Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Crisi finanziaria ed elezioni europee.





Crisi finanziaria globale ma interventi a scala locale: questo è in sintesi il panorama a cui stiamo assistendo in questo periodo. Eppure il fatto di essere a pochi mesi dalle elezioni europee dovrebbe accendere l’interesse dei gruppi politici  nel richiamare – o rifiutare – visioni più ampie anche dei problemi finanziari, indicando linee d’azione che dovrebbero rispondere a quesiti cui si troverà di fronte l’elettore medio nel giugno prossimo. Invece assistiamo ad una radicalizzazione della discussione sulla riforma delle modalità di voto, che sembra essere più rivolta a chiudere conti interni – sia nei partiti che tra partiti – che ad occuparsi di problematiche riguardanti il  Parlamento Europeo.
Eppure è sotto gli occhi di tutti la necessità di risposte coordinate più ampie soprattutto oggi che la politica nazionale non appare così adeguata a risolvere le sfide sul tavolo. Perché è necessario che la politica ragioni su scala transnazionale e colga l’opportunità del rinnovo degli organi dell’Unione Europea?

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Università: piccoli consigli senza importanza.





L’Università non molla e continuano le proteste, giuste, contro la legge 133/08. Ma al di là delle manifestazioni, credo che molte delle motivazioni per cui gli studenti agitano le piazze non riescono a far breccia. Soprattutto per la scarsa qualità dell’informazione, che tende a riportare gli aspetti più folcloristici della vicenda. Ma il messaggio potrebbe essere più efficace? Forse sì. Forse stando attenti a diversi pericoli comunicativi abilmente impiegati da chi vuole ridurre un problema ciclico e fondamentale per lo sviluppo della nostra società, ad una tempesta ormonale di giovani scamiciati. Ad esempio sottraendosi all’impressione che si voglia difendere a tutti i costi l’attuale impianto universitario, quello pre-riforma per essere chiari. (…)

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L’ambiente è il nuovo New Deal. Il rispamio energetico arricchisce la California




Le politiche ambientali possono rappresentare una via d’uscita dalla crisi finanziaria-economica odierna? Saranno il nuovo New Deal del XXI secolo?

Certo sarà difficile uguagliare i circa 3 milioni di lavoratori che le politiche ispirate da J.M. Keynes hanno nuovamente occupato dopo la crisi di Wall Street degli anni ’30.

Ma secondo uno studio di David Roland-Holst del Center for Energy, Resources and Economic Sustainability dell’Università di Berkeley, le politiche “verdi” di efficienza energetica adottate dalla California all’indomani della grande crisi petrolifera del 1977 hanno creato nell’ultimo trentennio circa un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro contro la perdita di circa 25 mila unità. (…)

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Università e ricerca: la rivoluzione francese


La Francia da’ la sveglia alla ricerca delle sue Università, scegliendo di rilanciare dieci atenei.
Il processo vede un investimento di 10 miliardi di Euro in cinque anni, per adeguare alle nuove sfide tecnico-scientifiche 10 sedi universitarie.
A condire il piatto è il giovane Ministro francese per gli Studi  Superiori e la Ricerca Valérie Pécresse, classe 1967 capace di unire sostanza a bella presenza.
Il sistema di selezione non è stato banale: i dieci siti sono stati selezionati da un comitato internazionale di  8 “personalità” (un prefetto emerito, un fisico, un astrofisico, un economista, un rettore di Università Usa, un rettore canadese, il rettore emerito del College de France, il direttore generale di Accor) che hanno esaminato i progetti. (…)

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Clima: Il commissario europeo Dimas risponde a Berlusconi

Qualche cifra per comprendere lo scontro Unione Europea – Italia sulle misure a favore del clima.
Berlusconi calcolava ieri un prezzo per ridurre le emissioni  di CO2 di circa 18 miliardi di € all’anno – stima più bassa rispetto a quella che il Governo italiano quantificava solo mercoledì scorso di 25 miliardi.
Il commissario europeo all’ambiente, Stavros Dimas, rileva invece un impegno di spesa compreso tra i 9,5 ed i 12 miliardi. (…)


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EUROPA: LA BATTAGLIA SULL’INQUINAMENTO. QUELLO CHE GLI INDUSTRIALI NON DICONO





Gli industriali chiedono all’Unione Europea di fare marcia indietro sulla questione ambientale.
“Si uccide l’industria” ulula Emma Marcegaglia di Confindustria, proprio quando i venti della recessione iniziano a sferzare.
Una delle cose che abbiamo imparato da questa crisi finanziaria è il fatto che il mercato smette di funzionare e crea disastri nel momento in cui gli attori del sistema, noi in definitiva, non hanno tutte le informazioni corrette.

