lug 102009
 

 Noi continuiamo a credere con forza nella necessità di costruire anche nel nostro Paese una economia verde. Riteniamo infatti che le opportunità offerte dalle risoluzioni politiche, anche di questi giorni, a favore dell’abbattimento delle emissioni, siano un’occasione di creazione di lavoro buono, maggiormente stabile e poco delocalizzabile. Il nostro Paese potrebbe davvero inserirsi in maniera diversa nella gara della divisione internazionale del lavoro con una maggiore competitività. Il problema è però tenere sempre presenti alcuni fatti che l’economia ci suggerisce e che bisogna conoscere, pena l’ottenere un risultato opposto a quello sperato. Ad esempio se analizziamo meglio alcuni dati, scopriamo che nel settore ambientale le nostre imprese si occupano quasi esclusivamente di installazione di impianti e praticamente poco o nulla di produzione e ricerca. L’installazione, però, rappresenta solamente una fetta del giro d’affari totale che copre tra il 7% ed il 15%. La stessa importazione di questo tipo di beni è di circa il 98%. In sostanza siamo solo in grado di installare quello che viene prodotto in altri Paesi. Questo è un grave problema che continua a non essere affrontato in maniera corretta da tutti i Governi. Estremizzando, questo potrebbe essere il risultato di politiche mirate soprattutto a fornire incentivi e che non considerano invece prioritario aggredire la specializzazione tecnologica del nostro profilo industriale. Infatti gli incentivi alla domanda sono andati, al fin fine, a foraggiare le aziende e le economie dei paesi produttori di queste tecnologie, la loro ricerca e la capacità dei loro lavoratori di posizionarsi meglio sul mercato del lavoro europeo. Sembra di rivivere, ad esempio, quello che è già successo all’informatica italiana. Forse bisognerebbe puntare ad altre politiche industriali, ad altri tipi di agevolazioni o incentivi che vedano realizzarsi un vero progetto trasformazione della specializzazione della produzione delle nostre aziende. Non solo quindi incentivi alla domanda, ma soprattutto sostegno a nuove politiche industriali, allo sviluppo di tecnologie diversi con nuovo lavoro ad alta intensità di conoscenza. Attenzione quindi a nuove politiche che usino con criteri maggiormente scientifici le risorse a nostra disposizione.

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