set 142011
 

(via Italia Futura) Oggi i rappresentanti di sette diverse organizzazioni culturali, sociali e politiche – tra cui Italia Futura – espongono al governo UE i motivi per cui il regime di apartheid fra protetti e non protetti che caratterizza il tessuto produttivo italiano deve considerarsi incompatibile con l’ordinamento comunitario.

Tutti a tempo indeterminato, a tutti le protezioni essenziali, ma nessuno inamovibile; e a chi perde il posto un robusto sostegno economico e investimento sulla sua professionalità, in funzione della rioccupazione più rapida possibile. Di tutto questo nella manovra-bis varata con il decreto-legge di Ferragosto non si trova nulla. L’obiettivo della nostra iniziativa è costringere il Governo e il Parlamento italiani a ridisegnare un diritto del lavoro capace di applicarsi veramente ad almeno 18 milioni e mezzo di lavoratori sostanzialmente dipendenti, e non soltanto a 9 milioni, come accade oggi.

Su questa iniziativa stavamo ragionando da tempo, raccogliendo dati e documentazione. La difficoltà era costituita dalla necessità di dimostrare in una forma efficace anche sul piano giuridico che in realtà milioni di rapporti di lavoro “a progetto” e altre collaborazioni autonome continuative, anche in regime di “partita Iva”, sono sostanzialmente rapporti di lavoro dipendente. La svolta è venuta con la risposta della Commissione Europea al nostro Piano Nazionale delle Riforme, del 7 giugno scorso, nella quale il massimo organo di governo dell’Unione manifesta una piena consapevolezza proprio di quello che noi ci proponevamo di dimostrare; e ne fa oggetto di una sollecitazione nei confronti dell’Italia sul piano politico-diplomatico.

Questo ci consente oggi di chiedere alla Commissione stessa di trarre da quella consapevolezza e dal conseguente richiamo rivoltoci tre mesi fa anche le conseguenze necessarie sul piano amministrativo-giudiziario: quello stesso dualismo del nostro mercato del lavoro che tre mesi fa essa ci ha chiesto di superare – noi lo chiamiamo un vero e proprio regime di apartheid fra protetti e non protetti – costituisce evidente violazione della direttiva europea n. 1999/70/CE, che vieta l’utilizzazione dei rapporti di lavoro a termine come forma ordinaria di ingaggio del personale e vieta comunque ogni disparità di trattamento fra i lavoratori assunti a termine e quelli assunti a tempo indeterminato.

Nello stesso documento della Commissione del 7 giugno, e poi ancora nella lettera inviata il 7 agosto al nostro Governo dal governatore uscente della Banca Centrale Europea Jean-Claude Trichet e dal governatore entrante, Mario Draghi, ci viene chiesta una flessibilizzazione delle strutture produttive compensata da una maggiore protezione economica e professionale del lavoratore nel passaggio dal vecchio al nuovo posto di lavoro; e si sollecita inoltre ilsuperamento del dualismo del nostro mercato del lavoro fra protetti e non protetti.

In estrema sintesi: tutti a tempo indeterminato, a tutti le protezioni essenziali, ma nessuno inamovibile; e a chi perde il posto un robusto sostegno economico e investimento sulla sua professionalità, in funzione della rioccupazione più rapida possibile. Di tutto questo nella manovra-bis varata con il decreto-legge di Ferragosto non si trova nulla. L’obiettivo della nostra iniziativa è costringere il Governo e il Parlamento italiani a ridisegnare un diritto del lavorocapace di applicarsi veramente ad almeno 18 milioni e mezzo di lavoratori sostanzialmente dipendenti, e non soltanto a 9 milioni, come accade oggi.

Leggi il testo dell’atto che verrà presentato oggi alla Commissione Europea da Emma Bonino, vicepresidente del Senato, già commissario europeo, Benedetto Della Vedova, deputato FLI firmatario di un progetto di legge ispirato al principio della flexsecurity (p.d.l. n. 4277/2011),Antonio Funiciello, direttore di LibertàEgualePietro Ichino, senatore Pd, autore del progetto flexsecurity e del progetto di Codice del lavoro semplificato (d.d.l. n. 1873/2009), Giulia Innocenzi, responsabile italiana di AVAAZ (che ha già raccolto oltre 70.000 firme a sostegno di questa iniziativa), Nicola Rossi, senatore, esponente dell’Associazione Italia Futura, firmatario del d.d.l. n. 1873/2009, Eleonora Voltolina, fondatrice della testata on line Repubblica degli Stagisti

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