Sempre per il tema elezioni e ambiente sarebbe interessante valutare non tanto il tasso di ambientalismo delle diverse formazioni, quanto che uso vorrebbero fare degli strumenti che le politiche ambientali pongono a disposizione.
Infatti esiste un ventaglio di opzioni che vanno dalla possibilità di creazione di nuovi posti di lavoro alla scelta di politiche economiche quali il passaggio dalle tasse sul lavoro a quelle sulle emissioni e diversi altri strumenti secondo gli sviluppi della scienza economica ambientale.
Un timido accenno era stato fatto in passato nel proporre qualcosa di simile al sistema del doppio dividendo. Per non cadere nella solita proposizione tipo “più lampadine per tutti” che lasciano il tempo che trovano dopo la nuova corsa alle centrali nucleari, ritengo interessante riproporre la domanda di Biorn Lomborg, “l’ambientalista scettico” che attraverso la creazione della Copenhagen Consensus Conference ha costruito un interessante discussione attorno ad un semplice quesito:
If the world would come together and be willing to spend, say, $50 billion EXTRA over the next five years on improving the state of the world, which projects would yield the greatest net benefits?
(in sostanza: se la terra avesse la possibilità e volesse spendere 50 milioni di dollari in più nei prossimi 5 anni per migliorare lo stato del mondo. quali progetti potrebbero avere i migliori benefici netti?). La domanda è sottile per diverse ragioni.
Oltre a definire una risorsa certa e determinata, senza il solito tormentone del dove prendo i soldi, ci chiede non quali interventi vorremmo fare, ma quali progetti possiedono il requisito del beneficio netto marginale, cioè quali progetti posseggono realmente la qualità dell’efficienza economica. In soldoni quali sono le azioni che ottimizzano meglio la spesa, allocano al meglio le risorse.
La risposta a questa domanda, ad esempio, porterebbe a definire una vera e propria lista di priorità a seconda dell’efficienza del progetto.
Chiaramente nel nostro caso dovremmo caratterizzarla più precisamente per il settore ambiente, lasciando però che le priorità che scaturirebbero contengano anche altri tipi benefici extrambientali.
Questa ritengo sia la domanda corretta che la politica deve porsi nel momento in cui decide di destinare le risorse, sempre poche comunque, che ha a disposizione.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Sempre per il tema elezioni e ambiente, quando avranno finito un po’ tutti di parlare di legge elettorale, sarebbe interessante valutare non tanto il tasso di ambientalismo delle diverse formazioni, quanto che uso vorrebbero fare degli strumenti che le politiche ambientali pongono a disposizione. Come tentiamo da tempo di proporre, l’ambiente pone a disposizione non solo le risorse grezze, ma un ventaglio di opzioni che vanno dalla possibilità di creazione di nuovi posti di lavoro alla scelta di politiche economiche quali il passaggio dalle tasse sul lavoro a quelle sulle emissioni e diversi altri strumenti secondo gli sviluppi della scienza economica ambientale. (altro…)
Si sono già scaldati i motori per la prossima uscita del nuovo libro di Bjorn Lomborg, conosciuto universalmente come l’Ambientalista Scettico dal titolo del suo libro più conosciuto. La novità starebbe nel fatto che da eco-pentito, lo statistico si starebbe riposizionando nell’alveo ecologista, ritrattando le sue precedenti affermazioni. Bisognerà certamente aspettare e leggere la nuova summa di Lomborg per capire. Ma il problema verosimilmente è meno complicato di quel che sembra, perchè i precedenti libri di Lomborg costituiscono una materia su cui tutti hanno espresso qualche valutazione e pochi però hanno effettivamente letto. se infatti è pur vero che molte delle informazioni presentate dall’ambientalista scettico sono state confutate anche da riviste importanti e che si avvalgono di metodi scientifici, ciò che resta valido nelle affermazioni di Lomborg non viene sostanzialmente intaccato e sembra che il nuovo libro non faccia che riprendere la filosofia di fondo delle precedenti argomentazioni. Che sono alla fine un paio. La prima è che, conti alla mano, molte delle politiche economiche di contrasto ai cmbiamenti climatici così come sono oggi formulate sono basate su calcoli errati e non sono idonee, oltre a la fatto che i risvolti negativi su altri aspetti e settori porterebbero comunque a risultati peggiori rispetto ai benefici. La seconda è che per cambiare qualcosa bisognerebbe mettere in moto politiche aggressive sulle fonti rinnovabili. Fondamentale è anche il fatot che per progettare una politica realmente utile è necessario saper maneggiare i dati in maniera scientifica, analizzando le connessioni tra i dati ambientali e quelli economici. Lomborg propone come aiuto la scienza statistica di cui lui è autorevole esponente. Il suo metodo è dichiarato nello stesso “Ambietalista Scettico”: capire ed usare i migliori metodi a disposizione della scienza per controllare se le “sacre convinzioni” sociali resistono alla prova dei fatti o sono dei semplici miti. Se il nuovo libro abbatterà queste convinzioni sarà effettivamente un cambiamento radicale del modo di vedere le cose di Lomborg. Non credo che però questo avverrà.