Di Gianluca Susta, europarlamentare e Presidente di Piemonte al Centro

Chiedo scusa se prendo a prestito da “VIA COL VENTO” la sua frase più famosa per salutare Mario Monti, primo Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana dopo l’esperienza berlusconiana.
Con gli altri Colleghi italiani del Gruppo S&D al Parlamento Europeo ho incontrato il Prof. Monti qualche mese fa su un tema a Lui caro – il completamento del mercato interno nell’Unone Europea – che sicuramente rappresenterebbe una delle risposte più utili alla (parziale) recessione che si va profilando in Europa. Un confronto stimolante per tutti noi con una persona che nulla ha del “tecnocrate” che qualcuno ha cercato di dipingere in questi giorni. Il Prof. Monti è, appunto, un “professore”, uno studioso, un cittadino che in alcuni momenti della sua vita (per ben 10 anni, dal 1994 al 2004) è stato Commisario (“Ministro” lo potremmo chiamare in un gergo “nazionale”) del “Governo” dell’Unione Europea e, in quella veste, ha cercato di abbattere le barriere che limitano la concorrenza, coniugando due principi – la libertà di iniziativa economica e la necessità di regole che presiedano alla libera competizione – che sono alla base della sua cultura politica ed economica, liberale e democratica. La sua battaglia per un mercato aperto nell’UE,compresso dalle piccole e diffuse barriere che ancora ne comprimono le potenzialità a tutto svantaggio della competitività del nostro sistema produttivo, è andata, per ben 10 anni (e nel periodo in cui la Commissione Europea gli ha affidato il compito di studiare le proposte per completare il progetto iniziato con i Trattati di Roma del 1957) di pari passo con la lotta ai monopoli, alle posizioni dominanti, ai trust, pubblici e privati, che mortificano la libera iniziativa economica.

La sua è la storia di chi, da non politico, sa quali sono i limiti e le potenzialità della politica, che non necessariamente si deve ridurre esclusivamente al pur importante impegno nei partiti per partecipare alla vita democratica e ai suoi momenti esiziali, come le elezioni.

Uno studioso, un professore, quindi, che ha già sperimentato sulla “tolda” principale della nave europea, magari lontano dagli occhi dell’opinione pubblica, che cosa voglia dire costruire un diritto comune, in campo economico, per 500 milioni di cittadini europei che temono di non farcela di fronte all’aggressione che i Paesi emergenti hanno messo in atto nei confronti di quella che è ancora (e di gran lunga!) la prima economia del mondo.

Uno studioso, un professore che ha maturato un’esperienza di governo unica, “giocando” alla pari con i “grandi” del continente (quando questi si chiamavano Mitterand, Kohl, Gonzales, ecc.) e che ha vissuto stagioni della storia recente dell’Europa e che, quindi, è anche in grado di riposizionare l’Italia nel posto che essa merita, non solo per le ataviche virtù letterarie, storiche, artistiche, naturalistiche, ma per quello che ancora sa esprimere nell’economia reale europea.

Auguri, quindi, Professore, anzi..Presidente!

Ascolterò il programma che presenterà alle Camere e mi auguro che Monti non si faccia condizionare dai “paletti” che nei vari colloqui tutti avranno cercato di mettergli. Qualcuno di quelli che gli hanno (convintamente o obtorto collo) garantito la fiducia, gli chiederanno di non mettere la patrimoniale, di non modificare le regole sul mercato del lavoro, di fare le liberalizzazioni “…ma di tenere conto del referendum….”, di non riformare le pensioni, ecc.

Io spero che non li ascolti e che spieghi agli Italiani che la lettera della Commissione Europea (quindi non solo quella della BCE) non è la lettera di quattro banchieri “plutogiudaicomassonici”, ma dell’Istituzione fondamentale dell’Europa comunitaria, che i “Padri fondatori” hanno immaginato come un Governo comune dei popoli europei, quando hanno capito che gli Stati-Nazione, da soli, non sarebbero andati lontani. E quella lettera richiama i vincoli che legano i destini di 27 Paesi e di 500 milioni di persone, gli impegni comuni presi fin dal Trattato di Maastricht di quasi vent’anni fa, rinnovati dai successivi Trattati (Amsterdam, Nizza, Lisbona), vincoli che non sono “il commissariamento dell’Italia” da parte di Sarkozy e della Merkel, ma il richiamo al “patto di solidarietà” liberamente sottoscritto dai Paesi che compongono l’Unione Europea.

Mi auguro che il Governo Monti non guardi in faccia nessuno e che presenti in Parlamento i disegni di legge e i decreti che riterrà utili al Paese in forza del mandato ricevuto da quel grande protagonista della nostra storia contemporanea che è il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e lì vedremo chi, davvero, si assumerà la responsabilità di raddrizzare l’Italia, sapendo che se è vero che in primis dovranno fare sacrifici coloro che più hanno avuto in tutti questi anni (ceto politico in primis) è altrettanto vero che nessuno può davvero chiamarsi fuori, tante e tali sono le infinite furbizie di cui ci siamo – come popolo – resi protagonisti.

Auguri Prof. Monti!

Rivolti l’Italia “come un calzino” o, almeno, ci provi e se non ci riuscirà o i lacci e lacciuoli che cercheranno di metterle tra le gambe saranno così ingombranti da impedirle di realizzare il programma che presenterà nei prossimi giorni, rimetta il mandato ricevuto.

Ma io so che tutte queste cose Lei le ha già dette ai big della politica italiana e che se non avesse avuto adeguate garanzie non avrebbe accettato l’incarico e, quindi, confido che, almeno pe runa volta, prevarrà davvero il buonsenso.

Comunque grazie, Professor Monti!

Gianluca Susta