Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

La politica e le élites

Una verità che spesso dimentichiamo nel riflettere sulla nostra condizione politica è quella che ci viene offerta dal testo di Sergio Fabbrini ” Addomesticare il Principe” uscito per i tipi di Marsilio. “Quando in un Paese si affermano leader che non dispongono delle qualità del comando – ci dice Fabbrini in conclusione – la prima responsabilità è delle élites che li hanno fatti emergere e non dei cittadini che li hanno votati”. La questione non è nuova e chiunque si sia occupato di scienza politica sa che esiste un filone di questa che afferma il ruolo centrale, appunto, delle élites in grado di “dirigere” la politica passando sopra la testa anche dei comuni “cittadini”. Ricostruire un’opposizione vincente potrebbe anche passare nell’archiviazione delle vecchie élites e, forse, costruendo un sistema che non porti all’espressione delle nuove dirigenze politiche attraverso altre élites.

Governo sotto sulle missioni militari. I miracoli della normalità

Il governo è stato mandato sotto oggi due volte nella votazione sulle missioni militari. Sfaldamento della maggioranza? Dai numeri dei presenti sembrerebbe più una maggiore presenza dell’opposizione (in questo caso presente al 90%) quando sui banchi della maggioranza mancavano in diversi, vuoi per “missione” vuoi, forse, per il caldo. La semplice morale è che quando la gente rimane  al proprio posto di lavoro nei giusti orari a volte si possono fare miracoli…

Il minimo comun denominatore possibile delle opposizioni.

A livello nazionale e locale, esiste una discussione sulla capacità delle opposizioni di unirsi e dare una prospettiva politica a tutti coloro che, con la propria “astensione” attiva, più che far vincere il centrodestra sembrano aver fatto perdere il centrosinistra. Nasce così un florilegio di temi su cui non sembra possa raggiungersi una vera sintesi, ma di cui la vera essenza è che poco interessano i cittadini che vorrebbero conquistare. Credo che il tema che continua ad interessare gli elettori del nostro Paese sia relativo alla perdita di potere economico, sia che si voglia leggere come perdita di posti di lavoro o di potere d’acquisto. Il resto rientra nella categoria “fuffa”. Su quali temi creare quindi una unità di forze politiche? Lasciando perdere la “fuffa” credo potrebbe essere apprezzato un cartello di forze politiche che si batta per politiche economiche di espansione – quelle che una volta si chiamavano keynesiane – rovesciando le screditate teorie economiche di depressione e di tagli delle destre; una nuova regolamentazione della finanza; una maggior capacità di controllo democratico sulla politica della banca centrale europea. Come alcuni ricordano, questo è quello che, al contrario, hanno fatto piccole e grandi banche, operatori ed agenzie finanziarie e via discorrendo, unendosi e lasciando indietro futili differenze contro la politica di regolamentazione che era stata tentata dall’amministrazione americana poco tempo fa: hanno vinto unendosi sotto l’egida della finanza, anche politicamente riuscendo a disgregare la sponda opposta. Bisognerebbe lasciare perdere le inutili discussioni sul nulla delle opposizioni e iniziare a ragionare di unità d’azione proprio su questi temi economici, che poi rappresentano gli attuali profondi bisogni di operai, disoccupati e professionisti, L’unione insomma tra merito e bisogno.