(di Francesco Bonami via Italia Futura) Lo sblocco di una crisi che non era soltanto politica ed economica ma anche d’identità del nostro paese non può non darci, per quantoprudente e moderato, sollievo. Tuttavia la vera sfida inizia adesso.
Una sfida che deve partire prima di tutto da unprofondo esame di coscienza di ognuno di noi come individui e cittadini che forse involontariamente e passivamente abbiamo lasciato che il paese finisse nelle mani di chi è stato incapace di assumere il ruolo che legittime elezioni gli avevano conferito. Un ruolo al servizio della comunità sociale e non alla mercè della comunità politica e d’interessi personali o di casta.

Se vogliamo veramente che l’Italia si trasformi, cambi e ritrovi la propria reputazione all’interno di un dialogo globale è necessario affrontare un punto che nessuno ha inserito nel proprio programma, compreso quello di Italia Futura. Il punto è quello di mettere in atto una presa di coscienza e di assumersi responsabilità e colpe che non possiamo addossare soltanto a chi per quasi vent’anni ci ha governato.
L’Italia è quello che è anche perché noi tutti siamo quello che siamo. Per cambiare l’Italia è necessario fare un grande sforzo: cambiare la nostra mentalità, cambiare noi stessi,trasformare i nostri antichi difetti in grandi qualità al servizio non di un futuro generico ma delnostro futuro, dare l’opportunità alle nuove generazioni di sbocciare senza cadere nei nostri stessi errori e difetti.
Senza il nostro contributo, senza un esame di coscienza comune, senza l’ammissione morale non politica delle nostre debolezze come popolo e come nazione, nessun governo tecnico o meno potrà tirarci fuori da una crisi che non si ferma solo alla politica ma che ha invasol’anima della società. Non esistono salvatori della patria se la patria, ovvero noi individualmente, non contribuisce alla propria salvezza.
Sono ancora molto fresche le parole di John F. Kennedy: “Un uomo fa quello che deve, al di là delle conseguenze personali, degli ostacoli, dei pericoli e delle pressioni- e quella è la base di tutta la morale umana”Siamo noi, oltre che alla politica, a dover fare quello che dobbiamo fare per garantirsi una vita migliore in una società migliore e più giusta.
Ancora JFK ci ricorda che “La Nuova Frontiera della quale io parlo non è una serie di promesse, ma una serie di sfide. Si riassume non in cosa io intendo offrire al paese, ma cosa io intendo chiedergli”. Ecco per venti anni ci sono state promesse tante cose puntando su un nostro grande difetto, quello di aspettare che qualcuno risolva sempre i nostri problemi, le nostre crisi, le nostre deficienze.
Siamo stati viziati da una politica che non ha mai avuto il coraggio di chiederci nulla. Siamo convinti che ogni volta che la politica ed i governi ci chiedono qualcosa questo sia soltanto fatica, sacrifici, rinunce di benefici assodati. No! Una classe politica che voglia essere rispettata deve avere la forza ed il coraggio di chiedere a noi cittadini un impegno, uno sforzo, unacondivisione della responsabilità sociale e dei meriti di cui noi come nazione andremo fieri.
Per questo chi avrà l’onore di guidare l’Italia nel suo futuro dovrà anche avere il coraggio di prendersi il rischio, citando ancora una volta JFK , di imporre una semplice domanda a noi tutti“Chiedamoci non cosa l’Italia può fare per noi ma cosa noi possiamo fare per l’Italia”.
Perché l’Italia non siamo altro che noi, con tutti i difetti ma anche con tutti i meriti che ci rendono un paese unico, indivisibile e fondamentale per la cultura del mondo interoPer superare la nostra crisi dobbiamo tutti insieme immaginare una comune frontiera.

Uno dei più importanti curatori e critici d’arte a livello internazionale, già direttore della Biennale di Venezia nel 2003. E’ direttore artistico della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, della Fondazione Pitti Immagine Discovery di Firenze e di Enel Contemporanea. E’ il primo italiano ad aver ricevuto l’incarico di curatore della prestigiosa Biennale di arte americana al Museo Whitney di New York.