Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

La Blue Economy di Gunter Pauli

La grave crisi economica e finanziaria ci sta palesando ancora di più i palpabili effetti della gravissima crisi sociale e ambientale nella quale siamo purtroppo coinvolti da diversi anni. La crescente e inarrestabile ingiustizia sociale e il sempre più rapido e drammatico declino della salute dei sistemi naturali sono chiari sintomi di una situazione complessivamente insostenibile e della necessità di interventi correttivi molto sostanziali e non più differibili.

Questa quadro complessivo sta favorendo una più ampia e matura riflessione sulle strade da intraprendere, con urgenza, per il nostro immediato futuro e sulla impossibilità di perseguire ancora la strada della continua crescita economica, materiale e quantitativa che va avanti in maniera decisa dalla Rivoluzione Industriale ad oggi.

Tra le numerose riflessioni di analisi e di critica, ve ne sono tantissime che costituiscono riferimenti preziosi di costruttività e di proposte serie, concrete e fattibili. In questo ambito va certamente annoverato l’ultimo interessantissimo rapporto al Club di Roma scritto da Gunter Pauli (Nella foto), economista creativo ed innovativo, che si muove da sempre ed in maniera intelligente “fuori dal coro”, attivatore della Zero Emission Initiative presso l’Università delle Nazioni Unite a Tokyo ed oggi presidente della ZERI Foundation in Svizzera nonché membro del Club di Roma. Il rapporto è intitolato “Blue Economy” ora pubblicato in italiano dalle meritevoli Edizioni Ambiente.

(Continua a leggere l’introduzione di Gianfranco Bologna su Greenreport.it)

L’Italia e la dipendenza tecnologica verde

Sono sempre più chiare le elaborazioni economiche sull’impatto del commercio internazionale delle tecnologie per fonti di energia rinnovabile nei bilanci delle nazioni. Roberto Romano su Economia e Politica arriva perfino a candidare il settore delle clean energy technologies come motore della distruzione creativa schumpeteriana dove una fuoriuscita dalla depressione economica si prevede “solo quando un “grappolo” d’innovazioni riesce a formarsi e si traduce in nuove opportunità di crescita, investimento e profitto, con una crescita del sapere tecnologico”. In sostanza già ora il mercato delle tecnologie “verdi” sta condizionando le strategie di sviluppo internazionali con variazioni delle specializzazioni fin qui conosciute nelle diverse aree. Il nostro problema è che, tra i Paesi europei, l’Italia è quella che, mettiamola così, fa fatica a mantenere competitività  nella produzione e commercializzazione nelle tecnologie per fonti rinnovabili. Sempre Romano ci segnala che esiste circa un calo del 30% per l’Italia nella quota di esportazione di queste tecnologie e cresce la quota di importazione di queste tecnologie a causa, soprattutto, dei fallimentari livelli di investimento in ricerca & sviluppo nel settore. Il rischio per il futuro è paradossale sostituendo la “dipendenza” odierna dalle fonti fossili di cui il nostro Paese è sguarnito, a quella ben più pericolosa della dipendenza tecnologica legata alle fonti rinnovabili. Incentivare quindi il consumo di energie pulita, ma insieme sviluppare anche un sistema in grado di produrla non dipendente dall’estero. Eccola vera sfida del nostro sistema-paese.

Finanziaria 2010: il Governo colpisce la produzione di energia rinnovabile

Il governo getta la maschera e colpisce, mediante la Finanziaria, le fonti di energia rinnovabile. Sono due gli articoli da tenere d’occhio il 15 che impone agli impianti idroelettrici di grande derivazione un nuovo canone e il 45 che cancella l’obbligo da parte del Gestore dei Servizi Elettrici (GSE) di ritirare i Kw in esubero prodotti. Lo smascheramento a favore della costruzione del nucleare e l’abbattimento della produzione delle rinnovabili è dato dal fatto che le misure citate non costituiscono nessun vantaggio per le casse dello Stato, ma al contrario rinunciano ad eventuali gettiti fiscali. L’associazione dei produttori di energia da fonti rinnovabili (APER) segnala inoltre la “forte turbativa che tali provvedimenti creano negli istituti di credito, con conseguente perdita di credibilità del Sistema Paese nei confronti del mondo finanziario”. Inutile inoltre ricordare il colpo inferto allo sviluppo dei Green Jobs, i lavori verdi, che sicuramente perderanno terreno e allontaneranno il nostro Paese dalle possibili 300.000 nuove unità lavorative che si potrebbero immettere sul mercato del lavoro.


Francia: ecotassa sul trasporto pesante

Il governo francese ha annunciato che l’entrata in vigore dell’Ecotassa sul trasporto pesante avverrà non prima del 2012, a differenza di quanto stabilito dalla legge Grenelle -Ambiente e dalla finanziaria 2009. Cosa sia questa tassa è presto detto: si tratta di far pagare sulla rete stradale francese non sottoposta già a pagamento, una cifra a km percorso in modo tale da spostare il trasporto delle merci dalla gomma ad altre forme meno inquinanti. La tassa, più o meno 20 centesimo per Km effettivamente percorso si propone diversi fini tra cui:

  • Una fiscalità più ecologica, che pesi sul traffico realmente svolto, piuttosto che sul costo del lavoro e sul patrimonuio delle imprese di trasporto stradale;
  • Una fiscalità più giusta che colpisca i veicoli pesanti quale che sia la loro nazionalità;
  • un «costo di riferimento» che favorisca il rapporto modale grazie ad un meccanismo di ribaltamento della tassa sui committenti caricatori
  • nuove risorse per la costruzione di infrastrutture di trasporto decise a partire proprio dalla legge Grenelle sull’ambiente.

Qualche approfondimento qui e qui