Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

Benedetto XVI: essere o fare il Papa?

Il Teologo Vito Mancuso chiarisce cosa è avvenuto nella sostanza con la rinuncia di Benedetto XVI

“Nel caso di Benedetto XVI abbiamo a che fare con un martirio- testimonianza di altro colore, quello del riconoscimento della propria debolezza, della propria incapacità, del proprio non essere all’altezza. È la fine di una modalità di intendere il papato, e può essere la nascita di qualcosa di nuovo.”

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Rottamatori ante litteram: Giovanni XXIII

Se proprio volessimo parlare di “rottamatori”, dovremmo prendere nota di questa data: 11 ottobre 1962, apertura del Concilio Vaticano II. Un Papa ormai anziano, considerato di transizione, mette in scacco le strutture vaticane provocando uno scossone che, a tendere l’orecchio, si avverte ancora oggi. Quando Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959, a soli tre mesi dalla sua elezione a pontefice, diede l’annuncio nella basilica di S. Paolo fuori le mura di un “Concilio ecumenico per la Chiesa universale”, scese il gelo e, come racconta chi c’era, nessuno applaudì. E pochi avrebbero applaudito anche quando si affermò che il clero veniva superato dal sacerdozio universale dei credenti; quando ci si domandò non “cosa è la Chiesa” ma “chi è la Chiesa” o quando lo stesso Papa si rivolse agli esponenti della curia vaticana che si opponevano alla celebrazione del Concilio indicandoli come “profeti di sventura”.  Questo “balzo in avanti” come lo definì Roncalli stesso, avvenne senza proclamare nuovi dogmi ma volendo interpretare “i segni del tempo”. Un metodo, che potrebbe tornare utile anche oggi…

Il Ministro Riccardi: la Chiesa paghi l’ICI.

La questione del pagamento dell’ICI da parte della Chiesa Cattolica è sicuramente complessa e non facilmente definibile come appare nelle semplificazioni giornalistiche. La posizione davvero più corretta mi sembra che alla fine l’abbia espressa il Ministro Andrea Riccardi, intervistato da Lucia Annunziata. Il succo è semplice e facilmente comprensibile. Le attività sia di culto che culturali della Chiesa rappresentano una ricchezza per il Paese e quindi è giusta l’esenzione dell’ici. Per tutte le attività commerciali gestite dalla Chiesa, dai religiosi o dalle strutture collegate alla Chiesa è giusto che l’ICI vada pagata. Basterebbe a questo punto che chi è preposto a verificare se l’imposta viene pagata lo faccia e intervenga conseguentemente. Se non ricordo male, i Comuni entrano a pieno titolo in questa verifica e quindi abbiano il coraggio di fare ciò a cui sono chiamati.
Che poi esista una babele di sigle, nascondigli fiscali e via discorrendo messi in azione dalla Chiesa è sicuramente vero e non va a merito della gerarchia ecclesiastica. Ma così come lo Stato esige i contributi più inverosimili e scova gli evasori più impensabili tra le normali famiglie, così abbia il coraggio di agire nei confronti di poteri che, da cattolici, pensavamo non essere più temporali. Se posso aggiungerci del mio, sarebbe davvero un segno di tempi nuovi se la Chiesa si trasformasse davvero nella comunità di cui vuole far parte, condividendone le povertà sorprattuto in tempi di difficoltà e non solo quelle  spirituali. E sono certo che questa sensibilità esiste nella nostra Chiesa.

Rodotà e l’Italia tra trono ed altare

Segnalata da Gilioli su Piovono Rane, questa bella intervista di Miguel Mora con Stefano Rodotà uscita su “El Pais”:

(…) D. La Chiesa odia anche le cellule-madre ! Tuttavia la proibizione della fecondazione assistita è stata confermata in Italia da un referendum popolare.

R. Alcune scoperte scientifiche pongono in dubbio l’antropologia profonda dell’essere umano come l’uso e il non utilizzo di diversi embrioni nelle tecniche di fecondazione assistita . Il diritto deve prevedere queste innovazioni,non bloccarle. Gli scienziati chiedono regole per sapere se le loro scoperte sono eticamente e socialmente accettabili. Un uso prepotente della legge limita le loro ricerche,nega il progresso umano e così si appropria delle nostre vite perché ci nega ogni diritto o peggio,lo nega solo ad alcuni. Gli italiani ricchi possono andare in Spagna a sottoporsi alle tecniche di fecondazione, ai poveri ciò è precluso. Si crea una cittadinanza fondata sul censo e si distrugge lo Stato sociale. La vita viene prima della politica e del diritto. (…)

(continua a leggere su Mega Chip l’articolo in italiano e su “ElPais” l’articolo in originale)