mar 182022
 

psicoanalisi-della-guerra

“Personalmente ritengo che la guerra rappresenti una istituzione sociale volta a curare angosce paranoicali e depressive esistenti (in misura più o meno marcata e più o meno risolte in termini di integrazione con la realtà) in ogni uomo. Una tale organizzazione ha due funzioni di sicurezza, e può essere rappresentata come un iceberg, con una parte superficiale e visibile, e un’altra sommersa e nascosta nelle acque profonde. La prima parte riguarda la difesa da un pericolo esterno (il nemico reale in carne ed ossa, tanto per intenderci), mentre l’altra, quella nascosta, è inconscia e riguarda un’operazione di difesa e di sicurezza di fronte a terribili entità fantasmatiche, senza carne né ossa, ma che hanno ima pericolosità assoluta (quella che appare, poniamo, nell’incubo) e che potremmo chiamare “il Terrificante.”

Se si rimane sul puro terreno politico-militare, sulla parte esterna cioè dell’iceberg, l’opinione più ovvia e generalmente condivisa da tutti è che il pericolo dal quale la guerra ci difende è il nemico che minaccia la nostra sicurezza: il pericolo è cioè un aggressore esterno. 

Se però si adopera lo strumento psicoanalitico, lo strumento cioè specificamente inventato per indagare l’inconscio, la parte immersa dell’iceberg, ovvero la parte invisibile della guerra come organizzazione di sicurezza, serve invece per difendersi dal “Terrificante,” quale nemico interno e assoluto come l’incubo, attraverso una operazione che trasformi tale entità terrificante ma in definitiva inaffrontabile e invulnerabile (proprio come avviene negli incubi) in un nemico esterno in carne ed ossa e che possa essere realmente affrontabile e colpito. Se ora ci fermiamo un poco a riflettere su questi singolari rapporti tra questi due sistemi di sicurezza, coimplicati nella guerra, si arriva alla paradossale conclusione che la guerra è un’organizzazione di sicurezza non già perché permette di difenderci da nemici reali, ma perché riesce a trovare e al limite ad inventare dei nemici reali da uccidere, in caso contrario la società rischierebbe di lasciare gli uomini senza difesa di fronte all’emergenza del terrificante come puro nemico interno. “

Franco Fornari – Psicoanalisi della guerra

 

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