set 042011
 

Se osserviamo meglio cosa sta accadendo nel nostro Paese, salta immediatamente all’occhio un vizio di fondo che ci accompagna da diversi anni: siamo il Paese dei “contentini”. Non solo la pratica politica, ma lo stesso tessuto della nostra vita sociale è ricavato dalla possibilità che la “corporazione” a cui apparteniamo, qualunque essa sia – imprenditoriale, professionale, di pubblica amministrazione, di lavoro dipendente – possa ottenere qualche vantaggio in più rispetto a quella vicina. Non esistono politiche pubbliche dotate di una visione generale, ma tutto un sistema di privilegi particolari, limitazioni, esenzioni o possibilità di elusioni che ogni fascia sociale cerca di ottenere per sè e di non estendere ad altri: la lotta, insomma, per avere una parte del dolce possibilmente più grande di quella del vicino. Gli stessi partiti presenti oggi sulla scena, appaiono agli occhi del semplice cittadino come aggregazioni che non possiedono più l’energia o il semplice coraggio di intervenire contro interessi di parte, a cui invece si adagiano per ottenere consenso. E chi non è tutelato o non riconosce la validità di questo sistema di cose si affida all’antipolitica quando non sceglie la completa astensione. Non ci stupisce a questo punto che coloro che sono portatori di altri tipi di proposta quali la rottura di questo sistema corporativo, l’innovazione politica che chiede una più completa democraticità alle aggregazioni politiche, l’apertura delle politiche del lavoro, la valorizzazione delle nuove forze di pensiero presenti nella società, l’attenzione per chi si sta affacciando ora al mondo del lavoro, insomma la possibilità di sviluppare in piena libertà sé sesso, siano costantemente tenuti sotto tiro dall’attuale circolo politico. Liberare questa Italia che ha sete di futuro, oggi, non possiede altri strumenti che far crescere forme politiche diverse che riprendano daccapo i fili del nostro vivere sociale e li reintreccino secondo una trama nuova anche tenendo conto dei limiti e delle opportunità che il passato ci ha insegnato e che rimangono quindi nelle “istruzioni per l’uso” che dobbiamo riscrivere. Per questo noi poniamo alla base del nostro nuovo agire politico la necessità di creare le condizioni per poter dare il meglio di noi stessi e di realizzare il proprio progetto di vita senza il limite di dover conquistare a nostra volta qualche privilegio, tutela in più rispetto ad altri per affermare questo nuovo sentimento. Per questo continuiamo a risvegliare l’interesse di chi ha tutto da guadagnare e nulla da perdere dal cambiamento alle radici di questo sistema che ormai rappresenta un vero e proprio blocco alla liberazione delle energie che vorrebbero portare l’Italia verso un sano e giusto progresso. Per questo stiamo costruendo Piemonte al Centro.

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