Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

Nicola Rossi non vota: dum romae consulitur…

Mi ha lasciato un po’ d’amaro in bocca il fatto che Nicola Rossi, Senatore della Repubblica attualmente nel gruppo misto ed esponente di punta di Italia Futura – padre sostanzialmente del Cantiere 2013 – non abbia partecipato al voto di fiducia ed al voto finale del provvedimento sulla riforma del lavoro. Se sono ampiamente condivisibili le ragioni di questa scelta, meno affascinante, dal mio punto di vista, è la scelta del non-voto: è vecchia politica e non serve a nessuno. Per chi non se ne fosse accorto siamo entrati in una nuova era politica in cui le mezze misure, il dico e non dico, non hanno più nessun valore e sono giustamente viste con fastidio dai normali cittadini, che invece sono ogni giorno costretti a scelte precise e non rimandabili. Se una cosa non convince bisogna essere conseguenti e coraggiosi, perchè gli italiani nella loro quotidianità in momenti di crisi sono costretti a tirare fuori tutto il loro coraggio. Se si è in Parlamento si è stati votati per votare, per decidere, non per prendere tempo e iscriversi al filone del “benaltrismo”. Non vorrei essere in presenza di epigoni della prima Repubblica che scrivono sull’universo mondo  su come sistemarlo ma che non trovano il coraggio di incidere i bubboni che hanno davanti. Questo è il tempo della chirurgia, non delle pezze calde! E non bisogna essere certo Tito Livio per dire “dum romae consulitur, Saguntum expugnatur”…

Finanziamento partiti: la proposta di Nicola Rossi

Il superamento del sistema attuale di finanziamento dei partiti è nelle cose. È la conseguenza delle ragioni che condussero all’approvazione della legge del ’99: un’arrogante risposta non solo e non tanto al referendum abrogativo del ’93 quanto alla legge del ’97 sulla contribuzione volontaria dei cittadini per il finanziamento della politica.
Il Paese è in grado di riprendere il cammino interrotto. Ma la soluzione al problema dei finanziamenti non può essere il mercato. La strada è associare libertà di scelta dei singoli e presenza di un contributo pubblico. La proposta di legge presentata da chi scrive al Senato e alla Camera segue questa impostazione.
Il cuore della proposta è semplice: lo Stato riconosce ai cittadini un credito d’imposta pari al 50% dei contributi che essi versano a movimenti o partiti, con un tetto di 5.000 euro. Andare oltre il 50% deresponsabilizzerebbe i cittadini (aprendo la strada a evidenti abusi).
Il credito d’imposta è attribuibile alle sole persone fisiche, mentre i contributi sono erogabili a movimenti o partiti già presenti o che intendano candidarsi, in maniera non episodica, per elezioni nazionali o regionali. Insomma, a chi fa politica o intende farla, non a chi la ispira o fiancheggia (associazioni e fondazioni).
Partiti o movimenti che ricevono i contributi volontari sono iscritti in un elenco nazionale e sottoposti a controlli e limiti stringenti. Il controllo ex post è attribuito alla Corte dei Conti. Irregolarità contabili o violazioni di legge sono punite anche con la sospensione dall’elenco.
Visto che si vota fra un anno per le Politiche e fra due per le Regionali, il periodo transitorio è di due anni (in cui il sistema vigente è gradualmente sostituito da quello futuro). Ciò per non rischiare di finanziare partiti scomparsi.
La proposta offre un contributo alla spending review. È infatti formulata sul presupposto di una riduzione degli oneri per il finanziamento pubblico dei partiti a carico dello Stato (in parte già nel 2012) e prevede un limite al totale dei contributi verso i partiti, oltre il quale viene rivista la componente pubblica del finanziamento.
I minori oneri per la finanza pubblica sono destinati al Fondo per la riduzione strutturale della pressione fiscale, introdotto (con buona pace del governo) nella legislazione vigente dalla manovra di settembre e operativo dal 2014.
Perdere l’opportunità per restituire ai cittadini la libertà di scelta e alla politica la dignità sarebbe, questo sì, un «errore drammatico».

La proposta è firmata da Nicola Rossi, Mario Baldassarri, Marco Follini, Maria Pia Garavaglia, Pietro Ichino, Maria Leddi, Roberto Antonione, Fabio Gava, Stefano Graziano, Giustina Mistrello Destro, Angelo Santori, Luciano Sardelli

Italia Futura: Cantiere Italia 2013

(…) È dunque urgente attivare risorse e pensiero contro la visione penitenziale e declinista del nostro presente e del nostro futuro che si va affermando in un paese dove da troppo tempo la politica ha smesso di mobilitare le passioni e le idee. Contro il pregiudizio, altrettanto triste e cupo, che vuole il nostro paese sia forte dei propri vizi più che delle proprie virtù. Contro l’idea che compito della politica sia raddrizzare “il legno storto” degli italiani invece dello Stato con le sue mille anomalie.
Per ricostruire un rapporto di reciproco rispetto tra Stato e cittadini, che è la premessa necessaria per ritrovare il coraggio, è indispensabile smettere di subire le grandi correnti di cambiamento che attraversano il mondo e riportare l’Italia finalmente a giocare in attacco.
Questa è la sfida che attende le forze politiche e le associazioni della società civile che condividono l’idea che l’Italia non sia condannata solo a difendersi dalle incognite del futuro ma possa e debba valorizzare le proprie potenzialità tanto e più degli altri grandi paesi europei.
Per proporre un progetto vincente e credibile, quelle forze dovranno costruire, in un clima nuovo di reciproco rispetto e apertura, un messaggio e un programma convincente, capace di raccogliere consensi oltre gli steccati tradizionali degli schieramenti della seconda Repubblica e le nostalgie delle Prima.

