giu 072011
 

Giusto per comprendere come vanno le cose in sanità, credo sia ora di ricordare alcune cose sulla pubblica amministrazione che, nel mio piccolo, ho imparato nel precedente ruolo di Assessore della Provincia di Torino.
L’iter istruttorio di una delibera, e credo non faccia eccezione più di tanto l’Ente regionale, prevede che prima di essere “passata” in Giunta contenga tutta una serie di pareri tra cui quello del Direttore della struttura, che non è un organo politico, che la sottoscrive assumendosene diverse responsabilità di tipo amministrativo. Il contenuto “politico” deve cioè passare il vaglio della legittimità amministrativa prima di essere licenziata dalla Giunta. Il fatto poi che venga presentata nei lavori di Giunta da un Assessore, non toglie che la responsabilità dell’approvazione o meno, sia di tutta la giunta che, infatti, esprime parere favorevole a maggioranza o, come di consueto, all’unanimità. Per ciò ce riguarda la Provincia, ma credo sia uguale in Regione, esiste un rappresentante legale dell’Ente che è lo stesso Presidente, con onori ed oneri anche amministrativi di una certa rilevanza. Il fatto quindi che passino delle delibere “farlocche” o amministrativamente perigliose coinvolge quindi diverse figure chiave: i funzionari, il direttore di struttura, l’assessore competente, la Giunta nel suo insieme e il Presidente – oltre al Segretario dell’Ente.
Dal punto di vista politico, infine, è buona prassi informare e discutere preventivamente con il Presidente il contenuto della delibera, quando non sia lo stesso Presidente che incarica politicamente l’assessore di vedere se esistono le condizioni per “costruire” una delibera.
Che quindi nei recenti fatti sanitari – tenendo fermo il fatto che saranno gli organi competenti a vigilare sulla liceità degli atti e che prima di tale giudizio le persone coinvolte sono certamente innocenti – almeno dal punta di vista politico ci siano state delle “sviste” mi sembra chiaro. Se il Presidente o il Direttore non sapevano non si comprende come passino in Giunta certe delibere, ed il fatto è grave perchè a questo punto non esiste una severa vigilanza politica. La possibilità poi che un Direttore un po’ distratto possa diventare Assessore della stessa struttura in cui si sono verificate delle mancanze, non ci fa dormire sonni molto tranquilli, ancor di più se a nominarlo è un Presidente anch’esso distratto. Normalmente poi appare strano che si ricorra alla Magistratura dopo che avvengono fatti poco chiari: basterebbe non mettere le firme in calce a certi documenti prima che vengano approvati e, se non si è d’accordo, lasciare quel ruolo.
Questo è, con tutto il rispetto verso il Presidente della Regione Piemonte che personalmente non ritengo un malfattore, ciò che ho imparato nel mio precedente ruolo di amministratore. E che mi è stato insegnato dal mio Presidente.

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