Dopo gli avvenimenti di ieri – la votazione del rendiconto e l’annuncio delle dimissioni di Silvio Berlusoni – aleggia con sempre maggior convinzione la sensazione che un’era della vita politica del Paese sia giunta al termine. Ciononostante permane un senso di imprevidibilità degli scenari futuri più prossimi, con i mercati che stringono la morsa sulla nostra economia e l’ipotesi di elezioni anticipate sulle quali, allo stato attuale, non è possibile nessuna previsione.  In questo contesto, i promotori di Verso Nord e Piemonte al Centro ribadiscono, ancora una volta, il proprio pensiero e l’idea che per l’Italia e gli italiani è giunto il momento di affrontare con responsabilità la ricomposizione dello scenario politico del Paese. «È bene che si vada al voto il prima possibile», dichiara Diego Bottacin, capogruppo del movimento, «perché è evidente che non ci sono più numeri per nessuna soluzione trasitoria». L’auspicio è quello che le opposizioni votino a favore della legge di stabilità. I provvedimenti richiesti dalla Bce costituiscono la base minima di quella responsabilità condivisa che dovrebbero condividere tutti coloro che guardano al futuro dell’Italia.  «Approvate queste misure non c’è alternativa al voto anticipato», prosegue il consigliere Bottacin. «Nonostante l’attuale legge elettorale sia pessima, la si può utilizzare per fare delle scelte coraggiose che vedano l’ingresso di nuovi protagonisti nello scenario politico».  La stessa urgenza si trova nelle parole di Maurizio Fistarol, fondatore di Verso Nord e Senatore della Repubblica. «È necessario fare in fretta. Auspichiamo che qualunque decisione si assuma sia funzionale ad attuare le iniziative di politica economica necessarie ad affrontare la crisi». In questo momento delicatissimo, in cui la vita del Paese è nelle mani degli speculatori, ci vuole «molto senso di responsabilità», prosegue Fistarol. «Tutti noi dobbiamo fare uno sforzo per anteporre gli interessi dei cittadini italiani a quelli di fazione».  «Non c’è da far festa di fronte alla scelta di Berlusconi di rassegnare le dimissioni. Questo è solo l’epilogo scontato di una maggioranza che ha tragicamente fallito nel compito di operare le riforme. Le scelte mancate della Seconda Repubblica ci consegnano un Paese azzoppato, indebitato e senza fiducia, e una politica che ancora una volta non sa guardare al futuro». Così commenta Andrea Causin, consigliere regionale del Veneto, concorde nell’affermare la necessità di approvare la legge di stabilità. «Proprio in queste ore, in cui è necessario difendere il Paese dagli attacchi delle speculazioni internazionali, autorevoli esponenti del PD e dell’IDV, partiti che si propongono come alternativa, dichiarano, mentre gli sperad volano verso i 600 punti, che non voteranno il maxiemendamento».  Causin ha un’opinione differente sul tema delle elezioni anticipate che verrebbero utilizzate dai aprtiti per beneficiare della legge elettorale con le liste bloccate. «In un paese serio si dovrebbe fare un governo di scopo, con una forte componente tecnica, con l’obiettivo di approvare le misure economiche necessarie a tappare la falla del debito e recepire l’istanza popolare del cambiamento della legge elettorale, restituendo ai cittadini la facoltà di scegliere i propri rappresentanti».  In ogni caso, il voto deve segnare veramente un cambio di stagione, con l’augurio che ciò accada nell’interesse del Paese.

Anche la sponda piemontese di Verso Nord non si sottrae alle considerazioni sulla necessità di cambiamento. «La saggezza e l’autorevolezza del Capo dello Stato ci hanno permesso una svolta fino all’ultimo in dubbio, nonostante la palese incapacità del Governo e del Premier di tutelare gli interessi dell’Italia», dice l’europarlamentare Gianluca Susta. Oggi non ci sono le condizioni per un pur auspicabile Governo di larghe intese, che potrebbe nascere solo col consenso di chi ha vinto le ultime elezioni. Per questo servono «consultazioni veloci e, se si dovrà andare alle elezioni, lo si faccia al più presto, blindando, con un accordo bipartisan, i conti dello Stato», conclude Susta, a cui si aggiunge Mariano Rabino, esponente piemontese di Verso Nord: «Con questa crisi politica si chiude un ciclo durato venti anni che ha avuto poche luci e molte ombre». Rabino è convinto che «presto ci saranno i presupposti per aprire una fase nuova. Adesso è il momento di rinnovare la nostra classe dirigente, senza rancori nei confronti di chi fino a oggi ha lavorato nelle istituzioni, ma neppure timori». Lo spirito che dovrà guidare chi si affaccia sulla scena pubblica, secondo Rabino «è di servizio verso l’Italia e di valorizzazione delle eccellenze e del merito».

Di fronte alle contingenze, siamo sempre più convinti che serva una forte iniziativa politica capace di unire diverse iniziative, come Verso Nord e la sua rete piemontese Piemonte al Centro, per far nascere un nuovo polo, riformista e liberale, caratterizzato da un forte senso dello Stato, della legalità e dei doveri pubblici, che chieda il voto degli Italiani per superare questo bipolarismo inconcludente, avvii le profonde riforme di cui il Paese ha bisogno e ci restituisca la dignità internazionale che questo Governo ci ha sottratto.

Raccoglie tutti gli interventi e tira le somme l’avvocato Alessio Vianello, portavoce di Verso Nord. «Al momento, nessuno degli attori sulla scena politica sembra in grado di fornire garanzie sul futuro del Paese. Soprattutto, non ci sono segnali positivi sulla crescita economica. Il governo cambierà, ma i problemi restano. L’unica ipotesi che mi sento di appoggiare, come tutti gli altri esponenti di Verso Nord, è un ricambio totale dei nomi e del paradigma stesso della politica italiana. Solo allora potremo tornare a fare delle previsioni sul nostro futuro».