ott 092011
 

Avere una visione del futuro è cosa ben diversa dal fare una lista della spesa e cercare di imporla nell’agenda politica. Le soluzioni ci sono, i progetti sono recuperabili ma diventa tutto inutile se non si possiede una visione d’insieme ed il coraggio per attuarla. Un esempio. Poniamo di essere d’accordo che i trasporti rappresentino una delle chiavi del futuro di un territorio per muovere l’economia, diminuire drasticamente l’inquinamento, migliorare la qualità di vita delle persone, diminuire i costi e la dipendenza dai combustibili fossili. Se ci metto anche il fatto che i trasporti aerei a media percorrenza (diciamo sotto i 700 km) così come i trasporti con le attuali modalità su rotaia sono ormai considerati obsoleti che cosa posso pensare di fare nella mia realtà? La visione del futuro si gioca tutta qui. Posso ad esempio costruire altri aeroporti di grande taglia, tipo Malpensa per intenderci,  e fare in modo di continuare a pagare per anni un’opera che non potrò alla fine utilizzare, che non rappresenta il futuro e nemmeno un motore di sviluppo per un’intera area. Oppure posso pensare che esistano nuove tecnologie su cui altri continuano ad investire con successo e che si candidano a rappresentare il futuro per almeno i prossimi 30-50 anni. Come ad esempio hanno fatto a Shangai, utilizzando una tecnologia tedesca, iniziando a costruire un collegamento tra aeroporto e città maggiore di 30 km con treni a levitazione magnetica. La faccenda è andata così bene che stanno costruendo un collegamento Shangai – Pechino maggiore di 1200 km. Il problema non è la tecnologia in sé stessa, ma la visione d’insieme che si vuole avere del proprio futuro. Così come non è strettamente economica, perché con i soldi di una Malpensa avremmo fatto linee ferroviarie ad alta tecnologia che avrebbero collegato i centri cittadini con mezzi sicuri, a basso impatto ambientale, con emissioni climalteranti prossime allo zero e via discorrendo. Ma se non si osa “pensare” diversamente ed avere il coraggio delle scelte continueremo a costruire opere già superate nel momento stesso in cui vengono progettate, aumentando la distanza di sviluppo tra il nostro e l’altrui futuro. Questa è la discussione da intraprendere, il resto sono esercitazioni con la testa rivolta al passato.

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