Una domanda che mi viene spesso rivolta è quella della differenza tra una formazione ecologista come la nostra – PiemontEuropa Ecologia – e altri partiti che prevedono, nel loro programma, elementi ecologisti. La risposta è semplice: noi siamo ecologisti e pensiamo che dalla attuale crisi politica, economica e ambientale si esca attraverso politiche ambientali, mentre altri pensano all’ecologia come uno dei tanti argomenti che compongono un programma con una certa importanza a seconda dei momenti politici. Crediamo che in sostanza esista una ecologia della politica, un’economia ambientale che può già oggi riscrivere i nostri caposaldi economici, una ecologia che rappresenta l’ambiente nel quale può svilupparsi la nostra salute, un’ecologia che difende la biodiversità anche culturale dei diversi territori con la propria lingua e storia inserendoli nella più grande rete dell’Europa. Per comprenderci tutti abbiamo a cuore che l’energia sia prodotta nel modo meno inquinante possibile, che si costruiscano piste ciclabili e si mettano pannelli solari dove è possibile: sia a destra che a sinistra. Ma noi vogliamo che nei conti dei comuni vengano calcolate anche le spese nascoste, le cosiddette esternalità inquinanti che vengono oggi ripartite non equamente tra tutti i cittadini; che chi inquina paghi questi costi e che queste risorse alleggeriscano il costo del lavoro; che vengano prodotte merci in maniera sostenibile, cioè facendo in modo che le risorse che lasciamo ai nostri figli non vengano ridotte da un consumo indiscriminato. Crediamo che la sicurezza dei cittadini, degli alimenti, della salute non sia una variabile economica tra le tante. Noi abbiamo scelto l’ambiente non come un feticcio da portare a spasso politicamente per ottenere un voto in più rispetto agli altri o come un marchio più trendy, ma perchè crediamo che possa farci uscire in maniera seria e duratura, direi “naturale”, da molti problemi che ad oggi non riescono a trovare una soluzione efficace.