ott 212011
 

Come riportato dal sito “Lo Spiffero”, Torino sarebbe stata inserita tra le 19 città che si giocheranno il prestigioso riconoscimento della Commissione Europea per le politiche ambientali. Al di là delle polemiche che ciclicamente ritornano sull’argomento è chiaro che l’assegnazione alla nostra città resta una chimera, se non altro per i risultati che purtroppo si registrano. Non sarebbe certamente elegante indagare sui perchè in passato una serie di veti incrociati non hanno permesso l’ottenimento di risultati migliori, soprattutto è tempo di guardare avanti e di impostare una visione futura che ci permetta di uscire dall’impasse. E proprio guardando al domani sarebbe corretto iniziare a far propria, da parte delle amministrazioni dell’area metropolitana, l’idea che il miglioramento della qualità ambientale non è il risultato di una singola o di un pacchetto limitato di misure, ma di una politica trasversale che permei praticamente tutte le attività amministrative con mano ferma e senza paura di scontentare le diverse corporazioni che a turno minacciano di togliere il consenso politico-elettorale a chi al momento governa l’amministrazione. Parlo di corporazioni perchè in fondo esistono molti più motivi di comprensione e di adesione da parte delle persone rispetto a corporazioni che tentano di risvegliare l’interesse generale su se stesse attraverso la proposizione di veti, e non soltanto in campo ambientale. Comunque parlando di futuro una semplice capacità di visione nuova potrebbe essere quella suggerita di Klausner che individua nel nodo ambiente-salute una delle principali criticità della discussione. L’idea che regge la sua analisi starebbe nella necessità non tanto di ordinare l’applicazione di una serie di “pacchetti” di misure da imporre da parte delle amministrazioni che si sostituirebbero all’iniziativa dei cittadini e che agirebbero come uno Stato pervasivo, certamente un po’ paternalistico in grado di determinare monocraticamente la libera iniziativa. Al posto di questo nuovo Leviatano si dovrebbe invece attivare un sistema amministrativo più libero, in grado però di intervenire per la salvaguardia di quel bene davvero comune che è la protezione della salute anche attraverso gli strumenti scientifici più avanzati, oltre che quelli suggeriti dall’economia ambientale attualmente davvero in disarmo e pochissimo conosciuti da parte degli amministratori. Un primo passo potrebbe essere rappresentato dalla semplice domanda di come le scelte amministrative, da compiersi in aree apparentemente anche lontane dall’ambiente, influiscano sulle persone, e nello specifico sullo stato di salute dei cittadini. A questo riguardo Richard Klausner individua alcuni punti su cui interrogarsi preventivamente nella valutazione delle differenti possibilità di scelta:

- quali saranno gli effetti

- in che modo si manifesteranno

- quale sarà la loro portata

- quando si manifesteranno

- chi verrà colpito in misura maggiore.

Incrociando poi elementi di economia sanitaria e ambientale si potrebbe pensare a strumenti scientificamente già in campo per rispondere a queste domande, tra cui uno dei più studiati è quello dei cosiddetti DALY (Disability-Adjusted Life Years). Per rassicurare i nostri quindici lettori, potremo ricordare che i DALY sono uno degli strumenti più raffinati che viene impiegato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nelle sue rendicontazioni sullo stato globale della salute. Questo strumento permette di “misurare” il peso della malattia in una comunità attraverso la combinazione di diversi parametri: ad esempio perdite dovute a morte prematura e perdite di vita sana dovuta a forme di inabilità. Un DALY è uguale alla perdita di un anno di vita in buono stato di salute. Tra le diverse funzioni, il DALY serve anche a selezionare e misurare il costo degli interventi per la prevenzione e/o cura di determinate malattie, quindi anche per la definizione delle priorità in sanitarie e per la scelta dell’attribuzione di risorse finanziarie e umane. Nessuna improvvisazione quindi, ma la volontà di comprendere gli effetti delle scelte che ci stanno di fronte anche lasciando che la libera iniziativa possa svilupparsi senza essere vessata da chi governa, ma con un’attenzione precisa alla salvaguardia del bene salute e valutando gli aspetti anche economici che tutto ciò comporta sulle spalle di argomenti scientifici solidi. Contro il sonno della ragione a cui stiamo purtroppo assistendo.

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