E’ davvero un sintomo dei nostri tempi quello che sta avvenendo attorno al problema della febbre o influenza suina. La malattia è data innanzitutto da un virus e come molti virus si è modificato ed è riuscito a infettare l’uomo. La cosa è meno strana di quello che normalmente si pensa, anzi è abbastanza normale. Le immediate conseguenze sono almeno due: non serve a nulla non mangiare carne di maiale e soprattutto non serve a nulla prendere antibiotici, che agiscono sui batteri e non sui virus. La capacità dei virus di passare da una persona all’altra è abbastanza alta. Pensate all’influenza e a che cosa accade in inverno: la globalizzazione centra quindi poco, se non per il fatto che la trasmissione da un continente all’altro è certamente più veloce, bastando un semplice viaggio aereo per diffonderla da un continente all’altro. Nella storia d’altra parte è sempre successo che le epidemie viaggiassero da un continente all’altro.

Il virus sembra inoltre poco aggressivo. Sembra geneticamente molto lontano da altri suoi fratelli come ad esempio quello della spagnola sia per la capacità infettiva, sia per le conseguenze. Eminenti virologi hanno rassicurato la comunità internazionale su questo punto e d’altronde la stessa mobilità e mortalità lo stanno dimostrando. Ciò che invece pochi rilevano è che la mortalità colpisce territori con un sistema sanitario poco sviluppato. Per fare un paragone nessuno in Europa muore di dissenteria, mentre in Africa ed in Asia questo tipo di mortalità è praticamente un flagello. Per non parlare di malattie come il morbillo che non rappresentano nei nostri Paesi motivo di allarme, mentre sono veri e propri incubi in altre parti del mondo.

Il problema rimane allora quello di come le diverse aree del mondo sono attrezzate per far fronte a malattie nemmeno così mortali. Nelle aree del Messico dove si è avuta un’impennata di mortalità sappiamo che il sistema sanitario è molto deficitario tanto da non riuscire a far fronte ad una pandemia di influenza. Gli Stati Uniti infatti confinano con il Messico, ma il numero dei decessi non è sopra la soglia di attenzione ed è di molto inferiore a quello del Messico. Ecco che allora il nocciolo della questione è quello della capacità e della possibilità di un Paese di costruire un sistema sanitario minimo degno di questo nome. O meglio ancora delle sacche di povertà presenti nel mondo che non possono affrontare in maniera dignitosa questi problemi.

Il dubbio che rimane è del perché si sia creata tutta questa attenzione. Non so se Big Pharma (il cartello delle industrie farmaceutiche mondiali) c’entri qualcosa, ma sicuramente trarrà giovamento dall’ignoranza scientifica di molti governanti, che saranno portati a far incetta di farmaci che verosimilmente non serviranno a nulla. Sui giornalisti mi astengo: a loro serve una notizia, ma ben pochi hanno la professionalità per gestire in modo adeguato queste informazioni.