Non capisco come continuiamo a volere uno sviluppo senza ricerca. Abbiamo assistito praticamente inermi alle diverse trasformazioni degli ultimi dieci anni pensando di continuare a produrre beni a bassa tecnologia  basso contenuto di conoscenza illudendoci anche che il traino di industrie, che pure hanno reso grande la nostra città, durassero all’infinito. Non abbiamo detto e fatto nulla quando altre aree europee hanno iniziato a modificare la propria specializzazione produttiva adeguandola agli avanzamenti scientifici. Ed oltre alla tipologia di produzione dobbiamo essere coscienti che continuare a cercare di ridurre il costo del lavoro invece di puntare all’aumento della qualità dei prodotti ci porterà in un vicolo davvero cieco senza uscita. Ma una città cosa può fare per invertire la rotta? Se di finanziamenti è inutile parlare, lo sforzo di ogni amministrazione dovrebbe essere quello di creare le condizioni “ambientali” affinchè i cosiddetti lavoratori della conoscenza, soprattutto giovani, possano trovare utile, conveniente e stimolante venire a studiare, produrre, vivere nella nostra città. Un abbozzo di risposta, anche se poco conosciuto, Torino l’ha data ad esempio sul fermento culturale e artistico. Ma ora bisognerebbe puntare seriamente a rendere Torino la capitale della conoscenza in settori come il le biotecnologie, le scienze di base e sopratutto i green jobs, i lavori verdi puntando a diventare davvero la capitale italiana della ricerca in tutto l’arco delle scienze ambientali che sta già producendo benessere in molte parti d’Europa, per non parlare degli Usa. Attività formative a livello internazionale sulla gestione delle acque pubbliche, centro di ricerca sulle energie a basso impatto, centro di studio e produzione di mezzi per la mobilità sostenibile sono già alla nostra portata.  Esprimere una volontà politica chiara e creare le condizioni per cui ciò avvenga è il compito che come Piemonte Europa Ecologia ci proponiamo per la Torino del XXI secolo.