Le avvisaglie c’erano e le dichiarazioni dei maggiorenti leghisti sul voto quale “igiene del mondo” non devono stupire. Di fronte ad un consenso sostanzialmente bloccato – e forse in contrazione nei sondaggi – la Lega, che non è boccalona, preme per il voto. Lo stesso “federalismo” è zoppo e lento, la moralità dell’alleato lascia più di un dubbio nei padani doc – non tanto nelle gerarchie – ed allora perchè non frenare la caduta d’immagine, iniziare a declamare il tradimento di Roma e incassare alle prossime elezioni l’indebolimento dell’alleato per trattare il prossimo assetto, in caso di vittoria, da una posizione di maggior forza e dopo essersi scrollati di dosso il terzo socio? E giustamente per capire questa posizione dell’intellighenzia leghista bisogna tenere fermo un concetto che ricorre in molte esternazioni: passa il tempo e non succede nulla. Il tempo è la vera chiave per decrittare i motivi dell’agitazione leghista; e inizia effettivamente a scarseggiare nell’universo degli elettori in verde.