Crisi finanziaria globale ma interventi a scala locale: questo è in sintesi il panorama a cui stiamo assistendo in questo periodo. Eppure il fatto di essere a pochi mesi dalle elezioni europee dovrebbe accendere l’interesse dei gruppi politici nel richiamare – o rifiutare – visioni più ampie anche dei problemi finanziari, indicando linee d’azione che dovrebbero rispondere a quesiti cui si troverà di fronte l’elettore medio nel giugno prossimo. Invece assistiamo ad una radicalizzazione della discussione sulla riforma delle modalità di voto, che sembra essere più rivolta a chiudere conti interni – sia nei partiti che tra partiti – che ad occuparsi di problematiche riguardanti il Parlamento Europeo.
Eppure è sotto gli occhi di tutti la necessità di risposte coordinate più ampie soprattutto oggi che la politica nazionale non appare così adeguata a risolvere le sfide sul tavolo. Perché è necessario che la politica ragioni su scala transnazionale e colga l’opportunità del rinnovo degli organi dell’Unione Europea?