gen 252013
 

In tempi di contorsioni locali su blocco o meno Euro3, la Commissione Europea batte un colpo e rinnova la strategia dei carburanti alternativi per ridurre le emissioni di gas con effetto serra e contemporaneamente liberarsi dalla dipendenza dal petrolio. Il concetto è semplice: se aumenta il numero degli automobilisti con veicoli elettrici o ad idrogeno e metano non solo avremmo città meno inquinate, ma staremmo economicamente anche meglio. Abbattere però i freni verso questo passaggio tecnologico significa comunque agire su alcuni versanti al momento poco considerati dalle amministrazioni, come ad esempio la mancanza delle stazioni di ricarica e rifornimento. Per eliminare l’ostacolo la Commissione intende fissare obiettivi vincolanti e standard comuni tra cui:

  • l’elettricità – un numero minimo di stazioni di ricarica in ogni paese e un connettore universale per ricaricare l’auto in tutta l’UE
  • l’idrogeno – standard comuni per i tubi di rifornimento e gli altri componenti nelle stazioni di servizio di 14 paesi UE
  • il gas naturale liquefatto – stazioni di servizio per i mezzi pesanti ogni 400 km lungo la prevista rete centrale transeuropea di trasporto  ; saranno necessarie anche stazioni di rifornimento per le navi in tutti i 139 porti marittimi e interni presenti lungo la rete
  • il gas naturale compresso – entro il 2020 stazioni di rifornimento con standard comuni accessibili al pubblico in tutta Europa, almeno ogni 150 km.

La Commissione Europea afferma in modo chiaro che i Paesi aderenti possono favorire questo tipo di cambiamenti attraverso modifiche legislative e agendo sulla fiscalità nazionale incoraggiando gli investitori privati e ricordando come i finanziamenti UE necessari sono già disponibili. Sviluppare quindi rete moderna europea è fondamentale perchè, scrive Bruxelles: “L’84% del petrolio utilizzato da tutti i modi di trasporto è importato: nel 2011 queste importazioni costavano circa 1 miliardo di euro al giorno. La maggior parte del petrolio proviene da regioni instabili, con l’incertezza che ne deriva in termini di approvvigionamento.

Passare a carburanti più puliti è la mossa più ovvia per rendere l’economia europea più indipendente sul piano energetico.

Questa strategia è in sintonia con la tabella di marcia per i trasporti con cui la Commissione ha definito gli obiettivi per favorire la mobilità e integrare ulteriormente le reti di trasporto dell’UE entro il 2050, riducendo al tempo stesso le emissioni di gas a effetto serra”.

ago 132011
 

Ma gli alberi delle città servono contro l’inquinamento da gas serra? Uno studio pubblicato sul Journal of Applied Ecology – e ripreso da Le Scienze – ha dimostrato che gli alberi cittadini danno un contributo più importante di quello che si era ritenuto fino ad oggi al sequestro del biossido di carbonio. Lo studio, focalizzato sulla città di Leicester in Gran Bretagna, ha rilevato come soprattutto gli alberi forniscano un sequestro pari a 3,16 chilogrammi di carbonio per metro quadrato di città e che se solo il 10 % dei prati presenti nella città fossero piantumati l’intero aumento del serbatorio di carbonio della città crescerebbe del 12%. L’importanza dello studio risiede anche nel fatto che mancavano dati processati scientificamente a riguardo e che un importante contributo al raggiungimento dell’obbiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra nel regno unito può essere dato da una accorta politica di gestione del verde urbano a favore della presenza di alberi.