Cosa succede nella comunità di immigrati a Torino? Karim Metref, giornalista algerino, ha raccolto cosa bolle in pentola soprattutto per ciò che riguarda gli immigrati di prima generazione, cioè quelli che ormai sono entrati nel tessuto sociale della città, hanno la cittadinanza italiana, lavorano e in alcuni casi partecipano ormai anche alla vita politica. Bene stanno semplicemente pensando di andarsene, di trasferirsi in altri paesi dove gli ammortizzatori sociali funzionano meglio e le possibilità di lavoro sono migliori. Per capirci Germania, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada. Vendono le loro case, estinguono i mutui e vanno via, con i loro figli che stanno per laurearsi e sperano di investire la loro formazione dove maggiormente richiesta. Le ragioni sono diverse e sembra che stia pesando in maniera importante anche l’atomosfera di xenofobia che si sta diffondendo. Tutto ciò potrebbe far felice qualche leghista di ritorno, ma il problema viene chiarito proprio da Metref: “spariti i “vecchi” immigrati culturalmente e socialmente ben inseriti, sarebbe come tornare agli anni novanta, ma con leggi più repressive. Solo immigrati che conoscono poco la lingua e il paese, e che hanno pochi diritti. Un vivaio di manodopera a basso costo, indifesa e da sfruttare a volontà”. Ecco quindi il problema “di ritorno”, rtenendo conto del fatto che questo tipo di immigrazione per forza di cose, e con buona pace delle camicie verdi, non demorderà dal tentare fortuna anche nella nostra città. Una politica che taglia l’erba sotto i piedi della prima generazione di immigrati ormai stabilmente integrati – e che magari svolgono lavori poco appetibili per i nativi – con figli che hanno avuto anche accesso a formazione di buon livello e che potrebbero aiutare a far crescere la ricchezza delle nostre aree è davvero la manna da tutti attesa? O magari è necessario ragionare su questo segmento di popolazione che svolge un’importante funzione sociale cercando anche di attrarre le intelligenze ed i cervelli più disposti anche a creare innovazione e crescita tecnologica come ad esempio accade negli Stati Uniti? Bisogna iniziare a leggere anche la nostra realtà in maniera più precisa e fuori da furori ideologici per cercare di far crescere in maniera utile la nostra città.