Sicuramente vanno eliminati, ma incidono poco sulla spesa pubblica. L’esperienza inoltre ci dice che non funzionano: la politica basata solo sulla riduzione degli sprechi e l’evasione fiscale non è efficace e, forse, potrebbe anche essere controproducente. Se Innocenzo Cipolletta dalle colonne del IlSole24Ore del 7 agosto porta un serio e ben argomentato affondo contro la semplificazione delle politiche attualmente più gettonate contro il disavanzo pubblico, non possiamo certamente gridare al complotto delle sinistre o alle esternazioni di qualche dilettante di politica economica. Capiamo meglio. Quando si parla di sprechi nella spesa pubblica si citano sempre esempi che attirano l’attenzione ma che in realtà non risolvono il problema. La strada è sempre quella del taglio di servizi pubblici considerati come sprechi, ma lo spreco, spesso, è sempre quello che non serve a noi, ma che possono essere servizi utili per gli altri. Il pericolo di sottofondo è quello che l’eliminazione di presunt sprechi arrivi alla fine alla perdita del servizio stesso. Dai posti letto negli ospedali fino ai treni ed ai bus bisogna considerare che la qualità di un servizio sta anche nella sua disponibilità quando serve e che la cosiddetta razionalizzazione nasconde una effettiva volontà di taglio del servizio stesso. Il problema però si nasconde anche nell’effetto che si ottiene cioè una depressione dell’economia. Che è la ragione per la quale si vogliono tagliare i servizi: un vero cane che si morde la coda. Il discorso vale anche su alcuni modi attraverso cui si persegue la lotta all’evasione. Che è sacrosanta ma che non può affidarsi all’eliminazione di alcune detrazioni fiscali o ad un semplice inasprimento di alcuni parametri. Perchè, alla fine della fiera si ottiene un inasprimento fiscale su chi già, adeguatamente, paga le tasse. Mentre gli abbondanti condoni e scudi fiscali non riducono l’evasione fiscale ma premiano abbondantemente chi evade le tasse. Queste misure servono solo a far pronta cassa quando è necessario, trasfromando peraltro un’azione di vigilanza e di attenzione che deve essere esercitata in maniera “ordinaria” in una manovra straordianria. Con un paradosso: è come dire che se non ci fosse la necessità di ridurre il disavanzo pubblico, allora non varrebbe la pena di ridure gli sprechi o combattere l’evazione fiscale. E quindi? La via deve essere un’altra soprattutto in una fase recessiva come l’attuale: usare più la leva fiscale che quella della riduzione della spesa pubblica. Perchè agire attraverso al tassazione sui redditi più alti ha meno effetti depressivi di una riduzione della spesa pubblica che colpisce chi ha meno disponibilità. Ma purtroppo continuiamo pervicacemente a credere che la riduzione della spesa a tutti i costi sia soluzione di tutti i mali, senza capire che la ricchezza di un paese dipende anche dalla qualità e quantità dei servizi offerti alle persone e con il risultato di aggravare le spinte recessive presenti anche nella nostra economia. Chapeau!