mar 092011
 

Nel precedente mandato amministrativo della Provincia di Torino, avevamo predisposto un vero e proprio piano regolatore di area metropolitana per lo sviluppo della rete di teleriscaldamento. Per noi, lo sviluppo e l’armonizzazione delle reti di teleriscaldamento, rappresentava una di quelle “misure strutturali” che tutti invocano contro l’inquinamento atmosferico e di cui però nessuno ha idea. La nuova amministrazione comunale deve porsi l’obbiettivo di continuare e realizzare questo progetto, che deve trovare nel programma di centrosinistra un ruolo cardine come politica non solo ambientale ma di sviluppo anche economico e razionalizzazione delle risorse. Il problema della qualità dell’aria è evidente a tutti e sul versante del riscaldamento in questi ultimi anni si è fatto molto a Torino e nella prima cintura con l’espansione delle reti di teleriscaldamento. L’idea è di completare il percorso e promuovere l’estensione del sistema anche in quelle aree in cui oggi la rete non arriva, ma in cui sono evidenti le potenzialità di espansione. Il teleriscaldamento non è però un’opzione ad inquinamento zero e sono numerosi i punti emissivi delle centrali di cogenerazione che sono al servizio delle reti. Future espansioni quindi non devono pregiudicare o aumentare le emissioni complessive. Il surplus di produzione, i problemi di qualità dell’aria, la congestione della rete e l’uso razionale dell’energia portano a porre un freno a nuove proposte e richieste di autorizzazione a meno che sia evidente il miglioramento ambientale rispetto alla situazione di partenza. Avvertivamo la necessità di utilizzare nel modo più efficace possibile la capacità termica degli impianti di cogenerazione presenti e di costruire una rete quanto più interconnessa ed efficiente su ambito intercomunale, limitando il più possibile i punti di emissione dislocati nell’area metropolitana. Un percorso complesso che deve trovare il punto di accordo di diversi operatori economici, di vincoli tecnici ed economici, di diversi impianti esistenti e in programma.

I dati elaborati indicano in circa 81 milioni di m3 la volumetria potenzialmente allacciabile nell’intera Provincia, di cui 62 milioni di m3 solo all’interno della Città di Torino. Circa la metà del potenziale è già servito da reti esistenti, facendo di Torino la Città più teleriscaldata d’Italia e della Provincia di Torino uno dei territori che hanno sviluppato maggiormente questa tecnologia in Europa. Il bagaglio informativo acquisito rappresenta uno strumento estremamente potente a disposizione degli enti pubblici e degli operatori del settore, per la pianificazione energetica territoriale, le procedure autorizzative di impianti energetici o per la progettazione e l’affidamento di servizi pubblici locali.

A fronte della notevole espansione delle reti di teleriscaldamento attualmente in corso a Torino e nei Comuni limitrofi, nonché della realizzazione di nuovi impianti di cogenerazione e delle prescrizioni previste dalle relative pronunce di compatibilità ambientale, bisogna riavviare con i gestori delle reti di teleriscaldamento e delle centrali esistenti o in progetto nell’area metropolitana torinese un piano-processo condiviso e sostenibile di razionalizzazione delle reti.  L’ obiettivo che si ritiene auspicabile è il raggiungimento  della massima estensione possibile delle reti di TLR in Torino e comuni limitrofi a condizioni tali da garantire che tale tecnologia costituisca un reale beneficio relativamente a consumi energetici e qualità dell’aria. Ci si riferisce in particolare:

1) all’effettivo impiego di tutto il calore reso disponibile da impianti già esistenti o in progetto da considerarsi prioritario rispetto alla realizzazione di nuove centrali;

2) alla copertura di ulteriori quote di richiesta termica tramite caldaie di integrazione e riserva, evitando l’installazione di ulteriori impianti termoelettrici;

3) alla realizzazione delle interconnessioni tra le reti di comuni confinanti per ottimizzare l’utilizzo e la distribuzione del calore e accrescere la sicurezza del sistema, riducendo al minimo la potenza degli impianti di produzione e delle caldaie di integrazione e riserva.

4) alla valutazione di adozione di ulteriori soluzioni, (esempio il teleraffrescamento, la fornitura di utenze industriali o la riduzione dei carichi di punta mediante sistemi di accumulo e interventi tariffari), finalizzate a massimizzare l’impiego del calore prodotto in cogenerazione da impianti attivi tutto l’anno.

5) alla valutazione di impiego ambientalmente vantaggioso di fonti rinnovabili, non solo in sostituzione di combustibili fossili, ma anche e soprattutto riguardo alle tecnologie più innovative, quali lo scambio geotermico a bassa temperatura, che può costituire un’interessante alternativa al teleriscaldamento, in particolare in caso di utenze medio piccole o non facilmente allacciabili alle reti.

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