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Cinquant’anni fa moriva Ardengo Soffici. Caduto in un certo oblio, ma certamente da leggere anche oggi, al di fuori delle antologie che lo ricordano più per la fondazione del Lacerba che per ciò che ha scritto veramente. E poi come non ricordare la scazzottata alle Giubbe Rosse con Marinetti, Boccioni e Carrà che partirono da Milano per dargli una lezione,  che restarono sorpresi dalle bastonate restituire da Ardengo il quale, il giorno dopo, andò con Slataper e Prezzolini a restituire la cortesia alla Stazione di Firenze ai partenti futuristi, con i quali si riconciliò tempo dopo. Ed anche se le sue idee non sono le mie, chapeau, Ardengo!

« …centro d’attrazione di quanti erano spiriti indipendenti, ardenti, appassionati di pura bellezza e di verità ardite spietate, di enunciazioni magari scandalose (…) di energia giovanile che ci spinge al combattimento ideale, un bisogno di aria nuova, un’allegra volontà di spoltrire il mondo circostante, di spalancar le frontiere dell’intelligenza e dell’arte per un principio di nuova umana universalità. >> 
(dal Programma di Lacerba)