Leggi l’editoriale completo di Calenda, Romano e Rossi

Il contratto a tutele crescenti davanti all’Europa

(via Italia Futura) Oggi i rappresentanti di sette diverse organizzazioni culturali, sociali e politiche – tra cui Italia Futura – espongono al governo UE i motivi per cui il regime di apartheid fra protetti e non protetti che caratterizza il tessuto produttivo italiano deve considerarsi incompatibile con l’ordinamento comunitario.

Tutti a tempo indeterminato, a tutti le protezioni essenziali, ma nessuno inamovibile; e a chi perde il posto un robusto sostegno economico e investimento sulla sua professionalità, in funzione della rioccupazione più rapida possibile. Di tutto questo nella manovra-bis varata con il decreto-legge di Ferragosto non si trova nulla. L’obiettivo della nostra iniziativa è costringere il Governo e il Parlamento italiani a ridisegnare un diritto del lavoro capace di applicarsi veramente ad almeno 18 milioni e mezzo di lavoratori sostanzialmente dipendenti, e non soltanto a 9 milioni, come accade oggi. (altro…)

Piemonte al Centro: più Europa per uscire dalla crisi

Piemonte al Centro inizia la sua attività con un evento pubblico che si terrà Giovedì 22 Settembre presso l’Hotel Ambasciatori in C. Vittorio Emanuele II 104 a partire dalle ore 18.00. Coordinato dall’europarlamentare Gianluca Susta, l’evento vedrà gli interventi del Sen. Nicola Rossi che ha presentato gli emendamenti alla finanziaria ed elaborato la “contromanovra” di Italia Futura; del Prof. Luca Ricolfi sociologo ed editorialista politico, di Carlo Calenda collaboratore di Luca di Montezemolo e presente nel board di Italia Futura. Piemonte al Centro, associazione politica facente parte della rete di Verso Nord ispirata da Massimo Cacciari e in stretta colaborazione con Italia Futura, si inserisce quindi nel dibattito politico-economico con proposte ancorate alla dimensione europea, ineludibile come continuamente segnalato dagli osservatori politici di diversa scuola e tendenza politica e mantenendosi particolarmente vigile alle ripercussioni sul nostro territorio delle diverse soluzioni dibattute.  Porterà il suo saluto Piero Fassino, Sindaco della Città di Torino.

Nicola Rossi: il pareggio di bilancio e il rispetto delle regole

Sia detto con tutto il rispetto, da Romano Prodi ci si sarebbe atteso un commento sulla questione della riforma dell’art 81 della Costituzione di maggiore profondità e spessore. Sostenere che ci sono momenti in cui può essere utile esporre un bilancio in disavanzo significa – ci perdoni il presidente Prodi – scoprire l’acqua calda. Non a caso, tutti i casi di costituzionalizzazione del vincolo del pareggio di bilancio non mancano di prevedere margini di flessibilità intesi proprio a tenere conto delle circostanze. Lo fa la recente modifica costituzionale tedesca. Lo fa la mia proposta di legge costituzionale. Lo farà, mi auguro, la proposta del Governo. Rimanendo alla mia proposta, il vincolo del bilancio in pareggio è definito – tanto per cominciare – in termini che la Commissione Europea definisce “strutturali”. (altro…)

Regola di responsabilità di fronte alla crisi dei mercati. Proposta di legge di Nicola Rossi

(Via Italia Futura) Perché occorre un vincolo costituzionale al pareggio di bilancio nelle finanze pubbliche di Luca di Montezemolo

Nel pieno della gravissima crisi di fiducia che sta colpendo l’area della moneta unica europea, con effetti particolarmente pesanti sul nostro paese, è indispensabile che le forze più responsabili di ogni settore della vita pubblica si impegnino con coerenza per individuare soluzioni capaci di restituire forza e credibilità alla nostra economia. Un passo importante e concreto in questa direzione viene dalla proposta di riforma costituzionale avanzata dal Senatore Nicola Rossi, tra i collaboratori più preziosi di Italia Futura, e sottoscritta da un ampio numero di parlamentari di diverse forze politiche dei due schieramenti. Sul modello di quanto è stato recentemente fatto in Francia e Germania, si tratta di introdurre in Costituzione una regola di responsabilità fiscale che obblighi le Amministrazioni Pubbliche al pareggio di bilancio strutturale e al rispetto di un rapporto armonioso tra spesa pubblica e Prodotto interno lordo. (altro…)