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A proposito di scuola: che cos’è l’inclusione

Inclusione significa che la comunità politica si apre all’inserimento dei cittadini di qualsiasi estrazione, senza che questi “diversi” debbano assimilarsi a una supposta uniformità etnico-culturale.
Infatti ogni preliminare “consenso di fondo
tutelato da omogeneità culturale diventa superfluo – come temporneo requisito della democrazia – nella misura in cui una pubblica e discorsivamente strutturata formazione dell’opinione e della volontà, rende possibile anche tra persone estranee una ragionevole intesa politica. Il processo democratico garantisce legittimità già in virtù delle sue caratteristiche procedurali. (…)
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Contrastare la recessione economica: ridurre i privilegi dell’industria elettrica

Poniamo il caso di essere in recessione. Tra le cose fondamentali per far ripartire il Paese è innegabile che sia necessario abbassare i costi degli strumenti che permettono la produzione dei prodotti. Parimenti necessario è aumentare la capacità, la disponibilità economica delle famiglie. L’energia rappresenta, in entrambi i casi, un “costo” di cui è quasi impossibile fare a meno: per le industrie per produrre, per le famiglie per vivere. Bene. Ma è possibile diminuire il costo dell’energia, contribuendo quindi a combattere la recessione abbassando la bolletta energetica? pensano di sì, e lo dicono attraverso la voce di Antonio Costato, vicepresidente di Confindustria con delega all’energia e mercato. Più precisamente il ragionamento riguarda l’elettricità. Come se non bastasse bisognerebbe agire sui “certificati verdi”. Non tutti, chiaramente. Ma sicuramente è ragionevole togliere incentivi dello Stato pagati attraverso le bollette dei consumatori, alle iniziative nel campo delle energie rinnovabili che hanno ben poco di ecologico, come ad esempio chi chiede certificati verdi per impianti costruiti all’estero. La sostanza è che dovrebbero essere tolti gli aiuti ed i sussidi e magari dare un obiettivo di efficienza a Terna. Il mercato è inoltre “drogato”: ci sono margini “alti” nel settore elettrico frutto di una cattiva allocazione (diciamo assegnazione o distribuzione) dei capitali. “Se l’elettricità avesse un prezzo più basso e margini (di guadagno N.D.) più ragionevoli, le società elettriche farebbero piani di investimento più aggressivi sul fronte dei costi di produzione. Le grandi utility hanno fatto profitti lauti in un segmento poco innovatore e a basso rischio grazie al quadro di regole fatte dal legislatore”.

In sostanza Confindustria accusa il settore di servirsi di privilegi che non portano all’interesse generale del Paese, ma di particolari singole imprese. Il problema è che bisognava dirlo a tempo debito, anche quando chi si occupa di ambiente faceva rilevare che in diverse zone del Paese la produzione di energia elettrica è già sufficiente e che l’applicazione di semplici fondamentali dell’economia ambientale avrebbe già risolto diverso tempo fa il problema. Meglio tardi che mai. Ma questa è un’altra storia.

In sostanza Confindustria accusa il settore di servirsi di privilegi che non portano all’interesse generale del Paese, ma di particolari singole imprese. Il problema è che bisognava dirlo a tempo debito, anche quando chi si occupa di ambiente faceva rilevare che in diverse zone del Paese la produzione di energia elettrica è già sufficiente e che l’applicazione di semplici fondamentali dell’economia ambientale avrebbe già risolto diverso tempo fa il problema. Meglio tardi che mai. Ma questa è un’altra storia.

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Tag Cloud Obama del discorso di Denver

Ecco la tag cloud (generata con il sistema Wordle) del discorso di accettazione della candidatura di Barack Obama per i Democratici alle Presidenziali USA 2008 di Denver

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Angius. Il 18 ottobre nasce la sinistra del PD?





Da tenere d’occhio i movimenti di Gavino Angius e della sua Associazione “Democrazia e Socialismo” che il prossimo 18 ottobre si costituirà a Roma (ore 9,30, Sala delle Conferenze dell’Autorità per la garanzia dei dati personali, Piazza Montecitorio 121) con un incontro pubblico dal tema eloquente: “Unire i riformisti per cambiare l’Italia”.
Osservatore, non casuale, sarà Goffredo Bettini del Partito Democratico. Diversi i motivi d’interesse, almeno a sinistra.

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