Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

Comunque vada grazie! E ora REFERENDUM!

Comunque vada, pochi o molti, grazie per aver votato Piemont Europa Ecologia. Grazie perchè non è facile fa conoscere un simbolo nuovo e comprendere cosa si muove all’interno di una nuova esperienza che continuerà nella Costituente Ecologista per una nuova idea di come “fare” ambiente. Ma ora viene comunque il bello perchè l’impegno non si spegne ma si attiva per i referendum che, speriamo, voteremo a giugno. Da certi punti di vista il traguardo è persino più importante e potrebbe davvero causare cambiamenti del nostro “stile” vita: pensate all’acqua privatizzata, al nucleare che taglia le gambe alle energie rinnovabili ed a un Paese “legittimemente impedito”.  Nuovi impegni, dunque, e nuove energie di cui abbiamo bisogno tutti e a cui invitiamo tutti…

Liberalizzazione dell’acqua. A Torino tocca ai partiti passare dal dire al fare

Già in passato avevamo segnalato come la difesa dell’acqua pubblica passasse anche attraverso l’azione politico-amministrativa degli Enti Locali dove ancora, almeno nel nostro territorio, esistono amministrazioni di centrosinistra che potrebbero salvaguardare le positive esperienze difese in questi anni. Il fatto che il regolamento attuativo della liberalizzazione nei servizi pubblici locali sia arrivato al traguardo, ci consente di lanciare un segnale di attenzione che spero venga recepito dalle nostre amministrazioni, in questo caso la Provincia ed il Comune di Torino, non conoscendo ancora la posizione della nuova Giunta regionale del Piemonte a gui leghista. Nella nostra Provincia di Torino sicuramente l’esperienza della gestione in house è stata certamente positiva con risultati sul costo del servizio e sulla qualità all’avanguardia del quadro nazionale. Esperienza che mi onoro di avere difeso e rilanciato durante il mio precedente mandato di Assessore provinciale alle acque. Per brevità, il nuovo testo sulle liberalizzazioni pone, solamente per la gesione idrica, la possibilità di mantenere la gestione pubblica in house a condizione che i bilanci siano in utile, venga reinvestito l’80% dei profitti e si dimostrino costi operativi inferiori alla media del settore. Per ciò che riguarda il nostro territorio sono condizioni sicuramente dimostrabili e raggiungibili anche in futuro. Rimane comunque necessario lavorare con attenzione fin da subito per non lasciarsi prendere in contropiede e quindi porre immediatamente nell’agenda delle amministrazioni comunali e principalmente provinciale il tema, sia a livello di consigli che di giunte. I partiti politici che vogliano quindi difendere l’acqua pubblica possono sicuramente passare dalle semplici dichiarazioni di principio all’azione. Così come i cittadini potranno valutare quel che passa tra il dire ed il fare…

Acqua pubblica: basterebbe difendere l’ATO 3 Torinese

La discussione sull’acqua pubblica mi sembra un po’ monca e paradossale. Mi spigo meglio. In Provincia di Torino l’idea di acqua pubblica come bene comune è stata difesa in questi anni da un organo che si chiama Autorità d’Ambito (ATO), che deliberava democraticamente attraverso una conferenza formata da amministratori pubblici, che imponeva costi e opere tenendo come fine supremo il fatto che l’acqua è di tutti ed è un bisogno essenziale. La stessa Autorità d’Ambito ha sempre vigilato e operato fattivamente per fare in modo che tutto queto restasse pubblico, come pubblica è anche la società che gestisce, per conto dell’ATO, l’acqua sul nostro territorio. Senza ricordare come siano state deliberate tariffe che tenevano conto della composizione famigliare, della ricchezza stessa delle famiglie, siano state consolidati aiuti internazionali ed altre cosette del genere, oggi l’Autorità d’ambito sembra destinata a sparire attraverso una legge approvata dalla destra di questo Paese. Ciò che mi fa specie non è tanto la legge “destrorsa” ma il comportamento sinistrorso nelle sedi di competenza. La legge, almeno fin quando ho seguito la sua evoluzione, permetteva anche la possibilità di scelta, affidata alle Regioni, di mantenere in piedi questo tipo di organizzazone del servizio. Ora, se ad esempio in un Consiglio Provinciale (poniamo quello di Torino) si facesse una giusta, corretta ma decisa battaglia per mantenere l’Autorità d’Ambito Torinese dell’acqua con le stesse caratteristiche attuali, si raggiungerebbe un risultato concreto, solido e politicamente rilevante al posto di enunciazioni di principio fatte con ordini del giorno o mozioni che lasciano il tempo che trovano. Poche parole e mobilitazioni di maniera, quindi e, per chi avesse davvero a cuore la questione dell’acqua, più fatti concreti.