feb 162010
 

Mi è stato chiesto, in questi giorni, su cosa concentrerei l’attenzione se avessi la possibilità di incidere sulle politiche sanitarie. La risposta ” a pelle”, in realtà quasi automatica dati i diversi anni di osservazione delle politiche sanitarie nel nostro Paese, è stata quella di indirizzare l’azione sulle diseguaglianze di salute presenti nella nostra Regione. I motivi, per farla semplice, sono molteplici ma quelli più facilmente comprensibili si possono riassumere in pochi punti. Ad esempio le diseguaglianze di salute sono la dimostrazione che è possibile far migliorare un gruppo di popolazione meno sano portandolo alle condizioni di quello più sano. Esiste cioè un serbatoio di salute, di morti evitabili, di spese sanitarie che si potrebbero risparmiare che non ha nulla a che fare con il possedere un po’ di “fortuna genetica”. Il problema, come ci dimostrano diversi studi, è “semplicemente” sociale perchè in tutte le diverse malattie, anche quelle genetiche, si osservano le stesse variazioni di mortalità con una costante fondamentale: il ceto sociale. E qual è la prima cosa che si potrebbe fare per iniziare ad arginare questo fenomeno? Semplicemente garantire a tutte le persone lo stesso accesso alle cure specialistiche che, a differenza dell’assistenza di base, continua a mantenere livelli di diseguaglianza paurosi. E’ normale esperienza, infatti, osservare che chi ha più risorse riesce a garantirsi un’assistenza specialistica a cui le persone con mezzi inferiori non riescono ad accedere. Non ci vuole una laurea per capirlo!

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