo

feb 082014
 

medicine

In sanità è implicita la necessità di un progressivo ripensamento dei servizi in cui è articolato il sistema per due motivi principali: la trasformazione del quadro epidemiologico (età, capacità di cura delle malattie e via discorrendo) e i problemi economici con fasi ormai cicliche di recessione e espansione. Questa riorganizzazione deve agire con modifiche strutturali, rimodulazione degli spazi in cui opera la diagnosi e la cura, investimenti di riqualificazione. Se questo ripensamento viene meno cosa succede? Si verifica un paradosso: l’abbattimento degli investimenti nelle tecnologie e nelle infrastrutture si risolverà in una vera e propria ipoteca sul futuro, perché verrà contratto un debito sommerso che emergerà nel tempo. In sostanza risulterà sempre più chiaro l’invecchiamento e la non usabilità sia delle strutture che delle tecnologie usate dal Sistema Sanitario Nazionale. Non ripensare ed investire oggi nel sistema di diagnosi e cura vuol dire rompere la sostenibilità futura, oltre al fatto che non è possibile sviluppare nuove modalità di servizio lasciando invariate le attuali strutture

gen 292011
 

Ieri è sucesso che per la prima volta mi si sono presentate chiare, una dietro l’altra, le ragioni per le quali l’opposizione di questo paese riesce a perdere consensi anche quando il governo in carica si avvia allo sfacelo. E se davvero si riesce a vedere un mondo in un granello di sabbia, il mio non fa eccezione. Il mio granello di sabbia si chiama salute, o forse meglio cura delle malattie ed è un mondo che tutti conoscono, chi più chi meno, perchè fin da piccoli siamo abituati a fare i conti con la prima vaccinazione, la prima puntura, la varicella, un parente malato da andare a trovare in ospedale e via discorrendo. Tutti pensiamo di saperne abbastanza in maniera tale da parlarne, un po’ come la nazionale di calcio. Eppure non è così. Continue reading »